1.3 • Le moschettiere

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Non può venire qui e invitarmi fuori senza nemmeno il tempo di una pettinata, o di una doccia: il mio sudore sta sudando. Lucrezia invece, fresca come una rosa, continua a fissarmi e sembra sempre più contrariata dalla mia posizione. Non so come, ma sono a mio agio e ribadisco che da qui non mi muovo, se non per rimettere gli occhiali. Purtroppo però, mentre aggiusto la messa a fuoco mi rendo conto di averli sporcati ulteriormente. Tu quoque, federa mi?

«Ehi, sei nel mio Regno, è già tanto che non mi hai trovato nudo», sentenzio, guardandomi intorno alla ricerca della fidata pezzuola bianca e confermando la sua sparizione.

«Ricordami di ringraziare la dea bendata il prossimo solstizio d'arroganza». Lucrezia, ignorando la mia evidente disperazione, ritiene opportuno schernirmi. Tra l'altro, che razza di festività sarebbe? Finora me la sono persa.

«Ale», scandisce con decisione le tre lettere, assicurandosi che la stia ascoltando, «davvero, lo dico per te. Tra poco arrivano le mie amiche, non farti trovare in giro per casa in quello stato». Fredda come il ghiaccio, si volta verso lo specchio accanto all'entrata di camera mia e comincia a sistemarsi i capelli ricci. 

A differenza dei miei ricci, il cui colore oscilla fra il castano e il biondo scuro a seconda della stagione, i suoi sono sempre perfettamente neri e scendono giù fino a sfiorarle le spalle, intrecciandosi in migliaia di boccoli pieni di vitalità. Non sono invidioso, la secchezza della mia chioma è dovuta alla transizione dall'adolescenza all'età adulta, l'ha scritto un presunto dottore su Google e qualche volta ci si deve pur fidare. 

Lucrezia, poco pratica di internet e delle sue Verità incontestabili, sembra parecchio alterata, e non credo dipenda dalla superficie riflettente; per lei è all'altezza perfetta, sono io a dover sempre incurvare la schiena per ottenere un semplice primo piano della mia figura riflessa. Rischio già la scoliosi con l'andamento trascinato, per cui se non voglio ritrovarmi una gobba in stile Igor sulla spalla mi conviene sollevare il chiodo che sorregge la cornice in legno.

In ogni caso, giudicando dagli strettissimi avvitamenti dei suoi capelli, il nemico attuale di Lulu sembra essere l'umidità, che non si può sconfiggere in alcun modo. Ho provato a suggerirle più volte una resa incondizionata, ma una tiranna come lei non accetterà mai di innalzare bandiera bianca contro un po' di vapore sospeso. A proposito di battaglie, ha parlato di amiche ed è il caso di saggiare con cautela la minaccia incombente.

«Viene anche Cecilia?» le chiedo, fingendomi disinteressato.

«Sì, perché?» Mia sorella continua a non guardarmi, impegnata nello scontro con un ciuffo ribelle particolarmente ostico. «Credevo non vi sopportaste».

Perfetto, la migliore amica rappresenta il livello massimo di pericolo. Curioso, nonostante le mie continue amnesie, ricordo senza problemi il momento in cui ci siamo dichiarati nemici giurati: dieci anni fa, a Halloween, ho spaventato a morte il suo primo fidanzatino grazie al mio costume da Pyramid Head di Silent Hill 2 e lui si è vergognato talmente tanto da non riuscire più a guardarla. Visto quanto fosse fifone, sono sicuro di averle fatto un favore, ma lei la pensa diversamente e da allora il nostro rapporto è stato un susseguirsi di cattiverie reciproche. Non sarebbe nemmeno una brutta ragazza, in fondo è più alta di me, ha dei lunghi capelli castani e un paio di occhi vispi dello stesso colore; caratteristiche positive, che non l'hanno però mai portata nel raggio dei miei interessi.

«Dovrei indossare dei pesantissimi indumenti solo per non scandalizzare Cecilia esponendo il mio corpo? Sarebbe una fatica inutile, sono sicuro che con i petti maschili ci vada a nozze». Mi mordo le labbra, temo di aver esagerato.

Lucrezia sa che non andiamo d'accordo, ma Cecilia è pur sempre la sua orsetta del cuore. Avevo già fatto un passo falso all'inizio della conversazione con l'intonazione da duro, stavolta non perdonerà il mio sproloquio. Infatti si volta, mi fulmina e, sollevando un braccio, avanza minacciosamente. Prevedibile schiaffo destro in arrivo, attuare la seguente modalità di fuga: crollare fra il divano e la sedia per schivare, colpire la caviglia di Lulu in modo non molto leale, usare la sua gravità per rialzarsi, controllare la caduta salvandole il collo e sovrastarla con un sorrisone di vittoria.

Sto per eseguire ma non arriva nessun colpo. Chiude la mano a pugno, fa una smorfia e mi si siede accanto. Metto a dormire lo spirito da Sherlock Holmes degli ultimi film e mia sorella cambia completamente espressione; almeno credo, non sono seduto normalmente e mi tocca sollevare il collo per guardarla, dovrei chiederle di rialzarsi.

«Ci sarà anche Chiara e ti ho già detto che le interessi. Non vorrai farti odiare anche da lei?»

Agata [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora