Capitolo 18

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Il battito del cuore aumentò mentre guardavo Dom con orrore.
I suoi occhi desolati erano consapevoli di quel che sentivo in quel momento: stordimento, delusione, ira...

La mia vista si inumidì mentre l'aria venne a mancare all'improvviso.
Mi alzai in piedi e mi rifugiai in cucina per permettere ad una lacrima di scivolare lungo la guancia. Il petto iniziò a tremare, ma non piansi.
Mi tenni ai bordi del bancone; lo stesso bancone contro il quale mi aveva baciata la prima volta. Il ricordo mi fece versare una seconda lacrime, poi una terza: un singhiozzò scappò, ma solo uno.

Una mano si posò sulla mia spalla.  "È solo un mese Layla, passerà in fretta..." mormorò lui.
Mi voltai e lo spinsi via.  "Se è solo un mese perché hai esitato a dirmelo?" Risposi sforzandomi di mantenere la calma.
"Perché ormai so come pensi Layla...ti prego, cerca di capire...è il mio lavoro..."
"Questo non è un fottuto lavoro!" Scoppiai. "Questa è pazzia! Quando vi accontenterete? Quando avrete ogni centesimo di questo mondo? Perché non vi può bastare quello che già avete?" L'ira si trasformò presto in lacrime e nel mezzo del discorso il tono si spezzò in singhiozzi. Strinsi i pugni lungo i fianchi e strinsi con forza i denti per rimettermi insieme. Se c'era cosa che odiavo era essere vista in quella stato.
"Layla...te l'ho detto centinaia di volte-"
"-è più complicato di quanto credo ,vero?" Lo interruppi con un sorriso ironico.
"Sai cosa credo Dom? Credo che persino tu sappia che questa è solo una stupida giustificazione dietro alla quale ti nascondi per evitare di vedere ciò sei veramente..."
"Non ti mentirei mai Layla. Non posso tirarmi indietro quando mi pare, non è così che funziona..." cercò di avvicinarsi a me, ma mi allontanai.  "Quando partirai?" Domandai.
Rimase in silenzio.
"Quando partirai?" Ripetei.
"Ho provato a dirtelo Layla...ma non sono-"
"Quando partirai?!"
"Domani sera."
Delusa, scossi il capo in segno di disapprovazione prima di superarlo per uscire dalla cucina. Si mise dunque  di fronte a me impedendomi di passare.
"Lasciami andare Dom," farfugliai esausta.
"Mi dispiace piccola. Se avessi potuto rifiutare l'avrei fatto. Mi dispiace." Le sue mani cercarono il mio viso, ma mi allontanai.  "Ti prego Layla...non posso vederti così, mi si spezza il cuore...mi dispiace..."
"Io....ho bisogno di stare da sola..."
"Layla..."
"Ne riparleremo dopo Dom. Adesso ho bisogno d'aria." Lo superai, questa volta non mi fermò.

*

Tornai in casa e , senza farmi vedere dai ragazzi che guardavano la tv in salotto, filai in camera prima di crollare sul letto e dare sfogo al mio pianto.
Abbracciai il cuscino e piansi fino a quando non ebbi altre lacrime da versare.
Mi sembrava di vivere un deja-vu: non era forse andata così anche con Jessie?
E se nemmeno lui, il padre del mio bambino, aveva rinunciato alla vita da gangster per me , perché mai avrebbe dovuto farlo Dom, che stava con me a malapena da un paio di mesi ?
Vivevo in un circolo vizioso: mi abbandonavo alle dolci illusioni, al desiderio di cambiare in meglio persone immutabili, persone come Jessie, o come Dom; nella speranza di fare ciò finivo sempre per farmi male senza mai concludere niente,  proprio come un cane che si morde la coda.

Il problema non era Dom: ero io.
Anzi, era la fottuta Chicago.
Era la fottuta America che, nell'esaltare le città dei ricchi, aveva trascurato luoghi come la West Side, abbandonando coloro che -come me- non avevano il fegato e la forza di affrontare quel mondo anarchico.
Come avrei mai potuto trovare pace in un posto così caotico e ingiusto?
Come avrei fatto ad insegnare a mio figlio principi morali quando le persone che lo circondavano commettevano crimini per vivere?
O forse...ormai vivevano per commettere crimini? 

Strinsi le ginocchia al petto e mi abbandonai all'abisso dell'autocommiserazione piangendomi addosso ininterrottamente.
Avevo commesso l'errore di credere che avrei potuto convivere con quel lato di Dom, ma me ne resi conto troppo tardi. Avrei dovuto capirlo prima di cedere ai suoi baci, alle sue carezze, ai suoi sussurri. Avrei dovuto capirlo prima di affezionarmi a lui, prima di lasciarlo entrare...

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