17 marzo
Cole arrivò al consiglio una decina di minuti in ritardo, come divenne suo solito.
Quando entrò nella sala riunioni accennò ad un saluto con la testa alle tre persone che sedevano allineate al tavolo, i quali lo fulminarono immediatamente con lo sguardo. Lui se ne fregò e andò a prendere posto sulla sedia di fronte ai tre soggetti. Winston gli rivolse uno sguardo quasi dispiaciuto, mentre Steve continuava a battere velocemente sui tasti della macchina da scrivere.
"Coleman Donovan, è un piacere rivederti," parlò Kristen Walkins, donna emblema del femminismo che sedeva al centro con una postura fiera, la testa alta e lo sguardo intelligente.
Cole si lasciò scappare un mezzo ghigno quando si ricordò della volta in cui l'aveva trovata nuda sul suo divano sopra Dominic.
L'espressione della donna s'indurì quando capì quello a cui stava pensando Cole, ma non si lasciò intimidire.
"Ti abbiamo chiamato per porti delle domande riguardo all'incidente accaduto la notte del 12 marzo," proseguì Kristen, accavallando una gamba sull'altra senza mai smettere di far oscillare la penna fra l'indice e il pollice.
Cole annuì e unì le mani sul tavolo, pronto a raccontare la menzogna che aveva progettato ancora prima di essere convocato al colloquio.
"Vuoi essere tanto gentile da raccontarci la tua versione dei fatti?" Chiese Kristen facendo scorrere le dita fra i ricci dorati. Cole si schiarì la voce, poi cominciò a parlare. "Ero nella casa di mio fratello, perché beh....prima di andare a Cali mi ha chiesto di tenere d'occhio la sua ragazza e suo figlio-sono sicuro che sapete bene il perché-"
"Esplicita," lo interruppe acidamente Kristen. Cole trattenne un altro ghigno, percependo la gelosia della donna. Winston gli mandò un'occhiata interrogativa, mentre Steve continuava a scrivere.
Era veramente l'unico a sapere della cotta che Walkins aveva per suo fratello?
"White Rile non è un quartiere sicuro e Layla sarebbe rimasta da sola con suo figlio visto che Thomas e Rick sono a Detroit. Così Dom mi ha chiesto di proteggerli....e ho fallito," L'ultima frase uscì come un debole mormorio, una confessione angosciante che lo tormentava da giorni. Kristen percepì il suo cambio d'umore e la sua espressione dura si sciolse.
"Nessuno di noi ha previsto questo Coleman. Avremmo dovuto comunque mettere la ragazza sotto sorveglianza, ci assumiamo la completa responsabilità di quello che le è accaduto."
"Petrovsky non ha niente a che vedere con voi. Era un pezzo di merda che viveva rubando e violentando donne da anni, ma non mi risulta sia mai stato in contatto con Nevarra."
"No, non ha alcun legame con Nevarra, di questo siamo certi. Ma avremmo dovuto comunque sorvegliare la casa: abbiamo promesso a Thomas Bell che nessun male sarebbe mai accaduto alla sua famiglia se avesse accettato di stare dalla nostra parte. Non sarei molto sorpresa se decidesse di mollare tutto dopo l'accaduto."
"Thomas non mollerà. Si incazzerà,
ma alla fine si renderà conto che se Nevarra non l'avesse chiamato a Detroit, sarebbe stato a casa a proteggere Layla. Questo sarà sufficiente ad incoraggiarlo a non mollare."
Kristen annuì in segno di comprensione, poi poggiò la penna sul tavolo e riposò la schiena contro la sedia. "Prosegui pure."
"Dicevo...ero da Dom ed erano circa le due meno un quarto...ho sentito uno sparo fuori, ho preso la mia pistola e sono uscito. Ho trovato la porta di casa dei Bells aperta e...beh...quando sono entrato Layla era per terra e Petrovsky la stava violentando." Strinse con forza i pugni e digrignò i denti quando la scena si proiettò per la milionesima volta nella sua mente.
"Petrovsky ti ha sentito quando sei entrato?" Parlò Winston per la prima volta.
"No."
"Quindi gli hai sparato immediatamente?"
"No. Gli ho ordinato di allontanarsi dalla ragazza e di mettere le mani in alto. Tutto quello che ha fatto è stato allungare la mano per prendere la pistola che stava per terra vicino a lui. Se non gli avessi sparato avrebbe usato il corpo di Layla come ostaggio o avrebbe tirato su di me."
Winston annuì, ma Kristen gli rivolse un'occhiata sospettosa senza però obiettare la sua versione.
"Sai chi ha procurato lo sparo che hai sentito prima di entrare?" Chiese Winston.
"Sì...Petrovsky portava la pistola dietro nei pantaloni. Layla l'ha presa e ha provato a sparargli, ma lui l'ha bloccata e il colpo è andato in aria. Dopo ha gettato la pistola a terra," spiegò Cole.
"Il corpo di Petrovsky è stato trovato in cucina. Lo hai spostato tu?"
"Sì. Layla era troppo spaventata per sopportare la vista del cadavere. E poi c'era anche il bambino che era sveglio. Non potevo lasciarlo lì esposto."
Winston annuì di nuovo, Steve continuò a scrivere tutto ciò che veniva detto mentre Kristen sembrava persa nei suoi pensieri.
"Per ora va bene così. Avevamo bisogno di accertarci che lo sparo fosse necessario, ma avremo comunque bisogno di parlare anche con gli altri tre quando torneranno e con Layla Bell."
L'espressione di Cole si indurì e i suoi palmi batterono con forza sul tavolo mentre si alzava in piedi. "Layla non sa niente di tutta sta merda e farete meglio a non coinvolgerla. O sarò io a mollare al posto di Thomas," minacciò a denti stretti. Kristen studiò il suo viso con interesse e riprese la penna fra le dita per tornare a farla oscillare. Winston sospirò esausto, poi disse,"non abbiamo altra scelta Cole. Conosci le regole."
"Sì. Conosco le regole a memoria e so che vi è assolutamente vietato coinvolgere persone non incluse nella missione. E se interrogherete Layla(il che vi assicuro sarà inutile, in quanto o confermerà la mia versione o vi dirà che era troppo traumatizzata per capire che cazzo stava accadendo in quel momento) dovrete spiegarle anche la ragione per cui siete intervenuti. E, se non ricordo male, vi è vietato parlarne."
Winston valutò la sua affermazione, poi si chinò sulla sua collega per sussurrarle qualcosa all'orecchio.
Kristen fece segno di 'sì' con la testa, poi spostò l'attenzione su Cole e disse, "hai ragione. Non interrogheremo la ragazza, abbiamo già causato troppi danni per adesso.
Ti ricordiamo di non dire nulla a tuo fratello o a Thomas riguardo a tutto questo. Li chiameremo noi non appena tornano in città. Non vogliamo rischiare di creare ulteriori complicazioni proprio adesso..."
Cole annuì, seccato dall'idea di dover mentire a suo fratello.
"Sei libero di andare. Ti chiameremo se ce ne sarà bisogno," concluse Winston.
Cole fece un commento ironico riguardo al fatto che non vedeva l'ora di essere interrogato di nuovo, poi, senza salutarli, uscì dalla sala.
Superò la receptionist, ignorando il suo saluto, e si diresse verso l'ascensore.
"Coleman!" Sentì Kristen chiamarlo alle spalle. Si voltò verso di lei e fu sorpreso di vederla correre nella sua direzione.
"Ho dimenticato di dire qualcosa?" Domandò Cole seccato appena la donna si fermò di fronte a lui.
"In realtà sì..."
"Sentiamo."
"Ci sono un paio di cose che contraddicono la tua versione...Petrovsky è stato arrestato diverse volte e dai verbali dei suoi precedenti non risulta che lui abbia mai opposto resistenza alle forze dell'ordine. Non si spiegherebbe dunque perché abbia tentato di farlo stavolta...inoltre, dalle foto che mi ha mostrato Winston, la pistola era troppo lontana rispetto a dove si trovava lui e nemmeno lui era così stupido da credere che avrebbe fatto in tempo a raggiungerla prima che tu gli sparassi."
Cole s'irrigidì. Prima che potesse aprir bocca, Kristen proseguì, "so che hai premuto il grilletto non appena sei entrato in quella casa. E non ti sto biasimando. Probabilmente avrei fatto lo stesso: se c'è una cosa che detesto sono i microbi come Petrovsky."
"Qual'é il tuo punto?"
"Nessuno in realtà. Volevo solo accertarmi della mia teoria. Puoi stare tranquillo, questa conversazione non è mai avvenuta. Sei libero di andare." Kristen accennò ad un sorriso prima di girare i tacchi ed allontanarsi nell'esatto momento in cui la porta dell'ascensore si aprì.
Cole vi entrò e tirò un sospiro di sollievo. Kristen era stata l'unica minaccia dell'alterazione che Cole aveva aggiunto alla versione originale dei fatti. Quella donna aveva il talento di scorciare i minimi dettagli nelle cose, sembrava nata per essere il detective che era, perché certe qualità non si assumono con il tempo ma sono innate.
Cole aveva già pensato alle contraddizioni che Kristen aveva menzionato, ma non poteva modificare i verbali sui precedenti di Petrovsky e quella notte era stato troppo stordito per pensare a modificare la scena del delitto prima di telefonare a Winston, che giustamente aveva fotografato ogni singolo metro del salotto e della cucina.
La sua unica speranza era che Winston non si facesse troppe domande sull'accaduto. Per quanto riguarda Kristen, Cole aveva previsto il fatto che sarebbe giunta a quella conclusione ma conosceva un dettaglio su di lei che sapeva l'avrebbe scoraggiata dall'esporre la sua trasgressione: Kristen Walkins era stata concepita in seguito ad uno stupro e aveva un disprezzo singolare verso uomini come il suo padre biologico. Era quasi certo che non avrebbe fatto a Petrovsky il favore di giustiziare l'uomo che lo aveva cancellato dalla faccia della terra.
Un sorriso trionfante si dipinse sul volto di Cole mentre premeva sul tasto zero. La porta dell'ascensore si chiuse e presto la scatola elettrica iniziò a scendere.
Quando si trovò al piano terra, Cole uscì dall'immenso edificio e raggiunse la sua macchina per tornare al White Rile.
Non appena parcheggiò la macchina di fronte all'Elisir ricevette una telefonata da Nevarra, che gli ordinò di occuparsi della merce colombiana appena giunta al magazzino.
Cole non gli rispose nemmeno prima di riattaccargli in faccia.
Si sarebbe occupato della sua sporca merce, ma non prima di essersi assicurato che Layla stesse bene.
Scese dunque dall'auto e attraversò la strada per entrare al bar.
I suoi occhi viaggiarono dietro al bancone in cerca della ventiduenne mora dai capelli lunghi e dalla pelle bronzea. Cole sbarrò gli occhi non appena individuò Layla, stentando a credere che quella era effettivamente lei.
Si avvicinò al bancone scrutinando il suo nuovo look prima che lei potesse accorgersi della sua presenza. I capelli che fino alla notte prima scendevano folti fino alla sua vita ora sfioravano appena il suo mento in un caschetto ondulato, che spogliava il suo volto e le attribuiva un aspetto più maturo e meno innocente del solito.
Anche se era ancora bellissima, Cole si sentì inspiegabilmente irritato dal suo cambiamento. Si era forse affezionato ai suoi capelli lunghi, o alla graziosa treccia chilometrica che portava quando faceva caldo?
"Hei..." Parlò non appena si sedette di fronte a lei. Layla distolse l'attenzione dalla tazza di caffè che stava preparando ed alzò lo sguardo su Cole. Il suo viso s'illuminò, liberandosi dall'espressione cupa che lo accompagnava da giorni.
"Cole," pronunciò il suo nome dolcemente come fosse una preghiera mentre spostava una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Ti sei tagliata i capelli," affermò Cole appoggiando gli avambracci sul bancone.
"Sì. Erano...ehm...erano troppo rovinati," mentì lei rompendo il contatto visivo per prendere la tazza ora piena di caffè e offrirla al signore seduto accanto a Cole.
"Erano perfetti," ribatté Cole con un tono quasi accusatorio. Quando se ne rese conto aggiunse, "ma stanno bene anche così..."
Layla lo ringraziò, poco convinta, e strofinò il panno sul bancone mordendosi distrattamente il labbro e attirando così l'attenzione di Cole sulla sua bocca. Dopo cinque giorni il taglio era quasi interamente guarito e il livido del tutto scomparso. Ora rimanevano solo i punti che ricucivano lo zigomo sinistro e il colore paonazzo che ricopriva la zona sotto l'occhio destro.
"Sono ancora così evidenti?" Lo interruppe Layla costringendolo a distogliere gli occhi da quelle che lei considerava imperfezioni.
"Stanno guarendo in fretta," rispose Cole sentendo il bisogno di allungare la propria mano e sfiorare il suo viso. Era un bisogno che sentiva sempre più spesso e la cosa lo turbava.
Layla prese la caraffa piena di succo d'arancia e ne riempì un bicchiere. Fece un caffè macchiato e appoggiò il tutto su un vassoio.
"Torno subito," disse poi prima di lasciare il bancone per incamminarsi verso il tavolo in fondo.
"Dio...venderei mia moglie per una scopata con quella barista," parlò l'uomo seduto accanto a Cole, costringendolo a voltarsi nella sua direzione.
"Che hai detto?" Chiese Cole minaccioso. L'uomo non doveva aver avvertito la minaccia nel suo tono, in quanto procedette col dire, "ahh...sogno quella ragazzina da anni. Diventa sempre più deliziosa...ricordo ancora quando aveva sedici anni e aveva iniziato a lavorare qui. Questo bar sarebbe andato in fallimento se non l'avessero assunta!"
Cole strinse i pugni con forza e mormorò, "smettila di parlare."
L'uomo doveva essere pure sordo, poiché continuò,"giuro non c'è uomo dentro sto bar che non se la sbatterebbe. A parte il proprietario, Patrick l'ha sempre tratta come una figlia. Il vecchiaccio! Se non fosse per quel boxer sadico di suo fratello avrei già immerso le palle dentro-" Cole non gli diede nemmeno il tempo di continuare prima di afferrare la sua nuca ed attaccare la sua testa violentemente al bancone, facendo del suo meglio per non attirare l'attenzione degli altri clienti.
Strinse con forza la nuca del quarantenne, il cui viso era diventato tutto rosso e disse, "se ti sento parlare di Layla-cazzo, se ti becco guardare Layla- ti taglio le palle e te le faccio mangiare. Ci siamo intesi?" L'uomo si agitò e disperatamente rispose, "m-mi dispiace, non sapevo fosse la tua tipa! Non la toccherei mai-"
"Non mettere mai più piede qui dentro. Ora sparisci dalla mia vista prima che ti fracassi il cranio." Mollò la presa sul codardo e si rimise composto fulminando il tizio mentre questo estraeva due dollari dalla tasca e li appoggiava vicino alla tazza di caffè prima di correre fuori dal locale.
Layla tornò pochi secondi più tardi, ignara di ciò che era appena accaduto. Prima di rendersene conto, Cole afferrò il suo braccio e la attirò a sé stringendola con forza. "Dovranno passare sul mio cadavere prima di toccarti di nuovo. Maledetti figli di puttana," sibilò a denti stretti. Layla posò una mano sul suo petto e arretrò leggermente per guardare alle spalle di Cole.
"É stato Jerome, vero? Ha detto qualcosa?"
"Come fai a saperlo? Ti da fastidio?" Si allarmò immediatamente lui.
"No. Una volta ha provato a flirtare con me ma ha saputo che Tom è mio fratello e non ha più detto niente. Mi rivolge certe occhiate ma é innocuo..."
"Non dovrai più preoccuparti di lui. Non tornerà più."
Layla alzò un sopracciglio e proprio quando Cole temette che l'avrebbe sgridato per aver cacciato un cliente rispose, "non so che gli ha detto, ma grazie. L'ho sempre detestato..." Dopodiché si alzò sulle punta dei piedi e scioccò Cole con un soffice bacio sulla guancia.
Layla tornò subito al lavoro, lasciando Cole in piedi con una nauseante confusione in testa. La seguì con lo sguardo per vedere se anche lei era scioccata dal suo stesso gesto, ma fu sorpreso di trovarla indifferente mentre serviva i nuovi clienti.
Erano passati anni dall'ultima volta che qualcuno aveva baciato Cole, era sicuramente questa la ragione per cui era ancora travolto dal gesto e, dunque, era la stessa ragione per cui il battito del suo cuore era accelerato.
Sollevato da quella conclusione, Cole si rilassò e girò i tacchi per uscire dal locale.
Tuttavia non appena fu alla porta una forza sconosciuta lo spinse a voltarsi indietro e fu allora che catturò lo sguardo altrettanto confuso di Layla su di lui.
Il sollievo svanì subito e venne rimpiazzato da un'ondata di panico che travolse il petto di Cole e lo fece sudare freddo.
Consapevole che Layla lo stava studiando, Cole mascherò la sua ansia e accennò a un saluto con la mano prima di tirare la porta e uscire dal bar.
Si sentiva come una fotutta ragazzina mentre tornava in macchina sfiorando la guancia su cui Layla lo aveva baciato.
Poteva ancora sentire le sue labbra morbide sulla sua pelle e imprecò ad alta voce sperando di dimenticarle il più presto possibile.
Lo aveva già avvertito nei giorni precedenti, ma lo aveva ignorato sperando di essersi sbagliato: Cole si stava avvicinando a Layla più del dovuto e se non avesse fatto attenzione si sarebbe trovato in una situazione molto spiacevole.
Con quel pensiero in testa accese il motore e sparì dal viale, promettendo a se stesso e a Dominic che non sarebbe mai giunto a quella situazione.

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Bulletproof Hearts
Ficção AdolescenteLayla, una giovane mamma single, lotta per garantire un futuro migliore al proprio figlio in una delle zone più pericolose di Chicago:la West Side. Sembra tutto procedere con normalità, fino a quando Tom-suo fratello- accetta di stipulare affa...