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Lo lascio cadere sul mio materasso cercando di ignorare i suoi continui richiami, le sue preghiere e i suoi scleri.

<<Ne ho bisogno Avril>> ringhia afferrandomi le spalle <<Ne ho bisogno>>.

Non rispondo nulla, accendo una piccola luce e chiudo le tende.

E ora come si fa a disintossicare un drogato?

Mio padre lo aveva fatto per riprendere la custodia mia e di mia sorella, ma non gli ho mai chiesto nulla al riguardo.

<<Chiamo Dixton e gli altri, loro sapranno cosa fare>>

Ma la sua risposta è ben chiara: prende il mio telefono e lo lancia lontano da noi.

Per fortuna che quell'aggeggio è indistruttibile.

<<Zack, io non so cosa fare. Non so come aiutarti!>> sento la disperazione salirmi <<Non so come cavolo aiutarti senza ammazzarti>> cerco di prendergli il viso fra le mani e di accarezzarlo.

<<Io non voglio che mi vedano>> abbassa lo sguardo come se si vergognasse <<Ti prego>>

Sospiro leggermente e spero solo che un'illuminazione colga la mia mente che ora è totalmente vuota.

L'unica cosa che riesco a fare è prendere non so quante bottiglie d'acqua dalla cucina e mettergliele vicino.

Lo guardo raggomitolarsi contro il muro mentre continue scosse lo percuotono.

Le prime ventiquattro ore.

Solo le prime ventiquattro ore.

Mi avvicino a lui e cerco di levargli la felpa e la tuta, facendolo restare in maglietta bianca e boxer  grigi. Stendo sul materasso vari asciugamani per evitare che mi sporchi di vomito l'unico letto che mi ritrovo.

<<Chiama Jack>>

<<Assolutamente no>>

<<Ti prego cazzo!>> si siede di scatto.

<<Da quando non te ne spari?>> lo guardo cercando di non farmi intimidire. Ora a comandare sono io. Devo essere io.

<<Da ieri sera. A scuola ho solo sniffato una volta. Quindi ne ho bisogno>>

<<Mettiamo le cose in chiaro>> gli punto il dito contro <<Tu non esci da casa mia finché non sarai totalmente pulito. Ti starò attaccata al culo e fidati che non riuscirai a trovare nessuna dose di nessuna droga. Non ti faccio toccare ne la mia erba, ne la mia coca>> riprendo fiato. <<Ti do accesso solo alle sigarette>>

Butta indietro la testa facendola sbattere contro il muro e ringhiando un qualche insulto.

Mi siedo sul cuscino e la schiena appoggiata alla parete: <<Vieni qua>> allargo le gambe per ospitare il suo corpo <<Se dormi, tutto passerà prima>> e lascio che si accucci contro il mio corpo stringendomi come se fossi un cuscino.

<<Non mi lasciare ti prego>> borbotta sul mio ventre stringendomi i fianchi <<Anche se non me lo merito>>

E' vero, non se lo merita perché mi ha ferita in tutti i sensi. Ma lui mi ha aiutata quando ero caduta in fondo: ora lo devo ripagare, non posso avere debiti anche con gli amici.

Sento i suoi muscoli rilassarsi, il suo respiro farsi profondo: disteso a pancia in giù con la testa sulla mia pancia e le braccia che mi cingono il busto.  Ho una tremenda voglia di chiamare Traci ma il telefono è finito dall'altra parte della stanza e di sicuro non posso alzarmi.

Bravi ragazzi nei brutti quartieriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora