6.

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Suono il campanello e mi metto una mano nella tasca degli shorts  di jeans: mi sbilancio portando il peso sui talloni e poi sulle punte dei piedi, dondolo così per un po' increspando le labbra e fissando un punto a caso sulla porta. Un suono di serratura fa ritornare i miei occhi alla realtà.

<<Buongiorno cara>> Rosa è una donna sulla quarantina, è la tipica portinaia: paffutella, capelli pochi e non buoni, chiacchierona  come non so cosa, ma di animo veramente gentile. <<Piccola Jasa! prendi lo zainetto, c'è tua sorella>> urla sporgendosi dentro casa.

<<Grazie mille per avermela tenuta stanotte, non mi fidavo molto di lasciarla a mio padre..>> le sorrido leggermente a disagio per non averla neanche avvisata ieri sera.

<<Madonnina mia, ma hai dormito stanotte? Hai una faccia scombussolata. Vuoi un caffè?>>

In effetti sono  tornata a casa alle sei di mattina e con tutte quelle sostanze che avevo in corpo a riposare non ci sono tanto riuscita.

<<E' stata una serata... molto intensa. Comunque ti devo dire di no per il caffè, ma grazie veramente>>

Da dietro la signora sbuca Jasabelle con il suo zainetto blu sulle spalle, e la inseparabile scimmia di pezza stratta al petto.

<<Ehi Jasa, saluta la signora Rosa che andiamo da papà>> le stampo un bacio sulla fronte; la bambina si allunga e posa le sue sottili labbra sulla guancia sinistra della portinaia.

<<Mi spiace per ieri sera, ho avuto un contrattempo>> ormai parlare e fare le scale sta diventando un'impresa con tutte le sigarette che mi sto buttando nei polmoni.

<<Non preoccuparti, mi sono divertita con Peter, poi sua mamma ci ha fatto vedere le cassette alla tv>>

Sorrido guardandola toccarsi i capelli ramati che le arrivano un po' sopra le spalle.

<<Tra l'altro ho fatto da sola lo zainetto e non ho dimenticato dentro niente. Ho pure chiuso la porta di casa>> detto così, entra fiduciosa nel nostro appartamento.

Mio padre è disteso sul fianco destro intendo a respirare rumorosamente con gli occhi chiusi.

<<Fai piano che dorme>> le sussurro nell'orecchio prima che corri a giocare in camera sua.

Chiudo la porta della stanza e mi ci appoggio stremata. In due secondi mi libero di tutto ciò che ho addosso per infilarmi una comodissima canotta bucherellata dai tarli e un paio di pantaloncini neri di tuta.


<<Avril ci sei?>> sento una voce ovattata seguita da continui colpi, come un pugno contro una superficie dura <<Avril, porco santo, apri sta cazzo di finestra>>

Apro gli occhi e mi guardo disorientata cercando di capire da dove venga tutto questo baccano: Traci è con il  naso spiaccicato contro il vetro e picchia freneticamente i pugni  urlando non so quali possibili imprecazione.


<<Avril>> le sue mani stanno creando un filtro con un pezzo di biglietto della metro.

<<Dimmi tutto>> non distolgo lo sguardo dalla mia mano che lavora attentamente con il grinder color metallo.

<<Come ti sembra questo nuovo gruppo con cui stiamo uscendo?>>

Faccio lavorare indici e pollici, la cartina mano a mano si arrotola su se stessa.

<<Dei tipi forti>> lecco la colla <<Come mai questa domanda?>> e finalmente la chiudo

Mi porto la canna alla bocca, incastrando la parte del filtro fra le labbra leggermente secche.

Inizio a sbuffare fumo come un drago nel tentativo di farla tirare a dovere. Me la passo fra l'indice e il pollice per poi fare un bel tiro, lasciare che il fumo mi entri bene e poi buttare tutto fuori. Traci mette un po' di musica, PNL, un rapper francese che adoriamo entrambe. 

Chiudo un secondo gli occhi lasciando che " Da" mi entri in testa e mi inizi a far sognare. Ultimo tiro e poi le passo la canna. 

Restiamo in silenzio per un'attimo.

<<Ti devo dire una cosa>> e scoppia a ridere, si sfrega la faccia con una mano smettendo per un attimo, ma poi si rimette.

<<Idiota che hai combinato?>> la guardo un misto tra stranita e divertita.

<<Aspetta facciamo la pinga, deve salirmi un po' di più>> si rimette a ridere <<Dirigo io>>

Ci mettiamo a gambe incrociate con le ginocchia che si sfiorano e i busti leggermente piegati in avanti; mi porta la canna alle labbra, aspiro e tengo dentro, se la porta alle sue e fa lo stesso. Facciamo questo ping pong un po' di volte prima che lei non resiste più e butta tutto fuori, cadendo poi sul materasso divertita.

Butto il mozzicone nel porta cenere << Dai che mi devi dire>> la bocca inizia già ad asciugarsi.

La bionda si tira su e appoggi la schiena contro il muro <<Ho paura che mi piaccia una persona>>

Spalanco gli occhi: Traci, Traci Miller innamorata? No, impossibile, siamo sempre state le prime a dire che non bisognava legarsi ai ragazzi, l'importante era scopare e poi chi si è visto si è visto...

<<Dixton>> risponde alla domanda che non le ho ancora posto.

<<Beh in effetti è figo>> dico più a me che alla mia amica.

<<Già>> sospira guardando nel vuoto. 

Ci scambiamo gli sguardi un attimo e poi scoppiamo a ridere così dal nulla.

<<Ma se non sai neanche baciare veramente>> rido.

<<Che hai detto?>> mi lancia il cuscino addosso con faccia indignata << Faccio venire i ragazzi solo con un bacio  a stampo>>

<<Come no>> biascico  allungando tutte le "o".

Mi mette nel palmo della mano due piccole pasticche squadrate azzurrine.

<<Che cos'è?>> 

<<Prendile e diventerai ancora più fatta>>.

Contiamo fino  tre e poi le buttiamo giù, come se fossero caramelle.

<<Se vuoi te ne do una prova>> 

<<Di cosa?>> mi gratto con un dito la punta del naso.

<<Che bacio bene>>

<<Vai fammi eccitare>> dico senza neanche capire di che stiamo parlando. 

Traci si mette a quattro zampe e avvicina il volto al mio: le nostre labbra si uniscono, prima rigide poi iniziano a muoversi. Una sensazione strana, non ho mai baciato una ragazza fino ad ora.  Ci stacchiamo per un secondo ma subito ci riuniamo in un bacio più aggressivo: siamo entrambe stra fatte, non capiamo nulla, eppure ci stiamo eccitando.

La sua lingua si insinua nella mia bocca mentre la sua mano mi stringe un seno.  Con le dita scendo fino ai suoi pantaloncini e le li sfilo; fa lo stesso con me, ci togliamo le magliette e rimaniamo in intimo.

Io e la mia migliore amica ci stiamo masturbando a vicenda, godiamo eccome: le sue dita sottili mi stuzzicano la mia clitoride mentre la sua bocca  mi sta letteralmente mangiando una tetta. Arriviamo entrambe all'orgasmo, soppresso in un gemito silenzioso. Ci buttiamo sdraiate sul materasso ansimando: ci guardiamo, e scoppiamo a ridere come sempre.






Bravi ragazzi nei brutti quartieriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora