Capitolo 78

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Una settimana dopo.

Mi sono calmata, diciamo. Sto sempre male, non me lo aspettavo da Thomas questa batosta. In più ho mandato via Kostas e non gli ho più risposto. Anche se ha tentato di farsi sentire, io non me lo sono proprio filato.
Sto a casa mia a prendere delle cose. È pomeriggio tardi e devo ancora fare la spesa a mia madre.
Sento bussare alla mia porta. Apro e mi ritrovo Thomas in versione cane bastonato con il trolley per mano.
Lo guardo disgustata.
"Ei" mi dice.
Nenache gli rispondo.
"So che mi odi.."
"Perspicace" sbuffo.
"Si ma io devo dirti un po di cose, mi fai entrare??" Mi dice.
Me lo guardo indecisa e poi mi sposto. Lui entra e si guarda in giro. Si sto facendo le valigie. Me ne vado da qui. Non voglio vederlo mai più.
"Te ne vai?" Mi chiede.
"Non sono affari tuoi. Che vuoi?"
"Beh io volevo dirti che ho sbagliato, non ho usato tatto nel dirti certe cose e che comunque mi dispiace perchè tra di noi ci stava qualcosa.."
"Non c'è stato mai niente, almeno da parte tua" puntualizzo.
"No lo so, ma io non sono uno che si innamora, lo sapevi e comunque odio quel greco e non volevo che ti facesse soffrire ancora. Avevi bisogno di dimenticarlo e con me ci sei riuscita, quindi qualcosa mi devi.." mi dice.
"Che cosa??? Ma tu sei impazzito. E poi chi te l'ha detto che l'ho dimenticato?? Cosa ne sai, mh?? Puo darsi allora che ho mentito anche io e stavo con te per pietà!" Dico. Ora è il mio turno di fargli male. Tanto è finita. Non potró mai perdonarlo.
"Per pietà?"
"Esatto. Ora puoi andare non voglio sentire altro. Buona vita di merda" dico indicandogli la porta.
"Non potrai mai perdonarmi??"
"No. Mai."
"Io me ne sto andando, via da Roma. Torno a Barcellona... eh ecco vorrei che sistemassimo le cose.."
"Non c'è nulla da sistemare. Non siamo mai esistiti. Basta. Ho preso la mia decisione. Va a Barcellona e restaci" dico.
"Capito.."
"Ancora qua stai?? Vattene su. Ho da fare" dico impuntandomi.
"Cami.." prova a dire lui.
"Non voglio ascoltare altro Tho. Per me sei il nulla. Mi fai schifo come uomo e persona. Aveva ragione Kostas, non dovevo fidarmi di te" gli dico.
"Mh ok" si alza.
"Per colpa tua e dei tuoi giochetti sporchi l'ho perso okay. Vaffanculo. Vattene Thomas ti giuro che alzo le mani"
Lui non mi dice niente e scende con i trolley tra le mani. Sono più sollevata sapendo che non lo vedró più. Sento il motore della macchina rombare, è andato via. Scendo anche io con le mie valige e le carico in macchina. Direzione supermercato. Prendo il carrello ed entro, leggendo il biglietto che mi ha fatto mia madre. Prendo la pasta, il sugo già pronto, un pacchetto di patatine, un po di frutta e poi ni dirigo al reparto dolci. Leggo che non c'è scritto Nutella ma la voglio, ne ho bisogno. Allungo una mano per prenderla ma qualcuno sta stringendo il mio stesso barattolo. Alzo gli occhi e mi ritrovo Kostas, bello come sempre.
Rimango imbambolata a guardarlo finche lui non ni dice: "Ciao.."
"Ciao" rispondo.
"Stavamo prendendo le stessa cose" mi dice.
"Ecco lascialo allora che gia sei ciccione di tuo" dico ridacchiando.
"Senti smettila mh" rosicone come sempre.
"Che ci fai qui?" Chiedo.
"La spesa forse??" Mi risponde. Beh si. Ovvio.
"Si ma dico. Tu a fare la spesa.." puntualizzo e lui lascia il barattolo della nutella cosi lo metto nel mio carrello.
"Non ho nulla a casa" risponde. Ha ancora il cerotto sul naso, per il dopo operazione. Non sono mai andata a trovarlo. Non potevo.
"Come stai?" Chiedo.
"Puo andare meglio. Tu perchè non mi hai mai risposto?"
"Avevo bisogno di stare sola e non sentire nessuno" dico semplicemente.
Rimaniamo in silenzio e continuiamo a vagare per il supermercato, senza comprare altro, ma ci limitiamo a stare uno vicino all'altro. In silenzio.
"Io ho finito" dice poi.
"Anche io.. anzi mi prendi quel pacco di biscotti lassu che non ci arrivo Ko?" Chiedo indicandoglieli.
"Nana" dice e me li prende.
"Stronzo"
Andiamo alle casse e poi usciamo con le buste. Le carica in macchina.
"Hai da fare?" Mi chiede.
"Devo portare la spesa a mamma" dico "adesso sto da lei"
"Vuoi cenare con me?" Mi chiede spiazzandomi.
Lo guardo. Dopo tutto quello che gli ho detto, l'ultima volta, sto matto mi vuole ancora bene...
Ho riflettuto su quello che mi ha detto e devo dire che forse ma forse un po ragione ce l'ha, ma non glielo diró mai.
"Passiamo da mamma prima a portargli la spesa" dico.
Lui annuisce. Saliamo ognuna nelle sue macchine.
"Ti aspetto a casa?" Chiede.
"Si" rispondo.
Porto la spesa a mamma e dico che ceno fuori. I miei voglio sapere e quando mi sfugge il nome di Kostas, mio padre inizia a sbocciare.
Scuoto la testa e vado da Kostas.
"Eccola" ni dice e mi a entrare. È diversa la casa, messa in tutt'altro modo. È strana.
"Hai fatto modifiche"
"Gia.."
Ha apparecchiato. Ed ha anche provato a cucinare. Secondo me l'ha ordinato ma vabbe, rimango zitta. Lasagne e pollo con le patate. Impossibile che lo ha fatto lui. Ci sediamo e mangiamo.
"Ti fa ancora male?" Chiedo indicandogli il naso.
"Non molto" risponde a monosillabi. Lo guardo, sembra triste.
"Perchè mi guardi cosi?" Mi chiede.
"Hai qualcosa.."
"Sapere che ti ho persa e ti farai una vita con qualcun altro mi fa stare male" dice.
Abbasso lo sguardo. Ora non c'è più un altro ma non so se posso perdonare Kostas e ricominciare tutto. Ho bisogno che lui faccia qualcosa se mi vuole davvero, perchè un'altra presa per il culo non la reggo.
Finiamo di mangiare  e sparecchio. Ci mettiamo sul letto ed io mi sdraio vicino a lui a vedere la tv.
"Sono confusa.." ammetto.
"Ti vedo"
"Stavo con lui perchè era tipo te.."
"Ma io ero vero, non ti ho mai detto quelle cose" mi dice.
"No peró.."
"Sono matto"
"Che casino.." dico. "Oggi ci stava Tina a Trigoria" lo informo.
"Che faceva?"
"Imbruttiva con Axel e Aysha, giocavano" dico.
Sorride. Il primo da tanto tempo.
"Sono contento che sei venuta a cena" mi dice.
"Embe.. alla fine un po volevo vederti, anche se ero combattuta.."
"Eccomi"
"Ti puoi avvicinare, non mordo.." gli dico mordendomi il labbro.
"Si lo so.." si avvicina e mi abbraccia.
"Oh mo si" lo abbraccio anche io. Mi erano mancate le sue braccia attorno alla mia vita.
"Mi perdonerai mai?" Mi chiede.
"Adesso non lo so, non ho le risposte.." dico coccolandolo un po.
"Basta che stai qui.." mi dice. "Non li hai buttati i pony vero?"
"No"
"Ho indovinato eh" mi dice.
"Si beh se non mi conosci tu"
"Come le tasche mie"
"Lo so.." dico.
"Non l'ho mai fatte a nessuno ste cose, manco a Ste i primi tempi. Me la cavavo con due palloncini" dice.
"Ho visto" rido "io sono io peró"
"Certo. Ovvio. Sta bona va che per comprarli, le figure di merda" mi coccola.
"Perchè?"
"Mi vergognavo ceh. Ma chi le ha mai fatte ste cose! Apparte che non ci stavano pony, tutti pupazzi strani. Io volevo i pomy. Uno l'ho rubato nel carrello di una bambina, mi perdonerà ceh. Mi serviva.." dice. Scoppio a ridere di gisto. Sta fuori come un balcone.
"Non ridere. Le comiche con Radja guarda!" Dice.
"Immagino. Pero erano proprio belli"
"Menomale" mi stringe. Lo fa come se fossi una cosa preziosa, come se dovesse proteggermi da tutto il male che c'è nel mondo, come se volesse far scudo con il suo corpo per tutte le cose brutte che abbiamo fatto e non farmele toccare più. È una stretta vera di quelle che ti entrano dentro.
"Lo sai che il passato non si camcella vero?" Dico.
"Si. Sono gia preparato" mi bacia la testa "dentro di me lo so che non tornerai più"
"Vedremo.. ho bisogno di pensare"
"Tutto il tempo che vuoi ma per adesso... approfitto" mi sbaciucchia.
"Bravo.." rido.
"Rimani qua stanotte?? Tanto non ti piace dormire sola.. Ghemon è quello che è, rimani qua" mi dice.
"Ei non maltrattare il mio cane!"
"Ma io gli voglio bene! Ma il fiato addosso del cane ceh" mi dice.
"In caso di necessità.."
"Non ne hai bisogno ora. Ghemon è contento, ci vogliamo bene, mi da il permesso" mi dice.
"Ah si?"
"Sisi. Gli piaccio"
"A Thomas gli ringhiava"
"Bene, bravo. Viva Ghemon. Lo vengo a trovare, grande cagnoline belli. Fa bene Cami. A me, mi lecca, mi guarda con gli occhi a cuoricino, gli piaccio quindi vieni.." mi sposta le coperte.
"Mettiti con lui no" mi metto sotto e rido.
"No mi piace la patata umana"
"Ma lo so scemo"
"E ribadisco. Hai visto mai che te ne scordi che mi piaci te" copre tutti e due.
"Freddo stasera" dico.
"Si molto. Vie qua vie. Ce penso io a te" mi tira a lui e mi scalda.
"Menomale va" metto una gamba tra le sue. "Pensa se alla fine faccio un figlio con Peres cosi mi vengono mulattini come piacciono a me" dico.
"Ma smettila. Falli con me, li coloriamo"
"Ma che dici" rido.
"Eh che dico. Gli compriamo il fondotinta scuro e sbam ce li hai come ti piacciono"
"No. Negativo" rido.
"Vabbe allora bianchi e basta mh" mi da i baci.
"Mhhh. Ma dormi va che stai a sparà cazzate. Buona notte Lapo"
"Lapo??"
"Col naso rifatto"
"Ahhh" ride e mi bacia a stampo. Scuoto la testa e lui mi stringe a se e mi tocca i capelli finche non mi addormento sul suo petto.

Improvvisamente, tu 2. Benedetto il giorno che ti ho investita. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora