Capitolo 42

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Cenarono insieme al piccolo ristorante del motel, poi tornarono alla loro camera.
Dopo la telefonata con suo fratello Cole era tornato in modalità silenziosa e Layla, pur avendo notato il suo cambio d'umore, non disse nulla per rimproverarlo. Probabilmente perché si era abituata al suo modo di essere. Eppure avrebbe continuato ad accettarlo nonostante ciò, perché fortunatamente Layla era troppo affezionata al suo lato buono per lasciarsi intimidire da quello oscuro.
Ed andava bene così.

Quando si misero sotto le coperte, Cole spense la lampada posta sul comodino della sua parte. Venne così a mancare l'ultima fonte di luce che illuminava la stanza e il buio totale accecò le loro viste. Cole diede le spalle a Layla, perché se avesse ceduto alla tentazione di tenerla stretta durante la notte sarebbe stato mille volte più difficile lasciarla andare la mattina seguente.
Sentiva il suo respiro caldo sulla pelle, riscaldava la sua schiena tesa e il suo petto angosciato. S'irrigidì quando Layla toccò la sua spalla e attaccò il proprio corpo contro il suo circondandolo con un braccio da dietro. Cercò poi la sua mano e quando la trovò la strinse con la sua. Ancora una volta Cole dovette combattere con se stesso per non voltarsi, stringerla a sé e mentirle con il suo tocco.
È per il suo bene, continuò a ripetersi ricordando le parole di Dom.
Non farle promesse che non puoi mantenere.
Chiuse gli occhi e mandò giù  il groppo in gola, digrignando i denti quando Layla appoggiò la fronte contro la sua spalla e sussurrò un 'ti amo' che sfiorò la sua schiena come una dolce, rassicurante confessione.
Layla si addormentò contro di lui ma eventualmente, durante il sonno, si girò dall'altra parte del letto, lasciandolo sveglio e solo, rannicchiato in quell'angolo  come un misero bambino.
All'alba però Layla iniziò ad agitarsi nel letto, grondando di sudore e supplicando il suo tormentatore a mettere fine all'incubo in cui era intrappolata.
"No...ti prego...no...No!"
Cole accese la lampada e si voltò da lei per svegliarla.
"Layla," sussurrò sfiorando la sua spalla. Lei iniziò a piangere e le sue gambe cominciarono a calciare in tutte le direzioni. "Stai lontano da me! Non mi toccare! Cole! Dove sei? Cole!"
"Sono qui Layla, sono qui!" Disse lui mentre bloccava le sue gambe con le proprie, sedendosi a cavalcioni su di lei. "Layla, sei al sicuro...è solo un incubo..."
Provò a scuoterla ma appena afferrò le sue spalle lei agitò le braccia e tirò un pugno che si connesse con forza con il naso di Cole. Questo, colto di sorpresa, imprecò e si tappò il naso non appena sentì il sapore metallico del sangue infiltrarsi nella sua bocca.
Lei spalancò finalmente gli occhi e le sue pupille disorientate guardarono con orrore la scena. Il suo respiro era forte e irregolare e il suo sguardo delirante lottava per tornare alla realtà.
"Cazzo...era solo un incubo Layla. Sei al sicuro, sei con me..." Le disse Cole, ancora seduto su di lei.
"Il tuo-il tuo naso..." Blaterò lei deglutendo.
"Non è niente. Torno subito," rispose lui prima di scendere dal letto e andare in bagno.
Sciacquò via il sangue dal suo viso e utilizzò della carta igienica per tapparsi le narici.
Quando tornò in camera trovò Layla seduta al centro del letto con le braccia strette attorno alle ginocchia e il tremore alle gambe.
Cole si avvicinò con cautela rabbrividendo al ricordo del trauma che tormentava ancora l'inconscio della ragazza. Se era stato difficile per lui, non osava immaginare come doveva essere stato per lei.
Layla era diventata talmente brava a fingere di essere tornata come prima che a volte persino Cole si dimenticava della ragione per la quale si era avvicinato a lei in primo luogo.
Momenti come questo però lo costringevano a guardare in faccia la realtà: Layla era ancora ferita e non c'era rimedio al suo dolore.
Si sedette accanto a lei e accarezzò la sua gamba. "Non hai preso le medicine oggi..." Osservò strofinando la sua pelle con il pollice.
"No. Avrei dovuto prendere le pillole prima di dormire, ma le ho lasciate a casa..." Spiegò poggiando il mento sulle ginocchia. Allungò poi la mano verso il viso di Cole e sfiorò il suo naso. "Scusa...non ero in me..."
"Benvenuta nel club piccola," rispose Cole rivolgendole un sorriso spento.
"Non hai dormito?"
Cole scosse la testa.
"Non credo di poter tornare a dormire..." Affermò Layla spostando lo sguardo verso la finestra che offriva un'ampia visuale dell'alba al di là dei campi verdi. Il suo corpo si rilassò visibilmente e il suo respiro divenne regolare.
Cole catturò un mezzo sorriso sulle sue labbra e uno sguardo utopistico nei suoi occhi. Si avvicinò dunque a lei, incuriosito da qualunque cosa le avesse sollevato il morale, e chiese, "che c'è?"
"Amo i colori dell'alba..." Spiegò lei senza distaccare gli occhi dal panorama.
"Sì?"
"Mmm....mi danno la speranza che questo giorno possa essere migliore..."
Cole la circondò con un braccio e la attirò a sé posando un bacio sui suoi capelli morbidi. "Non posso essere come tu mi vuoi...non ancora..." Confessò lui rimanendo incantato nell'azzurro dorato che annunciava il sorgere del sole.
Si sentiva soffocare anche solo a pronunciare quelle parole, ma non poteva continuare a mentirle. Non poteva nutrire la sua speranza sapendo già che anche oggi sarebbe finito con la stessa delusione di ieri.
Layla distolse lo sguardo dalla finestra e alzò il viso su di lui. Lo guardò nel profondo degli occhi, abbattendo tutte le barriere che Cole aveva innalzato per difendersi e per proteggerla da sé stesso.
"Voglio sapere una sola cosa..." Sussurrò Layla. "Vale la pena aspettarti?"
La sua domanda lo colse di sorpresa e fece cadere un acuto silenzio nella stanza. Perché in realtà nemmeno lui sapeva la risposta.
Ferirla era l'ultima cosa che voleva, eppure era troppo egoista per lasciarla andare, per permetterle di avere una vita felice senza di lui.
Già, Cole era bastardo così. Avrebbe preferito vederla soffrire in attesa di lui piuttosto che vederla ridere con qualcun altro. Voleva continuare ad essere colui che la svegliava dagli incubi e colui a cui raccontava delle piccole cose che amava del mondo, come i colori dell'alba, le primule in primavera o il gelato alla vaniglia. Voleva essere l'oggetto dei suoi attacchi di gelosia, perché Cole amava mostrarle che in realtà non c'era donna al mondo che avrebbe potuto competere con lei.
Amava lodare il suo corpo con la sua bocca e sentire quelle labbra divine mormorare il suo nome tra un gemito e l'altro. Amava essere l'uomo che aveva insegnato al suo corpo ad amare di nuovo, dopo essere stato violato e ferito nel peggiore dei modi.
E, ormai non poteva più nascondersi dalla verità, Cole era follemente innamorato di lei e avrebbe massacrato chiunque avesse provato a rubargli tutti quei privilegi.
Per cui alla fine, dopo una lunga pausa di riflessione, Cole rispose, "sì. Ne varrà la pena."

*

Il viaggio di ritorno a Chicago fu tanto silenzioso quanto l'andata. Layla aveva insistito affinché Cole la lasciasse guidare, in quanto lui non aveva chiuso occhio per tutta la sera.
Sentendosi stanco, Cole non argomentò più di tanto e si limitò ad ammonirla, "se mi graffi la macchina rapisco tuo figlio."
Layla gli tirò un pugno sul braccio, poi brontolò,"non è divertente."
Cole alzò gli occhi al cielo. "Okay...ma fa attenzione. Amo questa macchina."
"Hai un'altra macchina-una Ferrari-in garage...e ti preoccupi di questa?"
"Non posso guidare la Ferrari. Questa è il massimo con cui posso girare senza attirare attenzione."
Layla bofonchiò qualcosa riguardo al fatto che era uno sporco riccone viziato, poi mise in moto la macchina e imprecò con entusiasmo al suono del motore. "Cazzo! Amo già questa macchina. Non oso immaginare come sarebbe guidare una Ferrari..."
"Se non ci fai morire oggi te la farò guidare..."
"Oh mio Dio! Sul serio?"
"Ah-ha." Lei si lasciò scappare uno strillo isterico, poi buttò le braccia attorno a Cole e baciò la sua guancia. "Ecco perché ti amo," disse distratta mentre spostava lo sguardo sullo specchio retrovisore ed inseriva la retromarcia per uscire dal parcheggio del bar in cui si erano fermati a fare colazione.
"Mi ami per i miei soldi?" Chiese Cole aggrottando la fronte.
"E anche perché mi fai vedere le stelle a letto..." Aggiunse lei mentre usciva dal parcheggio ed entrava in carreggiata.
"Buono a sapersi..." Commentò Cole con ironia, mettendosi la cintura di sicurezza. Appoggiò poi la testa al sedile e chiuse gli occhi, fidandosi che Layla lo avrebbe portato sano e salvo a Chicago.

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