Fu come tornare coscienti dopo essere rimasti immobili, incantati, per un tempo indefinito.
Aprì gli occhi e li richiuse all'istante, sovrastata da sensazioni che avrebbe definito estranee, nonostante la loro naturalezza.
Percepì l'abbraccio accogliente di un materasso con qualche anno di troppo, intrappolato da lenzuola verdi, profumate e sparse sul letto in modo disordinato. Un brivido le percorse la schiena fino a piantarsi al centro della nuca, avvertendola che Firenze poteva rivelarsi fresca anche in una mattina estiva, nelle giuste condizioni di areazione.
Non voleva ancora alzarsi, tuttavia sentiva qualcosa di sbagliato nello stare distesa senza alcunché a sorreggerle la testa. Allungò un braccio e recuperò l'unico cuscino nella stanza, lasciato a prendere polvere sul divano lì accanto. Stava tenendo solo una palpebra socchiusa, in modo da non venire abbagliata dalla luce solare che, chissà con quale artificio di riflessioni, riusciva a penetrare nella stanza da entrambe le finestre.
In quel momento pensò ad Alessandro, aspettandosi di venire colmata dall'ira, invece provò solo tristezza.
Il respiro le tremò e si rannicchiò sul lato del letto orientato al muro, freddo al contatto e pieno di piccole crepe nella vernice bianca. Non era sicura di voler guardare la sua stanza, le sembrava una sorta di invasione, forse perfino più grave di quella appena avvenuta nel suo corpo. La parete contro cui era rivolta, invece, era familiare e confortante. Vuota e per niente caratteristica, esattamente come il buio in cui era costretta a immergersi ogni qual volta che Alessandro tornava a vivere la sua esistenza nel mondo esterno. Proprio in quel mondo nuovo in cui si era risvegliata.
Ancora non poteva crederci. Quel bastardo ci era riuscito.
Rimase qualche minuto ad ascoltare i suoni della casa, concentrandosi sugli scricchiolii delle scale di legno e sul cigolio metallico di uno stendi panni appeso in un terrazzo sconosciuto, motivo principale per cui la finestrella alta era sempre chiusa, a detta di Ale. Perché stavolta era aperta?
"Dovrei alzarmi e chiuderla", pensò, rimanendo immobile. Si trattava davvero di un'azione legittima? Magari c'era un motivo specifico per il quale lui l'aveva lasciata spalancata, in balia del venticello leggero fra i tetti. Esatto, prima di tutto avrebbe cercato di capire se dietro quel gesto innocuo si celava un significato, un messaggio, e solo in seguito si sarebbe liberata di quel rumore fastidioso.
Provò a fare leva sul braccio per tirarsi su e per la prima volta si accorse di quanto potesse pesare un corpo fisico. I muscoli erano ancora molli e indeboliti dal sonno, quindi prestò massima attenzione nel sollevarsi, per non danneggiare il prezioso contenitore che le era stato affidato. Il corpo di Alessandro era poco più alto di come si era sempre percepita nei sogni, ma la nuova statura non le creò difficoltà di movimento.
Due oggetti luccicanti attirarono la sua attenzione e le fecero ispezionare la più vicina delle due scrivanie, che raggiunse a tentoni. Sapeva cosa stava guardando, Alessandro gliele aveva mostrate in uno dei loro primi appuntamenti per darle un'idea di come apparissero dei minerali col suo stesso nome: erano due pezzi di agata molto belli, seppur nella loro diversità, e fu grazie a loro che si rese conto di non vedere bene. I contorni delle gemme erano sfumati, mentre i loro riflessi le apparivano ingigantiti sulla retina: il suo ragazzo era stato miope, perciò era ovvio che lo fosse anche lei. Gli occhiali di Ale dovevano essere nelle vicinanze, sempre che fosse riuscita a metterli a fuoco in mezzo alla camera piena di forme indistinte e colori opachi.
Alla fine li trovò dove si aspettava, piegati e riposti accanto al lume del comodino, ma li indossò da vera dilettante. I ricci biondi che le insistevano sulla fronte si incastrarono subito nella montatura metallica, costringendola a ritentare il gesto un paio di volte prima di inforcarli correttamente.
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Agata [Completa]
General Fiction[Vincitore Wattys 2017] Alessandro, cinico diciannovenne, incontra una ragazza curiosa che lo spinge a dubitare del suo talento più nascosto: poter controllare i sogni. Sono sicuro che anche tu, che stai leggendo, hai sperimentato un sogno lucido al...