Capitolo 54

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Cole si mise cautamente in piede. Le sue ginocchia emisero uno scrocchio di protesta e un'ondata di formichilio attraversò i suoi arti inferiori. Si resse al segnale stradale impalato accanto a lui e rimase immobile finché non recuperò la sensibilità delle gambe. Il barbone malcurato e accovacciato sul cartone logoro accanto all'ingresso della pasticceria dei Johns lo fissava con curiosità, come se l'anormale fosse lui. Cole, ancora stordito dagli avvenimenti, provò a focalizzare sull'altro lato della strada. Nella sua visione offuscata si stagliava il nero lucido della sua auto. Scosse la testa e cambiò direzione. Camminò fino alla fine del viale poi svoltò a destra. Le luci che scintillavano all'interno dell'Elisir attirarono la sua attenzione. Raggiunse il bar e vi entrò.
L'odore familiare di caffè penetrò le sue narici mentre il suo corpo si abituava al calore accogliente del locale. Andò al bancone e si sedette sulla sedia che occupava nei tempi in cui Layla era la barista. A coprire quell'incarico ora era Haikel Schneider, la figlia del boxer finito in carcere per possesso. Cole aveva sentito suo fratello e Rick vociferare che la nuova barista era la ragazza di Thomas Bell, ma ne dubitava. L'aveva osservata in passato: la ragazza non spiccicava una parola a meno che non fosse proprio necessario, e aveva l'espressione di una persona che serbava rancore verso il mondo. In confronto a lei, Tom era un pagliaccio. Non potevano possibilmente stare insieme.
Tuttavia anche lui e Layla erano gli estremi opposti del carattere umano: lei vivace, buona e premurosa; lui cupo, introverso e di una complessità esorbitante. Eppure in qualche modo erano finiti uno nelle braccia dell'altra. Si erano amati con una passione tenace che gli aveva resi avidi e insaziabili. Erano diventati uno il riparo in cui l'altra poteva rifugiarsi dalle molestie del caos quotidiano. Con i mattoni dei loro silenzi, dei loro baci e persino dei loro litigi si erano costruiti attorno una dimensione inaccessibile a terzi. Un posto in cui potevano essere sé stessi senza timori e senza pregiudizi.
Tuttavia quei muri avevano preso fuoco e Layla doveva evacuare prima di essere bruciata. Cole invece era ancora intrappolato lì dentro e le fiamme distruggevano tutto. Incluso lui.

"Donovan," lo richiamò la barista con tono annoiato. "Cosa bevi?" Lo sollecitò.
"Whisky doppio," rispose Cole. Haikel annuì, gli posò un bicchiere davanti, ci mise due cubetti di ghiaccio e versò il liquore dorato. Cole lo mandò giù in un colpo ingurgitando anche il dolce amaro bruciore alla gola. Riposò il bicchiere sul bancone e mormorò, "un altro."

*

Thomas Bell era coinvolto in un sonno profondo quando il suo cellulare squillò. Sbatté le palpebre emettendo un grugnito lamentoso e allungò il braccio verso il comodino per afferrare il telefono. Si accigliò nel leggere il nome di Haikel sullo schermo.
Non lo aveva mai chiamato prima.
"Haikel?" Rispose mettendosi a sedere sul letto. "Va tutto bene?"allarmato.
"Hei Tom..ehm...sì tutto bene," replicò lei e per la prima volta  sembrava in imbarazzo. "C'è il tuo amico qui, Donovan..."
"Dom? Che ci fa ancora lì a quest'ora?"
"Sono solo le undici," lo corresse lei. "Comunque...non è Dom, è l'altro."
"Oh, Cole...ti sta creando problemi?" domandò Thomas guizzando fuori dal letto, già pronto a mettersi in moto per stendere Coleman Donovan. Non gli era mai piaciuto quel tizio. All'inizio non gli piaceva perché percepiva qualcosa di sinistro nel suo silenzio e nelle sue espressioni. Ora non gli piaceva perché si portava segretamente a letto sua sorella. Ma ovviamente Tom non poteva dire nulla sull'argomento, dal momento che Cole aveva avuto il merito di ammazzare Petrovskij e aiutare Layla a riprendersi quando nessuno era nei paraggi.
Per cui l'idea di avere un buon pretesto per dargli una lezione senza far adirare Layla lo entusiasmava più del dovuto.
"No no...non sta facendo niente. Ma è ubriaco marcio e fra poco devo chiudere." Tom sbuffò, deluso dall'alterazione del suo piano.
"Quindi?"
"Non credo riuscirà ad andare molto lontano. Non è tuo amico?"
"E' un collega. Comunque probabilmente tornerà da suo fratello."
"Va beh..ci penserò io. Scusa il disturbo,"
"No no aspetta! Arrivo. Cinque minuti e sono lì," si affrettò a dire, più preoccupato dall'idea che Haikel perdesse quel poco rispetto che aveva per lui che del suo collega sbronzo.
Haikel riattaccò e Tom si infilò una felpa prima di uscire di casa in soccorso di Cole.

Tom lo trovò seduto al bancone a fissare con inquietudine il vuoto. I suoi occhi erano spaventosamente rossi e lucidi e il suo viso ancora più pallido del solito. Era in uno stato miserabile. Tom salutò Haikel con un cenno e si sedette accanto a lui. Lei si rifugiò nell'area riservata al personale per prepararsi a tornare a casa.

"Uhm...va tutto bene Cole?" Chiese Tom, in parte perché si sentiva in dovere di farlo, in parte perché iniziava a preoccuparsi sul serio. Cole rimase immobile. Non si voltò nemmeno per vedere chi gli stava parlando. Invece biascicò , "odiava quella macchina..."
Tom corrugò la fronte e seguì con lo sguardo il punto in cui Cole stava guardando. La macchina del caffè. "Io venivo, mi sedevo qui e la osservavo...sospirava ogni volta che doveva svuotare il filtro e rimetterlo di nuovo. Odiava ripetere la stessa cosa ancora e ancora...eppure...eppure sorrideva sempre a tutti e fingeva che fosse il lavoro più bello del mondo..."
Tom si raschiò la gola sentendosi a disagio. Era giusto rimanere lì e sentire le sue confessioni ebbre? Doveva fermarlo dal dire oltre?
"Le ho fatto così tanti torti...e lei mi perdonava. Ogni volta mi perdonava e tornava da me. E credevo lo avrebbe fatto di nuovo..." Cole abbassò la testa sulle proprie mie strette attorno al bicchiere e sospirò in agonia.
Tom rimase in silenzio, indeciso se confortarlo o fingere di non aver sentito nulla. Era certo che da sobrio Cole non avrebbe mai pronunciato quelle cose. Per la stessa ragione per cui lui e Layla tenevano segreta la loro relazione. Anche se, a giudicare dallo stato pietoso di entrambi, doveva essere una relazione giunta al fine.

"Avanti Cole, torniamo a casa," concluse Tom. Cole non obiettò. Scese dalla sedia e barcollò avanti. Tom lo afferrò dalla spalla e circondò il proprio collo con un suo braccio per tenerlo in piedi. "Ti ricordi dove hai parcheggiato la tua macchina?"
"Ho una memoria fotografica, non dimentico le cose neanche se lo volessi," bofonchiò l'altro. Tom alzò gli occhi al cielo. "Okay intelligentone. Ma adesso mi devi dire dov'è."
"St. Paul's street."

*

Tom lo portò da Dominic e entrambi lo sistemarono sul divano del salotto. Cole si addormentò non appena mise la testa sul cuscino.
"Hai idea di cosa possa essergli successo?" Chiese Dom intimorito per lo stato in cui si era ridotto il fratello. Tom si grattò la nuca non sapendo cosa dire. Dom sapeva di quello che c'era fra Cole e Layla? E se sì...come l'aveva presa?

"Non so.. .qualche ragazza forse..." replicò decidendo di non entrare in dettaglio.
"Oh...okay, penso di aver capito..." Rispose l'altro voltandosi verso Cole per guardarlo di sfuggita.
"Aspetta...quindi lo sai?" Chiese Tom.
"Tu lo sai?" ribattè l'altro.
"Cosa sai esattamente?" Chiese Tom lanciandogli un'occhiata scettica.
"So chi è la ragazza. Tu cosa sai?"
"So chi è la ragazza."
"Stai pensando ad Adriana, giusto?"
"No. Sto parlando di mia sorella."
Dom spalancò gli occhi accigliato. "Quindi lo sai e non stai dando di matto?"
"Layla è adulta...può fare quello che vuole." Nessuno dei due credette totalmente alla sua affermazione.
"Era adulta anche quando stava con me...eppure hai rotto per mesi,"
"Beh...è mia sorella."
"Ma io sono più simpatico di lui," si difese Dom cominciando a prenderla sul personale.
"Senza offesa amico, ma il tuo record con le donne non era molto rassicurante...lui è strano, ma dopo aver sentito quello che ...sai...non ha voluto fare con la figlia di Nevarra...ho la prova che almeno è fedele."
Dom aprì la bocca, aggrottò la fronte incrociando le braccia davanti al petto. "Io ero fedele!"
"Stai buona Drama Queen. Non è me che devi riconquistare." L'altro si rilassò e gli sorrise.
"Senti, ma...scherzi a parte, non ti da fastidio la cosa? Cioè lei era la tua ragazza...lui è tuo fratello..."
"È successo dopo che ci siamo lasciati. Credimi, prima di Layla cominciavi a temere che Cole fosse asessuato. Ero troppo sollevato dall'idea che avesse trovato la persona giusta per preoccuparmi di quello che c'era stato fra me e Layla...poi, a quel tempo vedevo già un'altra persona..."
"Riccioli d'oro?" lo stuzzicò Tom. Dominic sghignazzò. "La sola e unica."
"Fico stare con una donna che potrebbe stenderti da un momento all'altro se la fai arrabbiare?"
"Dimmelo tu che stai con la boxer."
"Non sto con lei. Ci sto ancora lavorando."
"Ma guardati...in dolce attesa a strisciare dietro ad una donna..."
"Ma taci che hai fatto lo stesso prima di metterti con mia sorella."
"Touché!"
"Dai ora vado. Sto morendo di sonno. Fammi il piacere di non dire a tuo fratello che l'ho riportato io stanotte. Non vorrei che le cose diventassero strane fra di noi..."
"Okay Jessica." Tom alzò gli occhi al cielo. Nelle sue conversazioni con Dominic non mancava mai il sarcasmo. "Ma ti avviso che non si scorda niente."
"Oh...quindi non stava scherzando quando me l'ha detto?"
Dom scosse la testa.
"Buono a sapersi. Buonanotte Mr. Riccioli D'oro."
"Notte notte Jessica."

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