Capitolo 40

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Quando la vecchia signora uscì dalla camera, Cole si alzò dalla poltrona e si avvicinò a Layla.
Il suo sguardo cadde sul cerotto attaccato al suo labbro e sul livido violaceo che si stava formando attorno ad esso. Digrignò i denti, furioso con se stesso per essersi lasciato accecare dalla rabbia.
Non c'era cosa che non avrebbe fatto per proteggere Layla. Avrebbe ammazzato-aveva ammazzato- per proteggerla. Eppure, in qualche modo, aveva trascurato il fatto che la persona più letale per lei era lui stesso.
L'universo continuava a mandargli segni della loro incompatibilità, ma lui continuava ad ignorarli, credendo- sperando- che in lui ci fosse ancora qualcosa di buono, qualcosa degna di lei.
"Mi dispiace..." Mormorò abbassando lo sguardo, vergognandosi di se stesso.
"È stato un incidente Cole, dimentichiamolo okay?" Rispose lei compiendo un passo verso di lui. "Non sono arrabbiata per questo...per cui non dovresti esserlo neanche tu..."
"Ti ho ferita Layla...come puoi non essere arrabbiata?"
"Perché è stato un incidente! Sul serio, smettila di pensarci. Ma hai ragione su un fatto, tu mi hai ferita in altri modi e per quello sono inferocita..."
A quel punto Cole strinse i pugni lungo i fianco e sentì il fumo uscire dalle orecchie per la rabbia.
Non era arrabbiata per il fatto che l'aveva colpita, ma era "inferocita" perché non le aveva parlato nelle ultime settimane?
Quella ragazza lo confondeva in modi che lui non credeva fossero possibili.

Lei ignorò il suo stato di collera e lo superò iniziando a sfilarsi la giacca. Si sedette sulla poltrona e si sbarazzò dei tacchi neri prima di concedersi un veloce massaggio ai piedi.
Quando si rialzò gli mandò un'occhiata indecifrabile, poi sparì in bagno. Lasciando la porta socchiusa.
Doveva seguirla?
Cole catturò il suo riflesso attraverso lo specchio mentre si sbottonava la camicia e i capelli le ricadevano sul viso. Quando alzò lo sguardo e lo beccò sbirciare, non gli sbatté la porta in faccia. Invece le sue dita continuarono a slacciare lentamente un bottone alla volta, fino a quando la camicia era completamente aperta e rivelava il reggiseno nero che sosteneva i suoi seni pieni.
Cole scrutinò il suo corpo come fosse una visione destinata a scomparire fra pochi secondi. Divorò ogni dettaglio di lei, deglutendo al ricordo della sensazione delle proprie mani sul suo corpo.
Cole non voleva essere egoista. Lui voleva starle lontano, voleva mentirle con la sua distanza e fingere di essere indifferente alla sua presenza. E lo avrebbe fatto, se solo quei suoi occhi scuri e penetranti non lo avessero guardato con disperazione e bisogno, sfidandolo a continuare la sua recita e ad ignorare il suo ardente desiderio di lei.
"Al diavolo," imprecò Cole sotto i baffi prima di cominciare a camminare verso di lei, attratto dal suo riflesso come una calamita è attratta da un magnete. Era passato un mese dall'ultima volta che l'aveva toccata e ora si chiedeva come avesse fatto a tenere le mani a posto per così tanto.
Un ghigno trionfante comparve sul viso di Layla, che non faceva niente per nascondere la soddisfazione di vederlo cedere. Si passò le dita fra i capelli e si sfilò completamente la camicia senza mai interrompere il contatto visivo. Cole concluse la distanza che lo separava dalla toilette e spalancò la porta. Sentiva i suoi occhi seguire ogni sua mossa attraverso lo specchio mentre si posizionava dietro di lei. Nella sua testa sorgevano tutte le fantasie che si era fatto su di lei durante le ultime settimane. Ora era davanti a lui, vulnerabile e pronta a soddisfare qualunque suo desiderio. Perché Layla gli aveva già confessato che niente la eccitava più di dargli piacere. E, come per casualità, niente dava più piacere a lui che sentire il proprio nome gridato da lei.
Forse per questo l'amore con Layla era ultraterreno.
Cole grugnì e abbassò la testa per affondare il viso nell'incavo del suo collo ed inalare la sua dolce fragranza. Rose e cannella.
Sfiorò la sua pelle liscia con le labbra e la sentì rilassarsi immediatamente sotto di lui. Aprì la bocca e morse delicatamente il suo collo; i suoi denti trovarono presto la collana che Dom le aveva regalato a Natale e che lei aveva indossato quotidianamente da allora.
Ora però il ricordo del passato di Layla e Dom custodito dal gioiello non tormentava più Cole come una volta. Certo, il senso di colpa era ancora presente, ma non era più una costante ossessione.
Forse perché ora c'erano ostacoli pratici che gli impedivano di starle vicino e, in confronto, il senso di colpa era una passeggiata.
Le sue mani si posarono sui suoi fianchi e scivolarono lungo il tessuto liscio dei pantaloni fino a circondare i suoi glutei. Lei rilassò la testa contro il suo petto e chiuse gli occhi inarcando la schiena per premere il proprio corpo contro di lui.
Layla era una ragazza orgogliosa. Insopportabilmente orgogliosa. E al suo orgoglio c'era una sola eccezione: le mani di Cole su di lei.
Quando Cole la toccava, Layla non nascondeva la sua vulnerabilità e il suo desiderio per lui. Gli cedeva con la stessa facilità con cui lui cedeva a lei e di questo Cole era fottutamente grato.
Fiducia reciproca: ecco cos'era.
Infatti, presto le sue mani cercarono il collo di lui e le sue dita si immersero nei suoi capelli.
"Mi piacciono così lunghi...li terrai, per me?"
"Forse," rispose Cole mordicchiando il suo lobo mentre le sue mani viaggiavano in avanti per sbottonarle i pantaloni.
"Voglio scoparti....forte..." Grugnì senza vergogna, entrando in modalità 'uomo primitivo'. Un gemito mischiato ad una risatina uscì dalle labbra di Layla e il suono lo fece grugnire ancora.
"Che gentiluomo..."
"È quello che mi fai."
"Cosa ti faccio Cole? Dimmelo..."  Spinse il suo sedere contro di lui e Cole chiuse gli occhi, sentendosi sul punto di esplodere dal calore.
"Mi confondi Layla Bell. Un secondo sei dolce e mi fai venire voglia di stenderti su un letto di fiori e far l'amore con te fino all'alba. Il secondo dopo mi provochi come se volessi essere piegata e fottuta come se non ci fosse un domani..."Cole confessò e sogghignò quando vide l'espressione sconvolta sul suo viso e il rossore sulle guance.
"Abbiamo tutta la notte..." rispose lei finalmente, tirando i suoi capelli fra le dita.
"Reggiti al lavandino Layla," le ordinò incontrando il suo sguardo nello specchio. Lei deglutì, poi lasciò andare i suoi capelli , afferrò i bordi del lavandino e si piegò a novanta gradi davanti a lui.
I suoi pantaloni scivolarono lungo le sue gambe rivelando la brasiliana nera di pizzo che circondava il suo sedere. Cole trattene il fiato. "Porca puttana..." mormorò mentre fissava la nudità esposta sotto di lui.
Incontrò lo sguardo sottomesso di Layla attraverso lo specchio e un sorriso trionfante dominò la sua espressione.
Si slacciò la cintura e sbottonò i pantaloni prima di abbassarli insieme ai boxer.
"Togliti la maglia," ordinò Layla divorando il suo sesso con lo sguardo. Lui obbedì e lei si leccò le labbra godendosi la vista del suo petto nudo.
Fiducia reciproca.
Cole si chinò su di lei e lasciò una serie di baci lungo la sua spina dorsale mentre le mani si sbarazzavano delle sue mutandine.
"Solo tu...Solo tu...." Sussurravano le sue labbra in sintonia con lo zoo che ronzava nel suo stomaco, il forte battito del suo cuore e il pulsante desiderio di lei.
Perché in quel momento il suo corpo funzionava solo per Layla Bell. E perché aveva bisogno di farle sapere che ormai esisteva solo lei nel suo mondo.
Allungò il braccio in avanti e afferrò i suoi capelli tirandoli delicatamente fra le dita.
Le piantò un bacio sulla spalla, poi la prese con ferocia contro il lavandino.
E lei gridò il suo nome.
Ancora e ancora.

*

Si fecero una lunga doccia insieme senza mai scambiare la parola. Il viso di lei premuto contro il suo petto e le braccia di lui strette attorno alla sua vita.
E fu lì che Cole lo capì: avrebbe voluto spendere tutto il resto della sua vita lontano dal mondo, con lei.
Ma il mondo era troppo bastardo per permettergli una tale gioia: aveva una missione precisa da portare a termine, e Layla non poteva farne parte.
Non gli rimaneva che sperare che la procedura andasse più veloce del previsto: il consiglio aveva deciso di aspettare un altro mese prima di compiere la mossa finale, ma ora un mese sembrava eternità.
Un mese di finzione, di tortura.
Un mese senza poterla toccare.

La strinse più forte a sé e baciò i suoi capelli bagnati.
Il suo cuore batteva forte e un varco di emozioni si apriva nel suo petto.
Ansia, paura e disperazione si fondevano con il bisogno ossessionante di lei. Aveva l'impressione che da un momento all'altro sarebbe scomparsa dalle sue braccia e si sarebbe trovato di nuovo solo con nient'altro che i ricordi trascorsi alla villa dei suoi nonni.
Un istinto animalesco lo spinse a sollevarla e attaccarla al muro, dal quale cadevano gocce tiepide.
Io suoi pensieri uscirono dalla sua bocca sintetizzati in una rabbiosa rivendicazione. "Sei mia."
"Tua," concordò lei allungando il collo per baciarlo.
"No," ordinò Cole quando il suo sguardo tornò sul cerotto che giaceva sul labbro spaccato e che ormai stava perdendo aderenza a causa dell'acqua. S'irrigidì di nuovo, odiandosi sempre di più per esserne stato l'artefice.
"Hei..." mormorò Layla accarezzando il suo viso. "Sto bene, non fa più male," mentì mostrando il suo sorriso vivace. Tracciò una linea immaginaria lungo la mascella di Cole, scendendo fino a sfiorare le sue labbra.
"Dio...sei un'opera d'arte Cole," sussurrò studiando il suo volto con area sognante, soffermandosi in particolare sugli occhi.
"Odio i clichés, ma i tuoi occhi...cazzo, mi hanno fottuta dalla prima volta che li ho visti..." Un sorriso nostalgico incurvò la sua bocca. "Ricordo ancora quella sera...mi guardavi come se mi volessi strangolare Cole...e avevo così paura di te..." continuò a confessare spostando le mani sul suo collo come se volesse simulare lo strangolamento.
"Se qualcuno mi avesse detto allora che ora mi sarei trovata qui, nuda sotto la doccia con te in un motel da qualche parte in Michigan...l'avrei preso per matto..." Ridacchiò. "...Ma le cose cambiano, e le persone cambiano, direi...ti ricordi di quella sera Cole?"
Lui la ascoltò, completamente soggiogato dal tono sognante della sua voce e lo sguardo quasi nostalgico dei suoi occhi.
Anche se non avesse avuto una memoria fotografica, Cole non si sarebbe mai scordato del loro primo incontro.
"Sì...ricordo..."

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