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Finalmente riesco a trovare la mia bionda preferita, con le cuffiette alle orecchie e lo sguardo fisso sul telefono.

Corro verso di lei, come un bufalo inseguito da cacciatori, urlando il suo dannato nome.

<<Cazzo Traci, mi sei mancata, ieri ti ho chiamata e non mi hai risposto, devo dirti una cosa troppo strana>> le strappo le cuffiette dalle orecchie.

<<Fra dieci minuti dobbiamo entrare>>

<<Ma chi se ne frega! entriamo alla prossima, ritardo più ritardo meno>> la voglia di raccontarle quello che è successo a casa di Zack è talmente tanta da non riuscire a stare tranquilla.

<<Avril, io me ne frego della scuola invece>>

La mia mano lascia cadere la sua.

Da quando Traci è interessata alla scuola? Da quando poi mi risponde con questo tono.

<<Scusa Avril, sono scazzata oggi>>

<<Cos'è successo?>>

<<E' Dixton, abbiamo litigato ieri sera>>

<Mi... mi spiace Traci>>la voce mi trema e in un attimo quella voglia di confidarmi svanisce, e per l'ennesima volta sono l'orecchio che ascolta ma non la bocca che parla.

<<Che è successo?>>  la prendo per mano e cominciamo ad entrare.

Mi spiega la questione a grandi linee, in pratica ho capito solo che lei gli ha detto qualcosa e che lui l'ha presa male. Ma non ho capito cosa?!

La situazione la si nota eccome a pranzo, seduti vicini e silenziosi, senza nemmeno toccarsi con un gomito. Murphy racconta qualcosa con molto entusiasmo, Alex e gli altri ragazzi si smascellano dalle risate e io e Zack ci scambiamo sguardi e sorrisini come due patetici idioti.

Sta flirtando con me?

Sta veramente flirtando con me?

E la cosa mi piace anche, è così nuova e forse anche più eccitante di scopare con uno sconosciuto!

I suoi occhi azzurri i suoi riccioli biondi e quelle dannate labbra che continuano a contrarsi.

Gli sorrido lievemente e torno a cercare di seguire il racconto, ma non ci riesco: penso troppo.


Alle quattro e mezza finalmente il corso "verso la giusta strada" termina  e noi possiamo alzare i nostri culi da quei catorci e portarli fuori da questo edificio.

Mi do una lieve spinta e mi siedo sul muretto, cercando le sigarette.

<<Hai un accendino?>>

<<Ah, eccole! "la mora e la bionda">> recita Alex dall'altra parte del cortile << Ultime ad entrare ma le prime ad uscire>> fa l'occhiolino ridendo come uno scemo.

<<Senti, poeta, tirati su i pantaloni che quelle chiappe attirano troppe attenzioni>> lo beffeggia Zack facendogli notare i cargo un po' troppo scesi.

Guardo Dixton baciare Traci e mi viene la pelle d'oca da quanto sono freddi.

<<Dove si va questo pomeriggio?>>

<<Da nessuna parte, io e Traci abbiamo altro da fare>>

<<Che cosa di così segreto da non poterci includere>> ridacchia Murphy.

<<Una ricerca>> sparo la prima scusa credibile <<di geografia>>

<<Voi due che studiate le ultime settimane di scuola>> Alex ride <<Poi non fate neanche geografia come materia>>

<<Oh, fanculo>> salto giù dal muretto e mi tiro su i leggings neri <<Dobbiamo parlare, di robe nostre>>

<<Dai Avril, andiamo>> 

Mi metto lo zaino su una spalla e raggiungo la mia migliore amica: ma prima una mano mi blocca il polso.

<<Parlerete di me?>> sussurra sorridendo quasi beffardo.

<<Non ne sarei così sicura>> alzo le sopracciglia e corro a prendere sotto braccio Traci.


<<Ecco a voi ragazze>>

<<Grazie mille Greg>> diciamo all'unisono.

Bevo due sorsate di birra prima di accendermi una sigaretta.

<<Allora, cosa mi volevi raccontare stamattina?>>

<<Prima te dimmi il motivo del litigio con Dixton, a me puoi dire tutto e lo sai>>

Abbassa lo sguardo e lo porta sulle sue mani che si stanno torturando tra loro.

<<Vado via>>

<<Ma siamo appena arrivate>>

<<No Avril>> scuote la testa <<parto>>

Il sorriso scompare come un fulmine dal mio volto, sento ogni muscolo irrigidirsi.

<<Mia madre ha ricevuto un lavoro da parrucchiera in un centro benessere a New York city>> deglutisce <<la paga è buona, riceverebbe più di quanto le da il negozio>>

<<Scherzi?>> si, è la mia unica speranza.

<<Non sappiamo ancora quanto staremo la, magari qualche mese o qualche anno>>

<<Qualche mese o qualche anno?>> rido sarcastica <<Noi siamo la Mora e la Bionda, te sei mia sorella praticamente: siamo cresciute insieme, mai spostate da Chicago. Noi adoriamo Chicago. Noi adoriamo Englewood>> rido istericamente. 

<<Secondo te credi che io voglia lasciarti qua?>>

<<No>> scuoto la testa distrutta <<solo che non mi sarei mai aspettata che pure tu te ne saresti andata via>>

Silenzio totale.

<<Quando?>>

<<Dopo la fine della scuola>>

<<Ma finisce fra neanche un mese!>> scuoto la testa passandomi le mani sul volto.

<<Per me potrebbe essere un nuovo inizio, ma di sicuro tornerò. Te sarai per sempre la mia migliore amica>>

<<Quello che  mi chiedo perchè tutte le persone a cui voglio bene hanno un nuovo inizio che non mi comprende mai>> mi alzo dalla sedia e poso sul tavolo qualche dollaro stropicciato.

<<Avril, non andartene>>

<<Non sono arrabbiata, Traci>> afferro lo zaino <<voglio solo starmene un attimo da sola.>>

I miei piedi calpestano l'asfalto tanto velocemente che ormai non sento neanche più il controllo su questi. I ricordi della precedente estate mi assillano la testa: facevamo tutto insieme e ora le se ne andrà.

Anche lei se ne andrà.

Mi sbatto la porta dell'ingresso alle spalle e mi ci appoggio espirando come se avessi trattenuto il respiro per tutto il tragitto dal Rewind a casa mia. Mi passo una mano sul volto e poi trascino i miei piedi in cucina: ho una dannata sete.

Riempio il bicchiere, di plastica azzurra, di acqua per poi richiudere il rubinetto.

Sono talmente sconvolta che anche bere mi è difficile.

Ma a trattenermi in cucina per un altro po' è una cartelletta giallastra con su stampato il nome intero di mio padre: Liam, John, Robert Reed. Parole, tante parole: scritte a mano con calligrafie indescrivibili, a altre invece stampate, foto, immagini.

Tante parole, tante brutte parole


Bravi ragazzi nei brutti quartieriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora