Capitolo 55

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Nei giorni che seguirono Cole si isolò in casa sua e rifiutò ogni forma di contatto con il mondo esterno. Nel buio della sua casa praticò l'arte della sofferenza, una combinazione di agonizzanti ricordi, Whiskey e Marlboro. Si stava logorando gradualmente: ogni giorno perdeva una parte di sé, del suo presente in virtù di quel che era passato. Ogni minuto, ogni respiro, ogni sigaretta era per lei. I suoi capelli corvini; il neo grazioso sul suo collo; i suoi occhi scuri e accattivanti; lo smalto rosso che non si sapeva dare sulle unghie; le lentiggini sparse sul suo naso; il colore vivace delle sue labbra che, quando faceva freddo, diventavano più rosse e gonfie; le curve sinuose dei suoi fianchi, delle sue cosce, dei suoi seni... ma più di tutto, lei. Era lei, la vera lei che lo tormentava. Era la sua forza, la sua mansuetudine, la sua tendenza a prendersi cura di chi le stava attorno... era l'amore che gli aveva dato. Lo aveva amato in un mondo spietato che non gli dava mai tregua. L'aveva salvato dalla condanna alla solitudine, aveva dato un senso alla sua vita monotona. Gli aveva restituito speranza quando pensava di non averne alcuna.
E dopo questo, Cole non sapeva più come esistere senza di lei. Non sapeva come respirare senza pensare a lei, poiché ora era il centro della sua esistenza.

Aveva sempre guardato con timore il momento in cui Layla si sarebbe resa conto che si meritava di più. Non si era fatto illusioni, sapeva che prima o poi quel momento sarebbe giunto. Ma la consapevolezza non alleviava il suo dolore. Così come non lo consolava il pensiero che Layla avesse preferito mentire su chi era il padre del bambino piuttosto che concedergli la soddisfazione di sapere che era suo. Cole non le aveva creduto. Anzi, per un attimo aveva temuto che dicesse la verità ed era stato l'attimo più lancinante della sua esistenza. Ma la conosceva bene: Layla diffidava degli uomini, in particolare dopo quel che le era successo. Per cui non si sarebbe concessa ad un uomo qualunque senza conoscerlo a fondo e capire se si poteva fidare o meno di lui.

Ma nemmeno ciò migliorava la situazione. Cole non poteva obbligarla a lasciarlo far parte della sua vita o di quella del bambino. Certo, gli sarebbe bastato assumere un buon avvocato per poter vedere suo figlio o persino per ottenere la piena custodia, ma mettere il tribunale avrebbe complicato il loro rapporto e, soprattutto, avrebbe dato a Layla un ulteriore motivo per odiarlo.

Il rumore dirompente  del campanello di casa lo riportò alla realtà. Cole sbatté languidamente le palpebre e poggiò il bicchiere mezzo pieno di Whiskey sul tavolino. Si alzò in piedi e la stanza ruotò avanti e indietro di 180 gradi attorno a lui. Ricadde sul divano e le ceneri della sigaretta si sbriciolarono sul suo addome nudo. Strizzò gli occhi e si massaggiò la tempia con le dita per recuperare lucidità.
Fece un altro tentativo di alzarsi in piedi, questa volta con successo, e si recò alla porta , scalzo con la sigaretta che penzolava ancora dalle labbra e la cintura slacciata dei jeans che ricadevano sui suoi fianchi.
Quando aprì la porta i suoi occhi furono evasi dalla piena luce del giorno. Si coprì il volto con il braccio per proteggere le proprie pupille e sbirciò da sotto per vedere chi era. Fra lui e i raggi del sole brillava il nero intenso della chioma fluente di Layla, la sua comparsa simile a quella di un angelo mandato da Dio. Cole strizzò gli occhi, convinto che la sua presenza fosse opera dell'alcool che scorreva nel suo sistema. Fece un pasto indietro e si rifuggì nella penombra spalancando la porta. A sua sorpresa, Layla era ancora lì.

*
"Cole...ciao, disturbo?" Ancora istupidito dalla sua presenza, Cole si limitò ad accennare ad un 'no' con la testa. "Entra," aggiunse. Lei lo ringraziò con un fievole sorriso ed entrò in casa sua. "Huaa....è buio qui," mormorò arricciando il naso. Cole accese la luce e evitò di guardare direttamente il lampadario. Con la testa appesantita, tornò verso il divano e schiacciò la sigaretta contro il posacenere debordato. Intanto, alle sue spalle Layla sussultò. "Cole..." parlò con voce piena di compassione. Si avvicinò a lui. Il suo respiro caldo soffiava sulla pelle di Cole come lieve vento tiepido in estate. Layla appoggiò una mano sulla sua spalla e abbandonò la fronte liscia contro la sua schiena. "Vieni," prese la sua mano. "Hai bisogno di una sistemata."
Cole si lasciò trascinare da lei senza obiettare.
Layla lo guidò al bagno nel piano di sopra e lo fece accomodare sulla tavoletta del water mentre riempiva la vasca da bagno con acqua. Quando il volume dell'acqua raggiunse  metà vasca, Layla riprese Cole per le mani e lo fece alzare in piedi. Gli slacciò i pantaloni e glieli abbassò insieme ai boxer, poi lo condusse dentro la vasca. Cole non oppose resistenza: era ancora incerto riguardo alla veridicità di quel che stava accadendo e, nel dubbio, si sarebbe goduto la deliziosa sensazione della sua presenza e delle sue mani su di lui.
Gli lavò i capelli con mosse esperte e quando li sciacquò cosparse il suo corpo con bagnoschiuma. Cole ricordò la volta in cui l'aveva vista fare il bagno a Jamie e si rese conto che ora lo stava trattando con la medesima delicatezza e con il medesimo amore. Lo amava ancora. Lo amava mentre le sue dita massaggiavano le sue spalle e le sue braccia, decise ad alleviare il suo stress. Lo amava quando lo guardava di sfuggita, guance rosse e occhi lucidi. Lo amava in ogni istante, in ogni sguardo clandestino, in ogni carezza. E quando lacrime silenziose colavano lungo il suo volto poi su quello di Cole, lo amava.
Cole non disse nulla. Aveva paura che se avesse aperto bocca lei sarebbe svanita. Voleva costruire nuovi ricordi di lei, anche se erano fasulli.
Lo sciacquò tutto, poi lo fece alzare e cinghiò la sua vita con un asciugamano. Ne prese un altro e mettendosi sulle punta dei piedi cominciò a tamponare i suoi capelli. Cole si sentiva gli occhi bruciare, poiché non li aveva chiusi nemmeno quando lo scrocio d'acqua colpiva il suo viso. Non voleva chiudere gli occhi. Non poteva.
Quando finì con i capelli, Layla prese un rasoio e la schiuma da barba dal cassetto. Se ne spruzzò un po' sulla mano, poi la spalmò sulle guance di Cole. Mentre ella raschiava il prato di peli duri e affilati che coprivano le sue guance , Cole ammirava il rossore umano steso sui suoi zigomi. Era così vivido e intenso, un inganno atto a esortarlo a credere all'illusione della sua presenza lì . Voleva alzare la mano e sfiorare la sua guancia, sentirne il calore. Ma non lo fece. Non voleva correre il rischio di farla svanire nel nulla.

Ad un certo punto Layla alzò gli occhi su di lui, si avvicinò e lo baciò sulla bocca. "Ci sono così tante cose di cui dobbiamo parlare..." sussurrò impugnando delicatamente i capelli sulla sua nuca. "Ma ora sei troppo stanco e ubriaco...da quanto non dormi amore mio?" Baciò il suo petto.
"Sto dormendo proprio ora," replicò lui.
"Non stai sognando, sono veramente qui...Ora andrai a riposare, prometto che non me ne andrò."
"Non voglio svegliarmi." 
"Oh Cole...che cosa ti ho fatto?" Farfugliò Layla accarezzando la sua guancia. Lo baciò di nuovo poi lo condusse nella sua camera da letto. Prese dei boxer puliti e dei pantaloni da tuta dal suo armadio e glieli fece indossare. Si infilò sotto il piumone e picchiettò il materasso invitandolo a raggiungerla. "Coraggio...hai bisogno di dormire."
Cole obbedì e si sdraiò accanto a lei. Per assicurarsi che non fuggisse, avvinghiò la sua vita con il braccio e appoggiò la testa sul suo petto. La strinse solidamente a sé e lei immerse le dita nei suoi capelli per massaggiare il suo scalpo con movimenti lenti e soavi. Lo cullò fra le sue braccia e ansimò quando Cole pose la mano sul suo ventre. "Grazie," farfugliò a bassa voce. Layla non rispose, ma chinò la testa e baciò la sua tempia.
Cole chiuse gli occhi e nell'arco di pochi secondi si addormentò.    

*

Si risvegliò con un tenace mal di testa e un vortice nello stomaco.  La prima cosa che fece fu allungare la mano sull'altra parte del letto . Non fu sorprendente scoprire che era vuoto e freddo. Si toccò le guance. Chiuse gli occhi e un nodo si formò nella sua gola quando sentì la barba ruvida pungere il suo palmo. Era stato un altro sogno. 
Frugò sotto il cuscino e prese il suo cellulare. Inserí il codice e aprí la galleria. Aveva soltanto una decina di foto. Tutte raffiguravano momenti della vita quotidiana Layla Bell.
Lei che fa dondolare Jamie sull'altalena la domenica mattina.
Lei in procinto di preparare un caffè all'elisir.
Lei in costume da bagno, sdraiata in spiaggia con i piedi immersi nella sabbia, un cappello dalle dimensioni esorbitanti in testa, occhiali da sole e un libro fra le mani.
Una foto di lei che dorme a pancia in giù, schiena nuda, seno premuto contro il materasso, capelli sparsi sul cuscino e il lenzuolo avvolto attorno ai suoi fianchi .
Il resto erano selfie in cui loro due facevano facce buffe alla fotocamera.
Cole le guardò e le riguardò ripetutamente, ogni volta come fosse la prima. Gli mancava. Gli mancava e non sapeva più respirare senza di lei.
Il vuoto dentro si fece più ampio, il groppo in gola divenne più addensato lo soffocavano e le lacrime più insistenti. Non aveva mai sentito un tale urgente bisogno di piangere prima d'allora. 

Una grossa lacrima attraversò il suo setto nasale e cadde sul dorso della mano su cui riposava il suo viso. Si spezzò e iniziò a piangere. Pianse come un bambino, poiché era perso e non sapeva più dove voltarsi. Per la quarta volta stava soffrendo la perdita di una persona che aveva amato. Da bambino era stata sua madre, da adolescente erano stati suo padre e Adriana, ora era lei. Come polvere incastrata nella sottile cavità fra parete e pavimento, una perdita andava sovrastando l'altra, formando nel tempo un accumulo di dolore acuto e ineluttabile.

Con quel pianto Cole spazzava via la polvere incastrati lungo gli spigoli della sua vita. Pianse come un fanciullino, fino a quando i suoi occhi si prosciugarono e la sua gola diventò secca. Si alzò in fine dal letto e si infilò sotto la doccia. Si raschiò la barba, poi i capelli. Si mise vestiti puliti e scese al piano di sotto. Alzò le tapparelle e spalancò le finestre. Prese il cestino e buttò via tutti i liquori e le sigarette che deteneva in casa. Spazzò il pavimento, lavò i piatti che debordavano il lavello e in fine passò lo stracciò. Salì allo studio, prese foglio e iniziò a scrivere le sue confessioni. 

Cara Layla Bell,

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