6.7 • Una parte di me

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Enn è sempre stato distaccato e freddo, eppure dava l'impressione di interessarsi quantomeno ai problemi più aspri che gli raccontavo.

Per esempio, abbiamo affrontato "insieme" le domande dello psicologo durante le ultime ed estenuanti sedute. Quasi mi sembrava di vederlo, seduto al mio fianco su quel divano grigio.

Nella mia immaginazione, spiegava al signorotto calvo e impettito che vivere un trauma è ben diverso dall'aver letto un articolo accademico con solo una parvenza di somiglianza all'evento reale, e quello subito si scusava per la superficialità dimostrata.

Mesi dopo, Enn si è anche sorbito le infinite litigate con Giulia, comportandosi come una vecchia signora appassionata di telenovelas. Cestinava con borbottii di disapprovazione le opinioni del personaggio più insopportabile, ma continuava imperterrito a seguire la storia.

Se arrivavo nei sogni in lacrime, mi accoglieva con una frase come "Quella Giulia non sa di che parla", tirandomi poi una pacca amichevole sulla spalla. La stessa tiritera è proseguita almeno tre volte a settimana, per quasi due anni.

Infine, mi è stato accanto perfino quando è comparsa Agata. Certo, mantenendo il suo modo di fare ambiguo da bestia feroce pronta a esplodere, però era lì e questo è sempre stato sufficiente.

L'ho considerato un figlio, o un fratello gemello... qualcuno di importante, insomma. Credevo mi volesse bene, abbastanza da lottare per me, anche se dietro le quinte e seguendo una logica perversa.

Temo di essermene convinto da solo.

Magari lo psicologo sapeva perfettamente di cosa parlava e i suoi consigli mi avrebbero aiutato. Forse anche Giulia aveva ragione su di me, e ho fatto male a ignorare i suoi segnali. In un altro mondo, senza Enn, le avrei dato retta e non mi avrebbe lasciato.

Cosa mi resta ora? Cosa sta facendo Enn per me?

Ha rapito Agata giorni fa, chissà con quale scopo assurdo, e si è comportato da amicone per distrarmi. Io ci sono cascato come uno scemo, essendo troppo concentrato su cosa stava succedendo con Chiara nel mondo esterno, e adesso che ce l'ho davanti, il bastardo, me ne sto immobile. Potrei farlo pentire della sua esistenza nei modi più cruenti immaginabili, eppure sento ancora di esserci legato ed è proprio questo affetto latente a frenarmi la mano.

«Sei arrabbiato con me per qualche motivo in particolare?» Gli chiedo, mordendomi le labbra e cercando di non diventare emotivo tutto d'un colpo. Intanto, lo guardo e vedo un essere disgustoso, tuttavia così fragile di fronte alle infinite modalità con le quali potrei ucciderlo.

Enn resta in silenzio, lasciandosi accarezzare dalla brezza che soffia fra i tetti di questa Firenze buia e immaginaria. Solleva la testa e mi fissa con il suo tipico sguardo vuoto, non facendo nemmeno caso alla mia espressione devastata, come se per lui fosse naturale vedermi stare male.

«Non mi fai alcuna pena. Tu hai tutto.» Sospira, con voce sì metallica, ma increspata da un brivido di tristezza.

«In che senso?» Gli domando, sbigottito.

«Sei spontaneo, reale. Hai una ragazza che ti ama a prescindere da quanto ti comporti in modo detestabile e, come se il resto non fosse già abbastanza, il tuo corpo fa sempre quello che vuoi tu!» Si porta le dita al petto e le batte contro i muscoli, indicando tutto se stesso con questo gesto a metà strada fra la rabbia e la frustrazione. «Pensavo che il dilemma del mio autocontrollo si fosse risolto al meglio dopo la nostra ultima discussione, credevo ingenuamente di essermi liberato delle voci che mi ronzano in testa, invece sono aumentate».

Restiamo di nuovo in silenzio, entrambi straniti dalla situazione. Le sue, parole pesanti come macigni e mai tirate fuori prima d'ora, si ancorano nella mia mente.

Agata [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora