1.5 • Il Regno

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La nostra casa non è molto grande, ma è strutturata in modo da sembrarlo. All'ingresso c'è un salotto modesto che fa anche da piccola cucina, peccato che mamma sopporti poco questa scelta architettonica. Ogni volta che Stella è minimamente scocciata a causa delle pulizie o della dimensione dell'appartamento, comincia la cantilena: "Voglio una lavastoviglie! Qui non c'è spazio, cambiamo casa!". Non le do torto, eviterei volentieri anche io il mio turno come sguattero, e per una professoressa universitaria di pedagogia, nonché grande femminista, i diritti fondamentali delle casalinghe sono sacri. 

La camera di mamma e Giacomo si trova poco più avanti, seguita da quella di Lucrezia. Proseguendo ancora dritti lungo un breve corridoio si finisce di fronte al bagno secondario e a una grossa finestra, alla cui sinistra si erge la mia scala a chiocciola. La definisco "mia" perché conduce, con poca sorpresa, al piano di sopra, dedicato quasi esclusivamente alla camera del qui presente, facendo di me il re nella torre del castello. Tecnicamente il trono spetterebbe a Giacomo, in quanto maschio più adulto del territorio, però non è tipo da fregiarsi di cotale titolo.

Mister umiltà è il compagno di mamma, direttore del Conservatorio di Musica di Firenze. È un signore molto tranquillo, troppo calmo in realtà: quando cominciano le litigate epiche che coinvolgono l'intera famiglia, lui resta in disparte e sentenzia la sua opinione solamente alla fine, con una flemma paragonabile a quella di un severo giudice della corte suprema. Spero da anni che il prossimo diverbio sia quello in cui sfilerà il trombone dalla custodia, suonandolo all'improvviso per zittire tutti.

I miei genitori sono separati da più o meno sei anni, quindi io e mia sorella abbiamo dovuto scegliere dove abitare, optando per questa casa. Papà, Wade, è sempre in giro per il mondo a tenere conferenze e, anche se ha un nome straniero, è calabrese di sangue come me, Lucrezia e mamma. Tutta colpa di una cotta della nonna per un attore americano alla fine dei lontani anni '50 e del nonno che avrà sicuramente commentato: "chiamalo come ti pare". Definirei nostro padre "senza dubbio alcuno, uno dei più amati filosofi contemporanei", sempre che sia corretto sfruttare il modo in cui si descrive da solo, con somma modestia. Scherza: sono io quello veramente arrogante fra i due. In realtà è un gran complicatone innamorato della lettura che non sa fare nulla di semplice, come prenotare un volo con un minimo di anticipo.

Perso nel flusso di pensieri, in me ha prevalso lo spirito ozioso e ho lasciato la porta aperta. Poco male, dopotutto le altre, che hanno deciso di non uscire annunciandolo stranamente a gran voce, non oseranno avventurarsi quassù. Hanno di meglio da fare, tipo indossare a turno tutto il guardaroba di Lucrezia, o qualcosa del genere. Belli i pregiudizi sessisti, e se sono veritieri, gioirò da solo del mio ambiente circostante, come d'abitudine. 

Camera mia è la più bella della palazzina. Il sole ci batte sempre sopra visto che il soffitto è contemporaneamente anche il tetto e le due finestre ai lati opposti la rendono molto ariosa e luminosa. A sinistra dell'entrata ho ben due librerie, piene fino all'orlo di tomi scolastici. Ci sono anche tre ripiani dedicati ai classici, ma non amo leggere, quindi ristagnano lì da parecchio. La metà occidentale della stanza è dedicata al riposo, mentre in quella orientale c'è la scrivania utile col PC e quella sempre trascurata con l'impianto stereo. Il centro del divano fa le veci del posto di Sheldon Cooper, con particolarità di areazione simile, perciò è il luogo privilegiato dei miei apparentemente scomodi dialoghi interiori.

Contemplando soddisfatto i miei domini, allungo il braccio fino al comodino e recupero l'orologio. 

No aspetta, cosa ho letto? Giusto, le 21:50. Odio quando devo guardare l'ora due volte perché la prima non ero stato attento. In ogni caso, è giunto il fatidico momento del riposo. Vero, sono un neo-diplomato in vacanza, ma trovo molto più divertente dormire piuttosto che andare in giro a ubriacarmi, o percorre senza meta le mille vie della città sull'Arno. Come io ho preso le distanze da loro, anche i miei vecchi amici hanno imparato a lasciarmi perdere, garantendomi indirettamente tutte le serate libere che desidero. Forse la vivono come una punizione nei miei confronti, pensando "ecco, senza di noi devi rimanere a casa", ma in tutta franchezza sto meglio così. Ho bisogno di solitudine per eccellere nel mio passatempo preferito.

Mi servono solo due oggetti: melatonina e chiavetta. La melatonina è una sorta di ormone, anche se non propriamente, che regola il ciclo di veglia. Il cervello la rilascia quando fa buio per provocare sonnolenza, solo che con me lo fa pigramente, causandomi la notissima e terribile insonnia. Trovo ironico non riuscire a dormire senza una pillola integrativa, nonostante la passione verso i sogni.

Visto che il principio attivo della melatonina è già in circolo da un bel po', punto alla USB, che in teoria dovrebbe essere sulla scrivania dello stereo, ma gli occhi mi mandano segnali negativi in proposito. Diavolo, l'avrò lasciata di nuovo in salotto insieme al mazzo di chiavi, il che richiede un'urgente e pericolosa missione di recupero. 

È ancora presto e le moschettiere sono sveglie, spero chiuse in camera, ma per sicurezza mi infilo una canottiera e un paio di pantaloncini. Tutti questi problemi per il busto minimamente scolpito di un maschio poco più grande, siete esagerate. Come prigioniero volontario in casa dovrei essere legittimato ad usare l'abbigliamento da spiaggia, sono sicuro che sfogliando la Convenzione di Ginevra troverei qualcosa a riguardo. 

Giocando all'avvocato apro completamente la porta, che si era accostata da sola per la corrente, e mi trovo di fronte Chiara in una perfetta posizione da "sto per bussare".

Agata [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora