4.

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Una casa come la mia, in effetti gli appartamenti di questa zona sono praticamente tutti uguali, un forte odore di fumo e un assoluto disordine.

Appena entro in sala Tracy mi butta le braccia al collo

<<Visto, ve l'ho detto: sempre in ritardo ma non manca mai>> mi strofina i capelli.

<<Mia sorella non si addormentava più>> ridacchio cercando di togliermela di dosso.

Mi butto sul divano, sono veramente stanca, e mi passo una mano sul viso cercando di riprendermi.

<<Vi prego ditemi che avete qualcosa di buono>> imploro buttando indietro la testa.

<<Giornata pesante, eh?>> chiede Alex lanciandomi una bustina con della coca dentro.

Gli simulo con le labbra un " ti adoro" e poi gli mando un bacio che fa finta di prendere.

<<Che hai fatto al collo?>> 

Sobbalzo leggermente al suono della voce di Zack, non mi ero resa conto di essermi seduta vicino a lui.

<<Che ho fatto al collo...>> me lo tocco <<Niente perché?>>

Cerco di nascondere l'agitazione che però trasuda dalle mie parole schiette e fugaci.

<<Si è vero, hai tipo quattro lividi a strisce>> Murphy gira il coltello nella piaga.

Odio quando la gente fa così, quando fa domande così stupide: forse sono stupide per me, ma diamine, veramente la gente ha il coraggio di chiedere "cos'hai sul collo" quando si vede chiaramente che sono lividi?

<<Non ho fatto niente>> la mia voce diventa più seria e tagliente. Il mio corpo si irrigidisce e mando giù un groppo di saliva.

<<Avril, al rapporto>> si alza la bionda e mi fa segno di seguirla.

<<Cristo, fatemi drogare un po' prima>> sbuffo alzandomi.

Usciamo dalla piccola sala e mi alza il mento.

<<E' stato lui vero?>> si mette le mani sui fianchi.

<<Cristo, Tracy, abbassa sta cazzo di voce!>> la riprendo <<Sì, chi vuoi che sia stato?>> domando ironica alzando gli occhi al cielo.

<<Non puoi continuare così, cazzo, hai un nuovo livido ogni giorno...>> non la lascio finire di parlare.

<<Tracy, mio padre non è l'unico ubriacone che mena le figlie, sai quanti ce ne sono solo in questo quartiere?!>> inizio a stufarmi delle sue preoccupazioni.

<<Ha tentato di strangolarti!>> rialza la voce e la zittisco subito.

<<Denuncialo cazzo, pure mia madre si ubriaca e si porta a letto più uomini di non so chi, ma non mi ha mai sfiorata, mi ha sempre trattata bene>> 

<<Ora torniamo di là, e non farai nessun riferimento a quello che ci siamo dette ora>> la guardo seria e poi torno dagli altri.

Mi butto di nuovo sul divano, vicino a Zack.

<<Allora di che parlavate?>> domanda Dixton incuriosito.

<<Della lunghezza dei vostri peni>> se ne esce la bionda, avrà sicuramente sputato la prima cosa che le passava per la testa.

Tipico suo.

Tutti si girano straniti corrugando la fronte.

<<Che c'è, siamo ragazze, non possiamo farne a meno>> la salvo dall'imbarazzo sorridendo innocentemente prima di inspirare in po' di polvere dal polpastrello del mio indice.

Iniziamo a parlare di non so neanch'io  cosa.

Mi sento picchiettare il braccio, mi volto verso il biondino vicino a me.

<<Va tutto bene? Sicura?>> mi sussurra all'orecchio, lo guardo per qualche secondo negli occhi poi abbasso lo sguardo e ritorno alla conversazione con gli altri, stranita da quella domanda.

Tempo un'oretta o meno, tra cannette e qualche sniffata, e siamo tutti storti: biascichiamo parole incomprensibili stravaccati sui divani.

<<Perché ti stavi menando con Sasha? E voi coglioni li a guardare?>> domando osservando le mie dita sul piercing all'ombelico.

<<Ah è vero non ti ho ancora ringraziato per la birra in faccia>> ridacchia Zack.

<<Affari dolcezza, affari>> prende parola Murphy bevendo l'ultimo goccio dell'ennesima birra.

<<Sarà...>> commento sottovoce chiudendo gli occhi.


Una vibrazione disturba il mio riposo e poi parte la mia suoneria.

<<Avril, il tuo telefono, fallo stare zitto>>  sento mugolare Traci.

Sbuffo e  senza neanche guardare chi sia, scorro il dito sullo schermo per rispondere.

<<Pronto?>> sbadiglio.

-Avril-

<<Ehi Jasa, è successo qualcosa?>> cerco di levarmi di dosso il piede di Zack.

-Papà è uscito da un po' e sono sola  casa, ho fame.-

Guardo l'orologio: le venti passate.

<<Oh dio>> urlo più a me stessa.

Vedo Murphy alzare la testa.

<<Resta qua stasera>> mi mima con le labbra.

Sì, in effetti non ho nessuna voglia di andare a casa in questo momento.

Mi alzo dal divano e vado sul terrazzino della cucina per accendermi un drum.

<<Piccola senti, vai da Rosa, di sotto, dille che resti là stasera. Ora la chiamo>>

-Ma quando torni?- odio quella voce così tenera.

<<Tesoro stasera torno tardi che ho una roba da fare qua, su dai fai quello che ti ho detto>>

-Ok bacini bacini- 

Riaggancia.

Sbuffo portandomi la sigaretta alle labbra  e mi appoggio con le braccia al parapetto.

<<Ti hanno mai detto che hai un bel fondo schiena>>

<<Sì, me lo dicono ogni giorno: non guardarmi il sedere>>

Lo sento ridere alle mie spalle seguito dal rumore della pietruzza dell'accendino fatta scattare.

<<Non posso guardarlo?>> si affianca a me.

<<Certo che no! E' mio>> rido.

Cala un po' di silenzio.

<<E' carina tua sorella>> si passa una mano fra i mossi capelli biondi.

Sorrido: <<Si è vero>> 

<<Non metterti nei guai con Sasha, né tu né gli altri>> cambio discorso.

<<Non mi conosci>> scuote la testa buttando fuori del fumo dal naso.

<<E' vero. Ma conosco Sasha>>

<<Comunque è troppo tardi>> ridacchia.

Annuisco e rimango in silenzio.

<<Comunque i lividi ti fanno molto ragazza tosta>> ridacchio.

Giro la testa e gli tiro un pugno sulla spalla.

<<Non metterti mai contro di me>> lo sfido <<Sono molto tosta>> incrocio le braccia.

<<Si, ragazza tosta, entriamo a svegliare gli altri quattro>> e mi spinge dentro casa facendomi ridere.


Bravi ragazzi nei brutti quartieriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora