3.2 • Grave errore

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Rilassati, respira, visualizza. È luglio, stanno tutti bene, riprenditi. 

Dopo qualche secondo di meditazione, le gambe tornano salde e l'attenzione al presente. Aggiornamento priorità: Cecilia ha detto qualcosa riguardo alla mia colazione. E infatti eccola lì con una buona manciata dei miei dolciumi fra le braccia.

«Molla i miei carboidrati, kouhai, porta rispetto».

Mi precipito verso la ladra sedicenne, che sfrutta l'altezza per sconfiggermi, per la precisione portando in alto le mani colme di bontà. Diavolo, sarà tre centimetri più a contatto con l'atmosfera rispetto a me, eppure sono sufficienti per mettermi in difficoltà. Richiedo urgentemente una modifica alla legge, tirarle giù un braccio non dovrebbe contare come aggressione.

Cominciamo ad azzuffarci per il premio, e senza usare il judo una rissa è straordinariamente inefficace. In più devo fare attenzione a non toccarla direttamente sulla pelle, potrebbe contagiarmi con la Cecilite.

Giunti ad un punto morto della battaglia, il mio avversario comincia le trattative.

«Non c'è mica scritto il tuo nome sopra, no? Prima ti ho chiesto se potevo prenderle, ma tu non hai risposto, quindi sono mie. Tra l'altro ce ne sono decine in frigo. E che vuol dire "koai"?»

Decido che oggi non terminerò la sua esistenza con un "body slam", ovvero la punizione prestabilita per chiunque adocchi il mio nutrimento preferito. Se ce ne sono davvero altre in frigo, lascerò perdere. Però penso che come vendetta la lascerò nell'atroce dubbio sul significato del termine giapponese, io non resisterei.

«Tranquilla, è solo un modo tipico giapponese per riferirsi a chi è più piccolo, non è un insulto».

Chiara sbuca fuori dalla camera di Lucrezia, rovinando la mia diabolica tortura psicologica. Te lo concedo, dimostri quel minimo di esperienza in "cultura dalla dubbia utilità" necessaria ad incuriosirmi. La tua è una tecnica subdola, volta a conquistare le mie attenzioni, lo so, e non cederò facilmente.

Poi, perché è così interessata al sottoscritto? Possibile che sia riuscito a fare colpo proprio la prima volta che ci siamo visti? Altamente improbabile, a parte due battute, sono stato schivo come mio solito.

In ogni caso l'atmosfera si è temporaneamente calmata, e ci ritroviamo a fare colazione tutti insieme nella cucina-salotto. Mi metto seduto a capo tavola, davanti a Cecilia, mentre Chiara e Lucrezia si sistemano ai lati. Meteorologicamente parlando, è davvero una splendida mattina: la larga finestra della cucina fa entrare moltissima luce nella stanza, illuminando il beige dell'intonaco, molto in contrasto con il rosso del divanetto accanto alla porta d'entrata.

Lucrezia tira un morso da squalo alla sua fetta biscottata, e con la bocca piena si rivolge al qui presente.

«Ale, Mattia mi ha chiesto se una di queste sere può dormire qui, a te va bene?»

Che è successo? Sono stato promosso da fratello maggiore a padre? O vuole solo la mia benedizione?

«Non vedo dove sia il problema, camera tua è grande».

Lucrezia ingoia l'ultimo pezzo di pane secco, con evidente sforzo. Tenendo lo sguardo basso, precisa la situazione:

«Veramente i suoi non vogliono che dormiamo insieme, ma a loro va bene se non stiamo nella stessa stanza, quindi mi chiedevo se potesse stare su da te...»

Poso l'ultima metà di tortina paradiso e butto giù il boccone. Quanto odio questo genere di genitori, ancora non ho capito se fanno i finti tonti o se veramente credono alle cavolate che racconta una giovane coppietta. "Vogliamo solo dormire", oppure "è romantico svegliarsi insieme". Il nostro povero pianeta non ha spazio per contenere balle, o repressioni inconsce, di questa portata, quindi evitate di farcele dire. Anzi, a loro è andata bene con Lucrezia, che si è piegata alle richieste "non-sense" di quegli stolidi senza battere ciglio, fossi stata io la femmina, ne sarebbero successe delle belle. Purtroppo, la proposta è inaccettabile. Sono un povero sognatore lucido in costante ricerca di silenzio e devo potermi alzare indisturbato per aggiornare il diario, anche nel cuore della notte.

«Lulu, lo sai benissimo, camera mia è patrimonio protetto dall'UNESCO. Non potete dire ai suoi che sta dormendo con me, e invece state in camera tua?»

Lucrezia fissa il tavolo con un'espressione triste, consapevole che sulla mia privacy notturna sono inamovibile. Chiara la guarda, si volta verso di me e mi poggia una mano sul braccio.

«Dai, qual è il problema? In fondo è solo per una notte, non ti sta simpatico Mattia?»

Chiara, gli occhioni dolci di prima mattina no, ti prego, non ho la forza.

«Sì che mi sta simpatico, non è questo il punto, è che ho grossi problemi di sonno e non voglio rumori in camera, o cose del genere...»

Dimenticavo il particolare più importante.

«... e non so se a lei va bene».

Che non avrei proprio dovuto dire ad alta voce.

Agata [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora