3.

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Apro gli occhi, poi li richiudo. La luce è troppo fastidiosa.

Sbuffo più volte e finalmente mi decido a guardare in faccia alla realtà: mi ritrovo distesa sul materasso a pancia in giù, con metà corpo sul pavimento; mi tiro su sedendomi a gambe incrociate, mi sfrego la faccia. Lascio cadere a terra i pantaloncini di tuta rimanendo completamente nuda; rollo una sigaretta e la accendo.

Rimango impalata al centro, nuda e con un drum storto in bocca: mi sa che sono in preda alla confusione dei postumi mattutini.

Mi risveglio dal mio trans con un'enorme sbuffata e finalmente mi decido ad indossare un paio di pantaloncini di jeans ed una semplice canotta nera; rifaccio un po' il letto, tirando  alla cavolo il lenzuolo e menando il cuscino per fargli riacquisire una forma .

<<Smettila!>>

L'urlo di mio padre mi fa sobbalzare, inizio a sentire mia sorella piangere.

<<Ma perché proprio la mattina, cazzo>> maledico guardando il soffitto.

Faccio girare la chiave nella serratura ed esco velocemente dalla stanza: i due sono in cucina.

<<Che sta succedendo qua?>> mi intrometto andando vicino a Jasabelle, ha il viso rigato dalle lacrime.

<<Devi insegnare un po' di educazione a tua sorella>> mi sputa addosso.

Mio dio, ha l'alito che sa di alcool già alle undici di mattina.

<<Io non devo insegnare proprio un cazzo a nessuno>> gli punto il dito contro <<Cosa hai fatto a tua figlia?>> urlo.

<<Ho portato il mio pupazzo a tavola per fare colazione insieme>> dice quasi in un sussurro la bambina, come se si non volesse far sentire.

<<Ho portato il mio pupazzino, per far colazione con lui>> la prende in giro mio padre, riproducendo la sua voce, risultando solo odioso e inquietante.

Prendo in mano il gioco di mia sorella e noto che la coda è stata strappata e la pancia marroncina è letteralmente squarciata.

<<C'era proprio bisogno di rompere uno dei pochi giochi di tua figlia? Ha sei anni coglione, ovvio che se lo porta in giro con se ovunque vada>> 

<<Tu del coglione non me lo dai, stronzetta. Sono tuo padre e quindi faccio quel cazzo che voglio>>

<<Allora dato che sei il padre, metti un po' di soldi per comprare da mangiare, fai tu la spesa e cucina tu, dato che è questo che fa un padre. Non spendere soldi in alcool, droga e puttane tutta la vita>>

<<Beh, se non ti comprassi canne e cocaina tutto il tempo, potremmo permetterci di più>>

Sento le spalle cascarmi, discutere con un'ubriaco  che ha anche quasi ragione, per di più di prima mattina, mi distrugge proprio.

<<Si ma quei soldi me li guadagno in un modo e nell'altro, metto in primo piano sempre il bene di mia sorella poi le mie cose>> scuoto la testa <<Jasabelle, vai in camera tua a cambiarti. Usciamo>> le ordino senza distogliere lo sguardo da mio padre.

Il quarantacinquenne mi prende per la gola e mi fa scontrare con il muro: afferro la sua mano con le mie cercando di liberarmi dalla presa che si fa sempre più stretta.  Sento gli occhi inumidirsi e comincio a scalciare.

<<La prossima volta che fai la stronzetta in questo modo, ti prendo a cinghiate>> i suoi occhi mi fanno sempre così paura, sono così scuri che a malapena noto la pupilla dilatata per la droga.

Bravi ragazzi nei brutti quartieriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora