Spengo la sveglia con gli occhi ancora chiusi. Mi giro sulla schiena e mi ritrovo a fissare il soffitto: c'è un'enorme macchia scura di umidità, prima o poi mi devo decidere a levarla.
Mi accendo una mezza canna rimasta da ieri sera e dopo un enorme tiro finalmente trovo la voglia di alzarmi e andare verso l'armadio.
Si, sono in ritardo.
Leggings neri, maglietta bordeaux con le maniche fino al gomito e la solita giacca nera.
Entro in cucina mettendomi lo zaino in spalla e pregando che Jasa sia pronta.
Wow.
Che scena.
Mia sorella al tavolo che finisce un toast alla marmellata, già vestita e con lo zaino vicino alla sedia.
Mia madre che sistema dei piatti mentre mio padre la abbraccia da dietro palpandole il sedere e ridendole sul collo.
<<Oh, buon giorno piccola>>
Mi ha chiamata piccola?
Lei non può chiamarmi piccola.
Mio padre non ubriaco, ma felice?
Scuoto leggermente la testa nel tentativo di riprendermi dallo shock.
Afferro la caraffa del caffè e ne verso una tazza.
<<Avril, non trangugiare così velocemente!>> mi riprende con un'odiosa falsa vocina da "sono la mamma dolce e carina che ti sta dolcemente sgridando".
Ha il coraggio di dirmi cosa devo fare?
Sbatto la tazza nel lavandino e la guardo male.
<<Jasa, veloce a metterti le scarpe che se no perdiamo la metro.>>
<<Ma la mamma ha detto che ci accompagna lei>>
Cosa?!
<<Cos'è, non è mai troppo tardi per comportarsi da madre?>> la guardo con un sopracciglio alzato.
<<Dai Avril, fra un quarto d'ora partiamo>>
Perchè cazzo deve ridere.
Esco dalla cucina reprimendo un clamoroso urlo.
<<Avril, tesoro!>>
<<No, te lo scordi che con me ripari con un semplice passaggio a scuola>> e mi sbatto la porta alle spalle.
Puttana.
Mi sento così... strana? Si, fare la strada da sola, senza quella piccoletta e il suo peluche, non mi ricordavo che fosse così.
Nelle cuffiette mezze rotte rimbombano le parole dei Bon Jovi e cerco di concentrarmi su queste, se no rischio di sclerare.
Forse però è un bene che sia tornata, mia sorella ha bisogno di una madre.
Ma aveva me.
Come fanno a non avercela con lei?
Come fanno ad essersi già scordati di quanto abbiamo sofferto a causa sua?
Forse sono io che sono difficile e rancorosa?
No, io so che lei ci distruggerà ancora.
Mi sistemo meglio lo zaino sulla spalla mentre cammino velocemente.
E sbam eccomi che sbatto contro qualcuno.
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Bravi ragazzi nei brutti quartieri
Roman pour AdolescentsAvril, quasi 17 anni un padre alcolizzato e violento, una sorella di sei anni da accudire e proteggere, e una madre che non si sa più dove sia. Zack, 19 anni, spacciatore del quartiere in cui vive anche Avril, occhi freddi, corpo tatuato e un pass...