Corro verso la camera di Jasa: apro l'armadio, completamente vuoto.
<<Ti prego no>> la voce prende una tonalità da pianto.
Tiro fuori i cassetti: tutti vuoti.
Impazzisco completamente e comincio a mettere sottosopra la cameretta urlando e lanciando robe a terra.
Quando vedo anche lo scatolo, che conteneva quei pochi giochi, vuoto, sento tutto crollarmi completamente addosso.
Piango come una dannata tirandomi i capelli.
Digito con le dita tremanti il numero di mia madre.
"Il numero da lei composto non è esistente"
Ecco la goccia che fa traboccare il vaso.
<<Stronza!>> urlo buttando il telefono contro il muro.
Mi accascio vicino al letto sfatto lasciando che una valanga di lacrime mi inondino il viso. Singhiozzo talmente tanto che mi viene difficile anche respirare.
<<Io lo sapevo, lo sapevo>> mi maledico per non aver fatto niente. Per essere stata a guardare mentre quella donna architettava la completa disfatta di quel che era rimasto della nostra famiglia.
Mi rannicchio su un lato in posizione fetale.
Fisso la scimmia di peluche abbandonata sotto il letto: quei due occhietti neri spenti mi fissano con un aria vuota, la bocca cucita sorride. Allungo il braccio per afferrarla.
Nella mia testa vedo Jasa stamattina che usciva di fretta con mia madre senza il suo gioco preferito. E' stata la prima volta che se l'era dimenticata a casa. Conoscendola se avesse saputo di dover partire avrebbe fatto mille scene per tornare a casa per recuperarla, poi... poi me lo avrebbe detto.
Me l'ha portata via.
Mi alzo e vado in camera mia.
Ha portato via mia sorella.
Incomincio di nuovo a piangere in modo patetico ma strettamente necessario.
Dalla mia bocca escono solo lamenti o urla, non riesco nemmeno a pronunciare una singola parola.
Mi porto al petto quel pupazzo.
Oggi la mia vita è completamente crollata.
Non penso neanche di chiamare Traci.
Sento la porta d'ingresso sbattere.
Spengo velocemente il mozzicone nel posacenere e mi rannicchio contro il muro.
<<Dove cazzo è ?>> si sente sbraitare.
Poi passi pesanti e veloci.
Fisso la porta della mia camera: non l'ho chiusa a chiave.
Ecco che si spalanca e compare mio padre, sconvolto, agitato, incazzato.
<<Cosa cazzo vuol dire questo messaggio?!>> mi mostra lo schermo del telefono.
Mi asciugo le lacrime con il dorso della mano.
<<Dimmi cosa cazzo vuol dire questo messaggio?>> si china velocemente su di me e mi afferra per i capelli.
Leggo a mente il messaggio che gli ha scritto sua moglie.
<<Allora?>> ringhia disperato tirandomi i capelli tanto da farmi alzare il mento.
Come una stupida incomincio a piangere.
Si alza e si passa una mano sul viso.
<<Lo sai che è colpa tua>> mi punta il dito contro.
Lo guardo dal basso, sentendomi come una bambina terrorizzata.
<<Porca puttana parla!>> sbraita tirandomi un calcio al fianco che mi fa sdraiare.
<<Io lo avevo detto>> singhiozzo.
<<Che cazzo dici?>> mi afferra per la maglietta <<Che cazzo hai detto?>>
<<Io ti avevo avvisato che ci avrebbe distrutti di nuovo.>>
Ecco un bel pugno dritto sulla guancia.
Me lo merito?
<<Tu mi avevi avvisato?>> ride nervoso nascondendo due lacrime scappategli dagli occhi.
<<Se tu non fossi stata così egoista, mia figlia sarebbe ancora qua!>> urla ancora più forte <<Dimmi dove cazzo sono?>>.
<<Non lo so>> sussurro mentre mi rannicchio per proteggermi.
Iniziano i calci i pugni gli schiaffi e non so neanche cos'altro.
Sento solo colpi forti all'addome, alla faccia, alla gola, al petto, alle gambe.
Ovunque.
Mi sollevo solo per vomitare sangue sul pavimento e poi ritornare ad accasciarmi.
I calci sono più di cinque, lui non aveva mai superato quel numero.
Diventano sei, poi dieci e poi perdo il conto.
<<Dov'è la mia Jasa?!>> urla con un accenno al pianto per poi prendermi e sollevarmi.
Mi spinge contro il muro bloccandomi la gola con un braccio.
Con un gesto veloce afferra la sua Glock 17 da dietro la schiena e me la punta sotto il mento.
Il metallo freddo contro la mia pelle.
Mi vuole uccidere?
Si.
Lo vorrebbe così tanto, e io vorrei così tanto scomparire in questo momento.
<<Papà ti prego>> lo imploro terrorizzata, mentre il mio corpo non può fare a meno di scuotersi ad ogni singhiozzo. <<Papà...>>
Si alza di scatto da me come in preda ad una crisi respiratoria.
Tende il braccio di lato e comincia a sparare contro il muro.
Mi porto le mani alle orecchie mentre urlo.
Spara fino a quando non finisce i colpi, i proiettili si incastonano nella parete crepando la vernice.
Abbassa il braccio, scoppia a piangere e se ne va.
Rimango con le mani premute sulla testa per non so quanto, non riesco a staccarle.
Mi fa male ogni singolo pezzo di carne. Come se fossi stata fulminata porto il busto in avanti e vomito ancora sangue rosso, che va a sporcare il legno del pavimento.
Mi trascino verso il mio mini bar e comincio a tirare fuori bottiglie di Jack Daniel's, raduno tutte le buste di erba, coca e qualsiasi droga che trovo vicino al letto.
Giro il tappo di una bottiglia e mando giù due sorsate.
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Bravi ragazzi nei brutti quartieri
Novela JuvenilAvril, quasi 17 anni un padre alcolizzato e violento, una sorella di sei anni da accudire e proteggere, e una madre che non si sa più dove sia. Zack, 19 anni, spacciatore del quartiere in cui vive anche Avril, occhi freddi, corpo tatuato e un pass...