2 agosto 2015, 2:09
«Sei stato bravino con l'ultimo tiro, ma è giunto il momento della tua disfatta, re dei sogni!» Enn inspira, prepara il braccio a uno sforzo sovrumano e dopo un'elaborata serie di avvitamenti su se stesso, piuttosto inutili però di certo scenografici, fa saltare il sassolino decisivo sulla superficie ghiacciata del lago. Il piccolo disco di pietra fende l'aria e, come previsto dalle regole del gioco, guadagna progressivamente volume e massa a ogni rimbalzo, andando poi a schiantarsi sugli agglomerati rocciosi che dominano la riva opposta. Una nuova cima sta per troneggiare sul profilo montuoso di recente formazione, tuttavia la parte divertente si fa ancora attendere. Indietreggiamo entrambi e piantiamo i doposci a terra, pronti a sostenere l'impatto.
Il ghiaccio si crepa in lontananza e la valle si riempie di un suono simile a quello di una molla tesa, mentre la nube trasparente arriva a cinquecento metri da noi, ora duecento. «Non farti buttare giù anche stavolta, Ale».
I nostri volti si dipingono di aspettativa e ansia in egual misura. «Pensa agli affaracci tuoi».
Palpebre serrate, denti stretti.
L'onda d'urto ci raggiunge con l'impeto di un'esplosione nucleare, squarciandoci i piumini e sbilanciando Enn dalla sua posa difensiva. «Woah, questa era notevole!» Gioisce, tornando in piedi e saltellando.
Al diradarsi della polvere, constatiamo che in effetti l'ultima vetta creatasi è senza ombra di dubbio la più alta, perciò la vittoria del "bowling a orogenesi" viene assegnata a Enn. Il mio alter ego gelatinoso sostituisce gli indumenti laceri e, soltanto dopo aver aggiunto un'altra sciarpa, tenta di mettersi al centro di un masso pieno di soffice muschio, avanzando goffamente. Alla fine riesce a inerpicarsi sopra il podio improvvisato e solleva in alto una coppa enorme, costellata di ogni genere di brillante; si aspetterà una smorfia d'invidia, invece gli sorrido tranquillo.
«Mi stai lasciando vincere, per caso?» Tossisce, e si sistema il berretto di lana scoprendo un po' i suoi grandi occhi grigi; sono piatti e vuoti come sempre, ma finalmente gli conferiscono un'aria rilassata, quasi divertita.
«È solo che non ho molta voglia di giocare». Sospiro distrattamente, cercando di tagliare corto il discorso, ma Enn non demorde.
«So che odi perdere, e proprio per questo ti concederò l'onore di un consiglio: non riesci a sfruttare il polso. Il trucco sta nell'imprimere la giusta rotazione al disco». Lancia via il premio dorato e salta giù dal masso, mimando il gesto fondamentale appena descritto. Ne approfitta per scaraventarmi in faccia una palla di neve, fresca di assemblaggio, centrandomi in pieno. «Come vedi, è il polso».
Un silenzio di tomba accompagna i miei movimenti lenti mentre tolgo dal collo i frammenti del suo proiettile inaspettato.
«Poverino, ti sei offeso?» Si porta i pugni agli zigomi e imita un bambino capriccioso che si asciuga le lacrime; conclude perfino il gesto con un occhiolino ironico, a malapena visibile sotto i mille strati di protezione dal gelo artico che ci circonda.
«Figurati, non riesco nemmeno a prenderti sul serio con tutti quei giubbotti. Sembri l'uomo marshmallow di Ghostbusters».
Ridiamo entrambi e ci voltiamo verso il novello Everest, così imponente da oscurare una buona porzione di sole, che ingrandisco per non piombare al buio anzitempo.Non mi sarei mai aspettato di riuscire a scherzare in modo tanto spontaneo con Enn, eppure da quando è riuscito a parlarmi a cuore aperto, spiegando le sue motivazioni riguardo Agata e i sogni lucidi, sembra aver recuperato il controllo completo delle proprie azioni. Forse nel profondo del mio inconscio non mi fidavo abbastanza di lui per lasciarlo del tutto libero?
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Agata [Completa]
General Fiction[Vincitore Wattys 2017] Alessandro, cinico diciannovenne, incontra una ragazza curiosa che lo spinge a dubitare del suo talento più nascosto: poter controllare i sogni. Sono sicuro che anche tu, che stai leggendo, hai sperimentato un sogno lucido al...