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Vaffanculo.

Vaffanculo è proprio una bella parola, con più precisione, è la mia parola preferita: descrive così tanta merda in sole dieci lettere, e la merda in questo mondo supera notevolmente dieci semplici lettere.

Troppo volgare? No, non credo proprio, anzi, non lo è abbastanza.

Scendo le scale del condominio di fretta tirandomi su il cappuccio della felpa: c'è puzza, puzza di sporco e della piscia dei bambini che fanno dietro le scale, per evitare di salire a piedi non so quanti piani.

Attraverso il cortile di cemento con le mani nelle tasche e una sigaretta accesa tra le labbra; qualcosa mi cola giù per il viso, vicino all'occhio destro:mi tocco  con la punta della dita.

Sangue.

<<Bastardo del cazzo>> impreco sussurrando tamponandomi con la manica la ferita; tolgo il cappuccio buttando fuori un po' di fumo, mi guardo il volto nel riflesso di una vetrina: un livido si sta formando sotto l'occhio e ho un taglio vicino la fine del sopracciglio destro. Per l'ennesima volta.

Calcio una bottiglia di birra contro il muro di mattoni rossi quasi consumati.

Resto per qualche minuto ferma con un pugno teso verso il basso fino a quando non sento delle voci, voci di ragazzi, che parlottano in cerchio dall'altra parte della piccola e scura strada.

Sai bene di cosa avresti bisogno ora vero?

Eh si lo so, lo so.

Tiro velocemente il cappuccio sulla testa e mi incammino verso quel gruppo: a pochi metri da loro aspiro l'ultimo pezzo di sigaretta, e poi lascio cadere il mozzicone per terra.

Sono in quattro, se vedo bene, uno di loro mi ha già notata.

<<Ti sei persa dolcezza>> mi chiede un ragazzo dalla carnagione scura, piuttosto alto.

<<La vedo dura perdermi sotto casa mia> rispondo tranquillamente, guadagnandomi l'attenzione degli altri.

<<Avete da fumare?>> chiedo così, dal nulla, cercando di tenere abbassata la testa.

<<Hai chiesto al gruppo giusto, dolcezza, siamo la migliore squadra di pusher della zona>> questa volta a parlare è un moro, occhi chiari leggermente in fuori.

<<Non vi ho mai visto da queste parti sinceramente...>>

<<Ci siamo spostati da poco in questa zona. Mi è rimasto solo fumo, l'erba l'ho finita. >> biondo, molto biondo, capelli mossi un po' lunghi spostati all'indietro: occhi di un colore freddo e un orecchino all'orecchio sinistro. 

Un bel ragazzo, un po' inquietante...

<<Allora quanta ne vuoi>> mi sollecita.

<<Abbastanza per dimenticare sta merda>> rispondo mettendogli dei soldi, "presi" da mio padre, nella sua mano.

Non so il perché  ma tolgo il cappuccio dalla testa, un gesto involontario.

<<Che hai fatto all'occhio?>> Mi chiede il ragazzo mettendomi in mano una pallina di fumo avvolta nella stagnola.

Ecco che ha sparato la domanda più stupida del mondo: allora è tanto bello quanto stupido.

<<Un muro>> sì, non mi è venuta una cosa più intelligente.

<<Puttanella di merda, non ho ancora finito di parlarti>> dalla finestra del terzo piano del mio palazzo compare mio padre, urla come un matto <<Sali!>>

Alziamo la testa verso l'alto.

Che figure di merda mi deve far fare...

<<Oh Dio>>sospiro roteando gli occhi <<Meglio se vado, grazie mille>> dico salutando quei quattro e allontanandomi il più possible da quel posto senza neanche ascoltare i loro saluti, mentre sento gli insulti di quell'uomo diventare sempre più deboli.

Digito un numero sul telefono e poi me lo porto all'orecchio: squilla.

<<Ciao Tracy>

-Ehi Avril-

<<Se sei a casa posso fare un salto? Ho qualcosa che dovrebbe piacerti>>

-Sai già la riposta ragazza mia- ride.

Riattacco il telefono e, a passo svelto cammino, verso la casa della mia migliore amica.


<<Non puoi andare avanti così, rimani da me per un po'>> mi dice la bionda mentre strappa un pezzo di biglietto per il filtro.

<<E mia sorella dove la lascio? Non può stare per sempre dalla portinaia.>>

Mischio il tabacco con il fumo, e tiro su una vera e propria signorina.

<<A te l'onore>> mi porge l'accendino.

<<Cavolo è buona la roba di questi.>> ammetto dopo aver fatto due tiri.

Me la riporto fra le labbra e inspiro un'altra volta prima di passarla all'amica.

<<Non l'hai presa da Sasha?>> chiede stupita prendendola tra il pollice e l'indice <<Comunque hai ragione, non è per niente male>> annuisce contenta.

<<Ho incontrato un gruppo di ragazzi sotto casa mia, hanno detto che sono nuovi della zona. Non so se lavorano con Jack o se altro>>

<<E sono carini?!>>

Mi metto a ridere vedendola tutta così esalta per questa novità.

<<Cretina, che ti ridi>> mi lancia un cuscino in faccia; scuoto la testa aspirando un po' chiudendo gli occhi.

<<Devo dire che non sono male, ma saranno i soliti coglioni che spacciano e si sentono Dio>>

<<Be da un certo lato lo sono>> riflette guardando in alto e sporgendo le labbra.

Come darle torto?

Tracy si alza e butta fuori dalla finestra il rimanente di quello che ci siamo fumate: il filtro e basta. Prende dal suo frigorifero mini due Tennenzt's e le stappa.

Bevo un sorso e poi chiudo gli occhi buttando la testa all'indietro: inizio a rider così dal nulla, in quella posizione. La mia testa è pesante ma allo stesso tempo felice.

<<Che vita del cazzo che abbiamo>> in verità non è per niente divertente, ma in questo momento mi sembra la cosa più esilarante del mondo.

<<Tu hai un padre alcolizzato e drogato e io ho una madre puttana>> si aggiunge pure lei alla mia risata.

<<Ma sai che se fossi lesbica ti scoperei>> se ne esce così dal nulla.

Ci guardiamo negli occhi e dopo un po' scoppiamo a ridere.

<<Beh magari un giorno lo faremo>> alzo le spalle portandomi la birra alla bocca.

Guardo l'orologio appeso al muro della stanza.

<<Cazzo sono già le venti>> impreco alzandomi e cercando la mia felpa.

<<Te ne vai di già?>> mette il muso.

<<Devo passare a prendere mia sorella>> sbuffo <<Senti mi fai fare un drum che ho finito le sigarette e ho lasciato il tabacco a casa?>>

Come risposta mi lancia il necessario per rollare una sigaretta.

<<Stasera usciamo?>>

<<Penso di riuscire, ti scrivo quando metto a letto mia sorella>> le do un bacio sulla guancia e corro giù per le scale con il drum tra le labbra.

Bravi ragazzi nei brutti quartieriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora