17.

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Mi appoggio al muro maldestramente, non riesco a stare dritta.

<<Io non ci parlo con te>>

<<Tu mi parli eccome>>

Incrocio le braccia al petto e sbuffo facendo volare una ciocca di capelli che mi ricadeva sulla fronte.

Mi passa il dorso del dito sul livido quasi scomparso.

<<Ti ricordo che non puoi toccarmi, coglione>>

<<Ma sentiti, sei talmente fatta che non riesci a parlare>> si avvicina leggermente a me appoggiandosi al muro, posando il peso sulla sua mano.

Guardo il suo braccio teso sfiorarmi quasi il viso.

<<So come farmi perdonare>> sussurra al mio orecchio ghignando.

Il suo fiato caldo mi fa totalmente rabbrividire.

<<Zack, ti prego>> cerco di dire in modo serio ma mi esce come un lamento ammosciato.

Mi stampa un leggero bacio sul collo, quasi impercepibile.

<<Zack, no>> lo stacco da me con forza <<Tu mi hai colpita. Hai chiuso con me>> mi levo dal muro ma mi ci ritrovo nuovamente appiccicata con le sue enormi mani che mi stringono le spalle.

<<Io ti voglio>>

<<Io no!>> urlo disperata.

Poggia una mano sulla mia coscia avvolta solo da dei collant e inizia a farla salire lentamente mentre si fionda di nuovo sul mio collo.

<<Piantala>> lo spingo via da me per l'ennesima <<Sei stra fatto e puzzi di alcol>>

La sua espressione cambia: il suo ghigno perverso si distende in una linea completamente serrata e dritta, i suoi occhi si incastrano nei miei.

<<Smettila di fare la santarellina>> mi sibila addosso <<Smettila di fingere, sai benissimo che hai voglia di scoparmi dal primo giorno che ci siamo visti>>

Corrugo la fronte.

<<Si forse hai ragione. Ma è colpa tua se ora non puoi portarmi a letto>> gli punto il dito contro.

Mi guarda e basta.

Sembra incazzato.

Mi fissa.

Mi bacia.

Sbatte con forza le sue labbra secche sulle mie.

No non mi oppongo, anche se lo vorrei.

No, non è vero per un cazzo, lo voglio sentire mio.

Poggia una mano sulla mia schiena e mi spinge contro il suo busto: una scarica di pura eccitazione scuote ogni mia singola parte del corpo.

Apre la sua bocca facendo toccare le nostre lingue calde e umide.

Si stacca e mi tira per il braccio.


La porta si chiude alle sue spalle: la stanza è semibuia e il casino della festa sembra essersi attenuato.

Ho la testa nel più completo pallone: non capisco se io stia vivendo un fantastico ed eccitante trip o se sia tutto reale.

Respiro profondamente sentendo il suono del mio fiato rimbombarmi dentro la testa.

Si avvicina lentamente, come se fosse un felino che pedina di nascosto la sua preda.

Mi spinge facendomi cadere sul letto dietro di me: indietreggio sul materasso aspettando solo che mi raggiunga.

Bravi ragazzi nei brutti quartieriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora