E anche l'ultimo piatto è ad asciugare sulla griglia.
<<Avril, un'altra birra e prendimi le sigarette>> urla dalla sala mio padre; dal frigo prendo una bottiglia, la stappo e afferro un nuovo pacchetto di Marlboro rosse.
<<Tieni>> gli porgo le robe e prendo le altre tre bottiglie di vetro vuote.
<<Ora sparisci in camera tua e portati tua sorella, mi sta dando fastidio con i suoi giochi>> si passa una mano sulle palpebre e poi torna con gli occhi fissi sulla piccola e cubica Tv. In questa stanza c'e una puzza tremenda, non si capisce di cosa, ma c'è veramente bisogno di aprire la finestra.
<<Vieni Jasabelle, papà è stanco>> le tendo il braccio, la piccola raccoglie la sua inseparabile scimmia di pezza e mi prende la mano.
<<Notte papà>> saluta senza ottenere risposta.
La porto in camera sua e la aiuto a cambiarsi.
<<Non ho sonno, Avril>> si lamenta.
<< E' tardi, e le bambine devono dormire se non vogliono che papà si arrabbi>> le stropiccio i capelli. <<Ma se proprio non riesci a dormire, se proprio, proprio, proprio.... direi che qualche minuto di gioco non può far male>>
Inizia a saltare sul letto con il suo pupazzo: << A una condizione però>> l'ammutolisco <<Che fai molto silenzio e non ti fai sentire da papà, ok?>>
Lei annuisce posandosi l'indice sulle piccole labbra.
<<Buona notte piccola, se hai bisogno di aiuto chiamami con quel telefono che ti ho dato. Chiuditi a chiave e non uscire se riesci>> e così chiudo la porta della sua stanza sentendo subito il suono della serratura; col cuore più tranquillo vado in camera mia, mi chiudo la porta alle spalle e faccio girare pure io la chiave.
Le stanze di questa casa non sono molto grandi, infondo come tutte le case popolari di questo mondo: nella mia ci sta un materasso singolo posato per terra contro il muro, un tavolo un piccolo armadio e basta. La mia fortuna è di avere la finestra combaciante con le scale antincendio esterne dal palazzo: posso uscire e rientrare ogni volta che ne ho voglia, senza dover passare dall'ingresso.
Mi tiro su un drum e lo accendo.
<<Ohi, per stasera quindi?>>
-Riesci ad uscire?-
<<Ovvio, passami a prendere a mezzanotte e mezza>>
-Sarà fatto-
Chiudo la telefonata e ora mi rimane solo di far passare queste due ore: da fumare non mi rimane nulla, allora decido di pulire il grinder: tiro fuori abbastanza roba da rollare uno spinello niente male. Mi metto sul materasso e faccio partire un po' di musica. Tutto comincia ad essere così positivo, niente problemi, niente di niente. La bocca si secca e così apro il il mini frigobar e stappo una bottiglia.
Guardo l'ora sul telefono: 12.20 di mattina, meglio se mi sbrigo.
Mi levo i pantaloncini di tuta e la maglietta, infilo un perizoma viola e un paio di jeans a vita bassa e aderenti che si vanno ad allargare leggermente sul fondo; nelle fessure apposite infilo la solita cintura nera larga. Non mi preoccupo di mettere il reggiseno, stasera si esce senza: indosso un top smanicato nero che copre fino a sopra l'ombelico, leggermente trasparente, ma che gusto ci sarebbe se non lo fosse. Un po' di mascara e di rossetto, all'orecchio destro metto un'orecchino a cerchio, al sinistro lascio il cocco di legno.
Il telefono vibra: è arrivata.
Infilo al polso destro il solito mucchio di bracciali, afferro un nuovo pacchetto di sigarette e il telefono: spengo le luci ed esco dalla finestra.
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Bravi ragazzi nei brutti quartieri
Teen FictionAvril, quasi 17 anni un padre alcolizzato e violento, una sorella di sei anni da accudire e proteggere, e una madre che non si sa più dove sia. Zack, 19 anni, spacciatore del quartiere in cui vive anche Avril, occhi freddi, corpo tatuato e un pass...