Dopo mesi e mesi, mi ritrovo alle sette a prendere la metro da sola. Dopo mesi che ero sempre con mia sorella.
Fisso i binari sporchi mentre tengo salda tra le dita l'ennesima sigaretta della mattinata: non mi sento pronta a tornare a scuola. Volevo aspettare ancora qualche giorno per cercare di far passare almeno il gonfiore sul volto, ma quella cazzo di scuola ha chiamato mio padre per sapere dove fossi finita.
Non voglio tornare a scuola, non me la sento.
E se mi viene da piangere davanti a tutti? No, non posso permettermelo.
Ho una dignità dopo tutto, no? Non posso passare per la mocciosetta fragile che piange, anche se ne avrei tutto il diritto: la mia sorellina, la mia Jasa, la mia unica ancora per rimanere stabile, la mia piccola dolce bambina è scomparsa e non la vedrò mai più. Ho sempre vissuto con l'obbiettivo di farla crescere come una bambina normale, era come se vivessi per lei, per salvarla. E ora? E ora per cosa posso vivere? Con cosa posso riempire questo tremendo vuoto che mi grava dolorosamente nel petto?
<<Oh mio dio! Sei tornata!>> vedo Murphy corrermi in contro seguito da Alex e Dixton.
Tiro gli angoli della bocca cercando di fare un sorriso gentile ma mi sa che non mi è venuto tanto.
<<Come stai?>> chiede il biondo col septum con voce bassa, l'aria preoccupata e lo sguardo con il quale si guarda un cane abbandonato in una discarica.
Ecco perché non volevo tornare.
Traci mi prende a braccetto e comincia a camminare verso l'entrata.
<<Non ho ancora finito di fumare>> mi lamento piantando i piedi per terra come un mulo.
<<Puzzi come una ciminiera alle otto di mattina, hai già gli occhi rossi e hai un retrogusto di alcol>> si blocca e prende un respirone per calmarsi <<Ok, ok , ok. Ho raccontato a Dixton a grandi linee quello che ti è successo, Zack lo ha detto agli altri due. Nessuno ti farà domande, tranquilla>>
Anch'io tiro un sospiro di sollievo finalmente.
<<Butta in dietro la testa>> ordina, anche se mi posiziona lei con poca delicatezza. Due dita mi aprono un'occhio e poi due gocce fredde e fastidiose mi colpiscono l'iride. Così anche con l'altro.
<<Così almeno non sembrerai una drogata>>
Scoppio a ridere e continuo a fumare la mia sigaretta.
Varchiamo la soglia proprio al suono della campanella. Strano vero? Avril Reed in orario?
Ma di certo non lo sarò a lezione.
<<Posso parlarti?>>
Guardo il biondo che mi si è stagliato davanti facendo sussultare entrambe.
<<Ti tengo un posto>> Traci mi bacia sulla guancia e sorride a Zack.
<<Cosa mi devi dire?>> mi appoggio con poca eleganza agi armadietti dietro di me.
<<Volevo solo sapere come stessi>> si mette le mani nelle tasche dei jeans scuri strappati.
Faccio spallucce, è l'unica risposta che riesco a dare a questa domanda.
Ci guardiamo imbarazzati, non so di cosa parlare.
<<Ho parlato con Traci e volevo solo dirti che se hai bisogno casa mia è sempre aperta per te>> si passa una mano sulla nuca arrossendo leggermente.
Mamma mia, giuro che in questo momento scoppierei a ridere solo per aver visto le sue chiare guance colorirsi un po': Zack Campbell che arrossisce?! Adorabile.
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Bravi ragazzi nei brutti quartieri
Teen FictionAvril, quasi 17 anni un padre alcolizzato e violento, una sorella di sei anni da accudire e proteggere, e una madre che non si sa più dove sia. Zack, 19 anni, spacciatore del quartiere in cui vive anche Avril, occhi freddi, corpo tatuato e un pass...