12.

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Sono circa le cinque meno un quarto di mattina quando rientro dalla mia finestra.

Sferro un pugno nel buio colpendo probabilmente un muro della mia stanza.

<<Ma che ho? Una faccia che attira pugni>> urlo a me stessa, non preoccupandomi minimamente di venir sentita da mia sorella o da mio padre <<Ce l'ho forse scritto in fronte?!>>

Non so se sto piangendo, sento solo gli occhi umidi e un grande peso al petto.

<<Della sgualdrina lo dai a qualcun altro, testa di cazzo>> 

Continuo a tirare pugni al muro scrostato.

Era drogato e ubriaco, non sapeva che cosa stesse facendo.

<< Non è una scusa, un amico non picchia una amica. Non la provoca dicendo che si innamorerà di lui e poi le tira un destro sulla guancia>> 

Mi parte un bestemmia tra i denti.

<<E poi per cosa?! Ho scopato con un ragazzo di Sasha? Non lo sapevo, non ero in me, ero ubriaca, ero fatta e avevo bisogno di soldi!>> tiro un altro pugno.

Giro la chiave ed esco dalla camera.

Accendo la luce del bagno e subito vedo il mio viso riflesso nel quadrato e sporco specchio.

Che aspetto di merda, il livido di mio padre è stato sostituito da quello di Zack, il trucco è completamente sbavato e i capelli sono peggio di quando mi sveglio dopo una sbornia finita male.

Metto il dorso della mano destra sotto il getto di acqua fredda del lavandino, cercando di sciacquarla dal sangue fuori uscito dalle nocche.

Mi lavo il viso tramutandomi in qualcosa di ancora più disperato.

Non riesco a distogliere lo sguardo dai miei occhi, così scuri e così stanchi di sopravvivere a questa vita, che diciamocelo, è uno schifo.

 Così, dopo un brivido lungo la schiena, scoppio a piangere.

Le miei spalle sobbalzano ad ogni singhiozzo, mi porto una mano sugli occhi e scivolo giù finendo sul pavimento.

<<Perché mi hai fatto questo Zack?>>



Il rumore di palmi di mani che battono contro la porta mi riporta verso la realtà.

Apro lentamente gli occhi: sono sdraiata sul mio materasso con addosso i vestiti ieri sera.

Ancora quel rumore, ma lo sento così lontano.

Mi metto a sedere e inizio a disprezzare l'impasto che mi ritrovo in bocca.

Finalmente mi decido ad andare ad aprire la porta.

<<E' da mezzora che sto bussando>> mette il broncio

<<Scusa Jasa, ero stanca. Ora ti faccio la colazione>> le spettino i capelli.

<<Ma quale colazione, papà a messo in tavola il pranzo>> gesticola alzando le braccia al cielo.

<<Ma che ore sono?>> sbadiglio <<Aspetta, papà ha cucinato?>> 

Da quando nostra madre ci ha abbandonati, mio padre non ha mai posato in tavola neanche un piatto.

Molto strano.

<<Vai pure a sederti io mi cambio>>

<<Ma sei già vestita>>

Sbuffo e la spingo fuori dalla stanza dandole un pizzicotto sul sedere.

Bravi ragazzi nei brutti quartieriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora