Capitolo 36

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Tre giorni dopo mi presentai al colloquio. In quello stesso giorno Mr.Hayden mi comunicò che il posto era mio e che avrei potuto iniziare il 20 agosto, il che mi lasciava esattamente quattro giorni per licenziarmi dall'Elisir e aiutare Patrick a trovare una nuova barista.
L'ansia che avevo di deludere le aspettative di Mr.Hayden svanì quando subito dopo il colloquio mi presentò Sasha, la receptionist che mi avrebbe sintetizzato quale sarebbe stato precisamente il mio lavoro.
Fui lieta di scoprire che, in realtà, il mio compito era molto più semplice di quanto avevo temuto: oltre che a fotocopiare e organizzare i documenti di Mr.Hayden e fissare date per le sue riunioni o per eventi speciali, avrei dovuto tenere aggiornato il sito ufficiale dell'azienda  e rispondere alle mails e alle chiamate dei clienti facendo riferimento ad un catalogo contenente  le risposte a tutte le possibili domande.
Credevo di non poter essere più entusiasta al riguardo, ma poi Mr.Hayden mi informò sul mio stipendio e io rischiai un infarto. Stando seduta su una sedia comoda davanti ad una cattedra tutta mia, sarei stata pagata il doppio rispetto a quando stavo in piedi per undici ore  a servire persone arroganti e maleducate. 
Sarei sempre stata grata a Patrick per avermi dato un lavoro, ma non potevo di certo chiudere gli occhi di fronte ai fatti.
Forse fare la barista al White Rile andava bene quando avevo ancora sedici anni e lavoravo per poter comprare gonne, accessori e trucchi; ma ora avevo un bambino di cinque anni da crescere e che avrei voluto viziare con tutti i giocattoli del mondo.
Se prima mi astenevo dal cedere ad acquisti costosi, forse ora-con questo stipendio- sarei stata in grado di permettermi maggior parte di ciò che desideravo senza temere di rimanere indietro con le bollette o di non aver versato abbastanza soldi nel conto bancario riservato al futuro college che Jamie avrebbe frequentato.
Certo, Tom e Rick , facendo quel che facevano, non avevano mai avuto bisogno dei miei scarsi milleduecento dollari per arrivare a fine mesi; anzi, fosse stato per loro io non avrei pagato nemmeno un centesimo. Ma approfittare delle persone non era nella mia natura e, comunque, la fonte del denaro di Tom e Rick non era il mio ideale.
Forse ero illusa a credere di essere migliore solo perché rifiutavo di usare i loro soldi; ma era l'ultimo aspetto che mi preservava dal sentirmi completamente annegata nella decadenza della West Side.
E, per il momento, andava bene così.

Tornando all'Elisir: quando comunicai a Patrick che avevo trovato un lavoro che non potevo rifiutare, mi disse che credeva non si sarebbe più liberato di me. Era il suo modo di farmi sapere che gli sarei mancata: forse fu questo il motivo che mi spinse a piangere quando mi concedette un abbraccio. Mi sarebbe mancato anche lui; di questo ero certa.
Gli promisi che in quei quattro giorni lo avrei aiutato a trovare una buona barista che prendesse il mio posto.
Quello stesso pomeriggio girai per il quartiere e appesi annunci che recitavano:
Cercasi barista/cameriere/a al bar 'Elisir'.
65 St.Peters Street , Chicago.
Richiesta esperienza e età compresa fra 18 e 35 anni.

L'indomani si presentarono due ragazzi e tre ragazze.
Il primo puzzava di marijuana, il secondo aveva sedici anni e le prime due ragazze non avevano la minima idea di come si prepari un caffè.
Patrick era ormai sul punto di scoppiare dall'impazienza quando si presentò Haikel Schneider.
Conoscevo Haikel solo di vista e di lei sapevo giusto che era una tipa che non avresti voluto fare incazzare: da giovane suo padre era stato un notevole boxer di Chicago, un uomo che aveva mandato in coma diversi avversari durante gli scontri illegali-ma che alla fine era rimasto gravemente ferito durante un combattimento a causa del quale non mise più piede in rete.
Ma prima di ritirarsi, Robert Schneider si era assicurato di insegnare a sua figlia tutte le mosse che aveva imparato; ora, bastava pronunciare una parola sbagliata e Haikel Schneider ti poteva spedire dritto alla sala di emergenza.
E anche se avessi dubitato della veridicità delle persone a cui avevo sentito raccontare l'ultima parte, sarebbe bastato uno sguardo a Haikel per capire che non era una ragazza fragile.
Testa alta. Treccine selvagge sparse ovunque. Posizione fiera. Passo degno di un soldato.
I suoi occhi scuri scrutinavano la stanza via via che avanzava verso di noi. Erano occhi rigidi e seri; ma la loro forma felina circondata da naturali ciglia arricciate rendeva il suo sguardo esotico e sensuale.
Il suo naso era piccolo e regolare e le labbra erano grosse e presentavano un naturale colore nudo in cui si fondevano rosa e marrone . Sotto di esse, a sinistra, giaceva graziosamente un neo, che si ripeteva di nuovo sullo zigomo destro.
E a proposito di zigomi: questi erano alti e ben definiti e creavano l'ombra di una linea che attraversava diagonalmente le guance.
La sua pelle scura, un mischio fra caramello e cioccolato, splendeva senza alcun difetto, coperta solo da una maglietta a maniche corte nera e un paio di jeggins chiari.
Sotto gli abiti si poteva intravedere il corpo equilibrato e tonico: le spalle e le braccia erano forti, ma non in un modo esagerato che la facesse passare per maschio; il seno era piccolo mentre le gambe erano lunge e toniche. E , per concludere in bello, un fisico del genere non poteva certamente mancare di un fondoschiena tondo e sodo come quello....
Già...Haikel Schneider aveva una bellezza unica. E Tom avrebbe presto condiviso la mia stessa opinione.
"Buongiorno...." parlò Haikel indecisa se rivolgersi a me o a Patrick. Lui annuì ed io la salutai con la mano.
"Ho letto l'annuncio...uhm...avete ancora bisogno?" Domandò.
"Sì. Si sono già passati quattro ragazzi, speriamo tu sia più fortunata..." Rispose Patrick ed io lo fulminai con lo sguardo. Non era necessario mettere ansia a ogni persona che si faceva avanti.
"Fortuna..." bofonchiò lei sotto i baffi come se fosse indignati di sentire quella parola.
"C'è qualche problema?" Domandai irritata dal suo improvviso cambio di umore. Mi lanciò un'occhiata omicida, che però non presi sul personale avendola vista sul suo viso ancora prima che lei sapesse della mia esistenza.
"Avete chiesto di una barista di età compresa fra 18-35 anni, io ne ho 25; avete richiesto una barista con esperienza: io ho lavorato in un bar per due anni. Ma se mi dite che è questione di fortuna me ne vado subito...quella l'ho lasciata a casa," rispose acidamente. Patrick la guardò con interesse :  gli erano sempre piaciute le persone brutalmente oneste. Le persone come lui.
"Bene. Allora mostraci cosa sai fare. Fai un cappuccino e un caffè lungo. Poi prepara un Mojito, un Bloody Mary e un altro drink a scelta."
Un ghigno si espanse sul volto della ragazza, che non aspettò altro per mettersi a lavoro.

Dopo dieci minuti aveva già tutto pronto.
Era stata incredibilmente veloce.
Persino Patrick era impressionato.
"Ora?"
Guardai Patrick e lui annuì.
"E ora beviamo alla tua saluta. Benvenuta all'Elisir."
Non avevo idea che Haikel sarebbe stata presto la benvenuta non solo all'Elisir, ma alla mia stessa famiglia.

N/B
Stavo pensando di fare uno Spin-off per la storia di Haikel e Tom.
Vi farò sapere quando lo pubblico :)

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