Epilogo

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Avevo trovato mio padre morto sulla sua poltrona, con ancora il bicchiere di scotch pieno a metà e una sigaretta consumata fra le dita. Gli occhi chiusi lo facevano sembrare dormiente, ma invece era solo morto. Ho riempito un borsone verde militare con tutte le mie cose, ho preso la scimmietta di mia sorella e una bottiglia di Jack Daniel's. 

Ho percorso quelle scale metalliche per l'ultima volta, quelle scale che  erano sempre state la mia unica e sola via di fuga.

La chiamata all'ospedale fatta in una delle poche cabine telefoniche " Mio padre è morto. 134 B Englewood". E poi mi sono ritrovata in mezzo alla strada: un pomeriggio di settembre come gli altri, ma non avevo più una casa e un posto dove andare. Non avevo più un padre, non avevo più la mia migliore amica, non avevo più una casa.

Piombai a casa di Zack, scontato. Messo piede in quella camera ho incominciato a delirare e a picchiarlo: tutte le mie paure si erano avverate e ora non sapevo come affrontarle.

<<Andiamo a vivere insieme>> mi ha detto bloccandomi il viso fra le sue mani <<Tu hai un lavoro, io pure. Un monolocale ce lo possiamo permettere in questa merda di posto>>

In quel momento ho pensato di amarlo. Ho pensato che era stato il primo a rinunciare a tutto per me: mollare la famiglia di punto in bianco, inforcare la moto e sgommare via verso una qualche direzione.

La casa è molto piccola: una camera dove ci sta solo un materasso matrimoniale, una sala cucina e un bagno. Ma era perfetta, è perfetta.  L'affitto è persino sostenibile con il mio stipendio da cameriera full time, e il suo da meccanico, aggiungendo anche i guadagni che riceve per lo spaccio.

La prima cosa che abbiamo fatto è stata inaugurare quel letto con una scopata piena di passione e sentimento,credo che sia stata la più bella di tutte. Ancora nel letto nudi, abbiamo progettato la nostra mini piantagione di Marijuana casalinga e ho espresso il desiderio di adottare un gatto.

Le sue mani fra i miei capelli e la mia testa che ormai pensava a tutto: ogni singolo ricordo della mia vita mi veniva in mente. I miei occhi fissi su quella scimmietta di peluches , "dove sei piccola Jasa, dove sei"

Traci è partita due giorni dopo la mia clamorosa e dignitosa bocciatura: lei e Dixton si sono lasciati e il ragazzo ne risente ancora. Manca a tutte e due. 

La bara fatta di assi di legno viene calata senza pudore dentro quella fossa comune, la vediamo scomparire da lontano. L'uomo che per quasi diciott'anni mi ha terrorizzata, ora sta dentro quella cassa.  Il suo ultimo livido sul mio corpo sta sparendo, e non ma ne farà più uno. Mi salgono le lacrime e non le trattengo, le lascio scivolare silenziose lungo le mie guance, la mano di Zack afferra la  mia. 

Quel giorno in cui mi aveva picchiata fino a farmi venire voglia di scomparire, quel giorno in cui mi ha minacciata con la sua pistola, quei giorni in cui mi prostituiva per un po' di cocaina, quei giorni in cui mi tirava cinque calci, quei giorni in cui andavo a scuola con un livido nuovo sul mio corpo.

Quei giorni sono finiti.

E' tutto finito.

La bara  scompare sepolta da palate di terra, mi volto verso i miei amici: Zack, Dixton, Alex, Murphy e la sua nuova ragazza. 

Li guardo uno ad uno.

Siamo ancora insieme, siamo ancora tutti ad Englewood.

Mio padre diceva sempre che chi nasce ad Englewood, rimarrà ad Englewood.

Non per tutti vale questa regola, ma per noi sì. 

Noi siamo ancora qui.


Bravi ragazzi nei brutti quartieriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora