Capitolo 46

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Cole non chiuse occhio quella notte, nonostante il sonno lo stesse tentando come mai prima.
Era stanco, ma non si fidava a distogliere gli occhi da Layla, poiché se le fosse successo qualcos'altro non se lo sarebbe mai perdonato.
Cole aveva letto diversi libri di psicologia indirizzati in parte anche alle vittime di abusi sessuali e la sua memoria fotografica gli permetteva di ricordare ogni singola riga di essi.
Sapeva quindi che quell'incubo avrebbe tormentato Layla per tutto il resto della sua vita e sapeva che se non fosse stata abbastanza forte l'avrebbe distrutta una volta per tutte.
Cole strinse con forza i denti, rimpiangendo il fatto di non aver fatto l'unica cosa che Dominic gli aveva mai chiesto.
Se fosse rimasto con Layla e Jamie come suo fratello avrebbe voluto niente di questo sarebbe successo. Avrebbe ammazzato quel figlio di puttana ancora prima che lui avesse potuto torcerle un capello e Layla avrebbe dovuto affrontare solamente il trauma di vedere un uomo morto.
Pensare a tutti quei 'se solo avessi' lo soffocò al punto da costringerlo a scattare in piedi e spalancare la finestra in cerca di aria fresca.
I suoi polmoni si dilatavano irregolarmente bramando più ossigeno di quanto potessero contenere.
Ancora una volta, Cole si sentiva perso, completamente disorientato. Non aveva idea di cosa fare per rimediare all'errore che aveva fatto, per meritare il perdono di suo fratello e soprattutto per aiutare Layla a riprendersi da quel trauma. Poiché, forse, solo così facendo avrebbe smesso di sentirsi in parte responsabile dell'accaduto.
Una forte ventata colpì nella sua direzione causando la pelle d'oca sulle sue braccia e un brivido lungo la sua schiena. Chiuse la finestra, decisamente più calmo rispetto a quando l'aveva aperta, e tornò a sedersi sulla poltrona, tenendo d'occhio ogni mossa della ragazza distesa davanti a lui.
Layla era persa in un sonno profondo e, nonostante i cerotti e i lividi che ricoprivano maggior parte del suo volto, sembrava essere rilassata.
Le ciglia riposavano lunghe e beate, le labbra rosee erano leggermente aperte, quello inferiore così gonfio e violaceo che Cole ebbe l'impressione di percepirne il pulso.
I capelli lunghi e neri incorniciavano la sua figura, sparsi sul cuscino come un'aurea attorno alla sua testa.
Le sue mani piccole stringevano ancora il bordo della coperta come per proteggere il suo corpo fragile.
Cole si avvicinò ulteriormente sentendo un'improvvisa urgenza di starle vicino.
E rimase così per tutta la notte, vegliando su di lei fino al sorgere del sole.
E quando Layla si svegliò disorientata e spaventata dal ritorno alla realtà, piangendo disperatamente e gridando, "cosa mi è successo?Perché mi fa male tutto?" Cole la circondò con le braccia e la cullò  teneramente fino a quando riprese coscienza della realtà. Ma poi quando lo fece, sussurrò nel suo petto la cosa che Cole aveva più temuto di sentire.
"Uccidimi."
Cole s'irrigidì e, sconvolto dalla sua supplica, sciolse l'abbraccio per afferrare le sue spalle e scuoterla con forza, obbligandola ad alzare gli occhi su di lui.
"Hai idea di quello che mi stai chiedendo?" Chiese furioso.
"Sì," farfugliò prontamente lei, in un tono fragile e spezzato. "...E se non lo farai tu lo farò da sola," concluse abbassando lo sguardo sulle proprie mani tremanti.
Cole trattenne il fiato incredulo.
Sapeva che arrabbiarsi non era la soluzione per farla ragionare, ma la rabbia era diventata inevitabile a quel punto.
"Dovresti vergognarti di quello che mi stai chiedendo," le disse allora, alzandosi dal letto su cui l'aveva cullata. "Sai quante donne hanno subito la stessa cosa ripetutamente  e hanno comunque trovato il coraggio di andare avanti?" Le gridò contro, sperando di suscitare in lei un senso di colpa sufficiente a farle cambiare idea. "E tu mi vuoi dire che ti arrendi così facilmente? Senza pensare a tuo figlio o a tuo fratello...o a Dominic..." Il nome di suo fratello fu appena un mormorio, poiché nominarlo lo faceva ripensare alla promessa che non aveva mantenuto.
Layla rabbrividì visibilmente e nuove lacrime tornarono a colare sulle sue guance arrossate. "Non riesco..." Balbettò alzando le braccia per indicare l'aria che le stava attorno. "Guardami Cole...vedi come sono ridotta? Vedi come mi ha sfigurata perché non sono riuscita a difendere me stessa? Questo non è niente in confronto ai danni che sento dentro!
Mi ha detto che quando avrebbe finito con me non mi avrebbe uccisa, perché uccidermi sarebbe stata una grazia. Mi ha detto che la mattina mi sarei svegliata distrutta e dolorante e che avrei dovuto pulire ogni traccia della sua presenza dal mio corpo. E mi ha detto che quella era la sua parte preferita, perché sapeva che non c'era acqua sufficiente al mondo per cancellare definitivamente le sue disgustose mani da me," si sfogò Layla intrecciando nervosamente le dita delle mani.
Cole la ascoltò attentamente, perché era la prima volta che sentiva la versione intera dei fatti. Prima d'ora non si era nemmeno domandato come fosse iniziato tutto, sapeva però che Michael Petrovsky-l'aggressore di Layla- era un criminale che era finito in galera diverse volte per furti e abusi sessuali.
Cole aveva fatto un grande favore a Chicago nell'ammazzarlo. L'unica cosa che rimpiangeva è aver reso la sua morte troppo facile e veloce. Ma il soldato addestrato in lui aveva preso il pieno controllo della situazione di fronte alla scena; quel soldato era stato programmato per mirare e sparare al bersaglio senza perdere troppo tempo. Ed era stato esattamente quello che Cole aveva fatto.
"Io conoscevo Michael..." Confessò Layla asciugandosi le lacrime. "Abitava nella casa dei Greens prima di trasferirsi in un altro quartiere..."
Cole si sentì impietrire mentre domandava, "ti ha fatto del male altre volte?"
Layla rimase in silenzio per qualche secondo, poi scosse la testa. "Era nella stessa classe di Tom e quando erano bambini giocavano insieme agli altri bimbi del quartiere. Ma poi quando è cresciuto ha cominciato a combinare guai seri e i ragazzi si sono allontanati da lui.
Però..." Layla si morse il labbro ma lo liberò non appena si ricordò del taglio.
"Quando avevo sedici anni aveva provato a baciarmi e io lo avevo respinto...e quando Jessie l'ha scoperto è andato a cercarlo e lo ha picchiato fino a fargli perdere coscienza..."
Cole la guardò con orrore, mettendo insieme i pezzi. "È stata una vendetta?"
Layla si abbracciò e avvicinò le gambe al petto.
"Sapeva che Tom e Rick erano via ma non sapeva che c'eravamo anche io e Jamie. Ha confessato che era entrato per rubare il materiale di Tom, come una sorta di vendetta per averlo scartato anni prima. Ma poi mi ha vista in cucina e si è ricordato di quello che Jessie gli aveva fatto a causa mia..." Il suo labbro inferiore tremò e la pelle d'oca comparve sulle sue braccia.
"Inizialmente sembrava intenzionato solo a fare di me ciò che Jessie aveva fatto a lui...ha iniziato a colpirmi ovunque, fino a quando non potevo più reggermi in piedi...poi mi ha presa su e ha provato a strangolarmi....ho fatto l'unica cosa che credevo mi avrebbe liberata da lui, e l'ho colpito alla testa con un piatto..."
Si sfregò rapidamente la guancia con il palmo della mano e spostò gli occhi sulla finestra chiusa. Prese un grande respiro e continuò il suo sfogo, "Jamie si è svegliato e ha cominciato a piangere. Gli ho gridato di non uscire dalla stanza per nessuna ragione e intanto ho provato ad allontanarmi da Michael...ma ero troppo debole per riuscire a fare più di un passo senza cadere e Michael era troppo forte per lasciarsi fermare da un piatto rotto in testa...se mai quello lo rese ancora più arrabbiato e crudele..."
"Mi ha...mi ha trascinata in salottoe intanto ha annunciato ad alta voce quello che mi avrebbe fatto, cosicché anche Jamie potesse sentirlo...e questo...questo è quello che rimpiango di più..." La sua voce divenne più sottile e vulnerabile via via che si avvicinava al punto più degradante del suo incubo peggiore. Cole trattenne il fiato e strinse con forza i denti per soffocare l'ira che ardeva nel suo petto, in parte dovuta alla sensazione di impotenza che provava di fronte al tormento di Layla, in parte per non aver ucciso quel figlio di puttana lentamente e a mani nude.
Non capiva come poteva esserci così tanta crudeltà nelle persone. E non capiva perché doveva toccare proprio a Layla e Jamie.
"Mi ha strappato i vestiti di dosso e prima che potessi difendermi mi ha colpito di nuovo per assicurarsi che non avessi più forza di lottare...mi ha usata come una lurida puttana e mi ha chiamata così durante tutta la tortura. Quando ho avuto di nuovo abbastanza forza da alzare le braccia, ho preso la pistola incastrata nei suoi pantaloni, ma mi ha preso la mano e ha provato a sottrarmela. Sono comunque riuscita a sparare in aria, sperando che qualcuno sentisse lo sparo e chiamasse la polizia...
Quando ha capito questo, mi ha avvertita che se avessi detto a qualcuno che era stato lui a farmi questo non avrebbe esitato a tornare a cercare Jamie..."
Layla spostò gli occhi umidi su Cole, trasmettendogli tutta la sua ansia e la sua paura. "In quell'istante lo avevo supplicato di uccidermi e l'ultima cosa che ha fatto é stato ridermi in faccia e dirmi che non avrebbe mai concesso quella grazia..."
Cole sbarrò gli occhi quando realizzò perché Layla gli aveva raccontato dell'accaduto.
Non era uno sfogo. Era un tentativo di convincerlo a concederle la grazia che Michael le aveva rifiutato.
"Non ti lascerò morire," sibilò Cole a denti stretti, sul suo viso ricomparve la vecchia maschera fredda e dura.
"Come posso vivere così? Senza la mia dignità, senza orgoglio?"
"Vivrai per tuo figlio...ma questo dipende se ci tieni di più al tuo benessere o al suo...perché se sei egoista allora troverai il modo di ammazzarti senza pensare a quanto soffrirà Jamie. Ma se è vero quel che ho sempre creduto, se sei la mamma eccezionale che penso che tu sia, allora farai il possibile per superare questa crisi e riacquisterai tutto quel che hai perso questa notte, un passo alla volta..."
Cole la fissò intensamente e trattenne un sorriso quando vide la comprensione balenare sui suoi occhi.
Lei non disse nulla, ma Cole non aveva veramente bisogno di parole per capire che era riuscito ad intimorirla mostrandole il lato inconveniente di quella scelta.

Dopodiché ci fu un lungo silenzio fra i due, che venne peró interrotto alle sette in punto quando iniziò a suonare la sveglia nella stanza in cui dormiva ancora Jamie.
Layla tirò un sospiro paragonabile a quello di qualcuno che solleva tonnellate di pietra sulla schiena, poi allungò delicatamente le gambe e poggiò i palmi sul letto per tirarsi avanti quando Cole la fermò.
"Cosa fai?" Le chiese, come se non fosse evidente.
"È lunedì. Devo portare Jamie all'asilo e devo andare a lavorare," rispose sospirando di nuovo.
Cole la guardò come fosse impazzita, poi scosse la testa.
"Non se ne parla. Devi riposare. E Jamie pure," obiettò Cole. Layla scosse la testa e fece per alzarsi di nuovo, ma fu nuovamente bloccata dalla mano di Cole sulla sua spalla.
"Dammi retta. Parlerò con il tuo capo e l'avviserò che stai poco bene. Per oggi staremo qui in casa-"
"Non voglio stare a casa. Preferisco andare a lavorare piuttosto che stare qui ancora un altro minuto."
" Allora andremo da qualche parte in cui potrete rilassarvi," suggerì prontamente Cole. Layla valutò la sua offerta, poi annuì.
Infine disse, "okay...ma parlerò io con Patrick."

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