Prologo

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A Diego e alla forza che mi dà ogni giorno.

Attenzione. I caratteri dei personaggi sono completamente diversi da quelli della realtà. Le situazioni sono frutto di fantasia.
La storia sarà ambientata a Milano tra Cinisello e Calvairate.
Buona lettura.

《Pronta?》mi affiancò mio fratello Mirko, mentre saltellavo con il microfono in mano. Sorrisi e annuii.
《Oh, bella! Pronta? C'è sul palco uno fortino, si chiama Izi, è un nostro amico. Spaccagli il culo!》mi abbracciò Mario, un amico di mio fratello. Sorrisi anche a lui.
《Bene signori e signore. Accogliamo sul palco El e Izi. Un applauso!》
Mi diressi sul palco ancora con il microfono in mano. Tremavo tutta. Davanti a me c'era un ragazzo più grande di me di qualche anno, i capelli neri avevano dei ricciolini sul ciuffo, aveva delle basette lunghe e dei baffetti neri. Mi sorrise malizioso e mi fece un cenno del capo. Avvicinò il microfono alla bocca e iniziò a rappare. Io non sentivo, era come se mi avessero messo in una boccia piena d'acqua, tutti i suoni mi giungevano ovattati e mi ero incantata ad osservare Izi rappare, i movimenti che faceva con le mani e la passione che ci metteva. Sentii la campanella che segnava la fine del suo tempo e tornai alla realtà. Mi girai verso le quinte e vidi Mirko, un sorriso stampato in volto e i pollici in su. Lessi il suo labiale "Vai". Sorrisi incerta e mi portai il microfono alla bocca, ma non uscii un suono. Le persone mi guardavano e Izi era sorpreso. Il presentatore mi lanciava delle occhiate come ad incitarmi. Mi girai nuovamente verso la folla, impanicata, e iniziarono a gridare il nome del mio avversario. Poggiai il microfono per terra e corsi via.
Appena fuori, mi sedetti a terra e scoppiai a piangere.
《Oh!》urlò qualcuno. Ma non mi importò, continuai a stare rannichiata su me stessa a piangere. Mi ero preparata così tanto, avevo sudato tanto. E ora? Lo sapevo che non ero tagliata per queste cose, lo sapevo eppure...《Smettila di pensare a ciò che stai pensando》mi interruppe lo sconosciuto. Sollevai lo sguardo. Era Izi. 《C-come..》mormorai. Lui mi interruppe subito:《Senti non ti conosco. Cioè ti conosco di nome e un po' di vista. Mirko mi parla un sacco di te, sei la sua pupilla e mi ha detto che sei davvero forte》terminò, accendendosi una sigaretta e portandosela alle labbra. 《Quindi, non abbatterti. Neanche io sono così forte in freestyle. Mi ha preparato quella roba un mio amico》ammise ridendo. Un po' risi anche io, asciugandomi le ultime lacrime. 《Piacere, Diego》sorrise, porgendomi la mano libera. 《Eleonora》sorrisi, stringendogliela.
Si sedette accanto a me.
《Dove sono Mario e Mirko?》domandai, guardando il telefono.
《Non credo che tu tenga davvero a sapere dove siano》mi rispose ridacchiando. Arrossii e scossi la testa. 《Dovevo immaginarmelo..》dissi.
《Da quanto fai rap?》mi chiese dopo qualche secondo di silenzio.
《Da qualche anno, mi ha influenzata mio fratello ed il suo amico Matteo...》 Appena pronunciai il suo nome, sorrisi come una ebete. 《...un po' anche Mario dai. Tu? Come ci sei entrato?》
Sospirò e buttò il mozzicone della sigaretta, per poi schiacciarlo con le sue Air nere. 《I miei si sono separati quando avevo dieci anni. Tra sbattimenti in casa famiglia e tribunali, ci hanno affidato a mio padre. Credo sia iniziato da lì, dovevo lavorare, badare a mia sorella e anche studiare, quindi mi serviva una valvola di sfogo.
L'anno scorso son scappato di casa》disse, guardandomi. Non dissi nulla. Un "mi dispiace" non sarebbe servito a nulla. Ammiravo quanto fosse forte, però.
《Ora dove stai?》chiesi sussurrando.
《Da un mio amico a Cinisello, si chiama Gionata》
Annuii e poi mi alzai. 《Diego scusa ma io devo andare a recuperare i due geni. Ci vediamo》lo salutai, dirigendomi verso la porta. 《Hey no aspettami, vengo con te》si alzò e mi affiancò. Dentro il locale, mi guardi intorno per cercare o il ciuffetto di mio fratello o la maglia rosa di Mario. Niente. Sbuffai e provai a chiamare Mirko. La segreteria. Mi rimaneva solo Mario o sarei dovuta tornare a casa da sola. E tornare da sola a casa, a Calvairate, equivaleva a tornarci in mutande o a non tornarci proprio.
《Pronto Mario?》dissi speranzosa.
《Dimmi El》
《Dove sei?》domandai.
《In questo momento umh sono molto impegnato》sentii in sottofondo una risata femminile e capii.
《Va bene》mormorai afflitta, chiudendo la chiamata.
Mi passai una mano tra i capelli nervosa.
《Tutto bene?》chiese Diego tornando dal bagno maneggiando una specie di telefono.
《Sei diabetico?》chiesi. Lui annuì facendo un mezzo sorriso. 《Va bene?》chiesi. Lui annuì ringraziandomi.
《Non hai risposto alla mia domanda. È tutto okay?》mi richiese.
《Sì tranquillo. Ora vado. Ci vediamo. Ciao Diego, grazie della compagnia》lo salutai sorridendo.
《Ciao El》sorrise. E quel sorriso, non so, mi piaceva da morire. Gli illuminava il viso e gli occhi.
Presi le cuffie dalla tasca e mi diressi verso casa. Sotto i portici, c'erano dei ragazzi che fumavano e bevevano in cerchio. Appena passai davanti a loro, iniziarono ad avvicinarsi e fare commenti. Presi le chiavi di casa ed aprii la porta il più velocemente possibile. L'odore di pipì mi fece storcere il naso mentre facevo le scale. Appena aprii casa, mi lanciai sul divano e mi addormentai, ripensando al suo sorriso e ai suoi ricci neri.

Deja vu/IziDove le storie prendono vita. Scoprilo ora