Cinque soli rossi compaiono nel cielo, roteando intorno allo zenit con velocità crescente e generando un'enorme quantità di calore. Il mastodontico ponte d'acciaio si scioglie come ghiaccio e precipita nel fiume incandescente, lasciandoci in una fitta nube di vapore. Agata grida spaventata, ma si rende conto in fretta di essere al sicuro, seduta di fronte ad un banchetto composto esclusivamente da dolciumi, grondanti panna e cioccolato, illuminati da un tramonto convenzionale. Mi inclino sulla sedia all'altro capo del tavolo e raggiungo una ciambella glassata.
«Perdonami, ti avevo scambiata per un'altra persona. Senza rancore?»
Agata a quanto pare dimentica lo schiaffo più in fretta della mia guancia e adocchia un cornetto fumante; si vede che cerca di trattenersi, eppure le proiezioni non dovrebbero farsi scrupoli, anzi non dovrebbero quasi pensare. Certo che è davvero bella, strano che non ricordi nessuno con le sue caratteristiche fisiche.
«Non fare complimenti, il cibo abbonda. Vuoi del tè?»
Continuo a non ricevere risposta. Si guarda intorno, ammirando il paesaggio derivante dalla fusione della Parigi moderna con Londra novecentesca, ascolta gli zoccoli dei cavalli sulle strade di pietra e si perde nei "jingle" dei dirigibili pubblicitari.
«Quindi, controlli tu tutto questo?»
Annuisco, materializzando e porgendole una tazza fumante, decorata da fantasie orientali.
«E io ti ho picchiato».
«E tu mi hai picchiato».
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«Volete smetterla di litigare?»
Lucrezia cerca di sedare l'ennesima scaramuccia fra me e Cecilia, pur sapendo che interrompendoci non otterrà niente più di una tregua momentanea. L'orologio della cucina potrebbe portare al limite la mia pazienza già da solo, figuriamoci mischiato agli schiamazzi della bestia dai capelli lisci. Però, In onore della nuova arrivata, preferisco dare retta a mia sorella e vado a recuperare qualcosa da bere in frigo, dopotutto c'è una minuscola possibilità che la signorina Chiara prenda le mie parti in futuro, e devo conquistare il suo appoggio. Cecilia, al contrario, sembra non volersi calmare.
«No, Lu, è insopportabile. Deve avere sempre da ridire e sinceramente basta, sono stanca di non andare bene a nessuno».
Recupera lo zaino e marcia verso l'uscita, mentre mi appollaio a capotavola, strappando la cannuccia del succo confezionato. Se non riesce a sostenere una discussione con un bamboccio come me, non avrà nessuna speranza nella vita. Dovrebbe ringraziare, la sto preparando alle insidie reali, invece sbatte la porta dietro di sé e mia sorella si lancia al recupero, dando disposizioni a Chiara, rimasta immobile sul divano.
«È ancora nervosa per il rifiuto di quel tizio a scuola. Scendo, la faccio sbollire e torniamo in casa, questione di cinque minuti, ok? Ale, tu poi ti scusi».
Cerco di alzare un singolo sopracciglio, ma non ne sono mai stato capace. Quello che voleva essere un gesto da "per chi mi hai preso", diventa un'occhiata strafottente, alla quale Lucrezia risponde con un secondo sonoro colpo ai cardini che ci permettono, temo ancora per poco, di rientrare nell'appartamento.
La nuova moschettiera, intontita da quanto sia progredita velocemente la discussione, si è lasciata convincere e ha accettato a malincuore di restare in panchina, lasciando gestire il problema alle amiche di vecchia data. Siamo soli: io, lei ed un succo quasi prosciugato, dunque è giunto il momento di guadagnare un'alleata, una talpa nel trio.
«Cecilia non riesce a cambiare punto di vista. L'errore più grande che si possa commettere è convincersi che gli altri ragionino come te, o con le stesse informazioni. Non potevo sapere che fosse stata scaricata da qualcuno stamattina, perciò è inutile darmi colpe».
Chiara abbassa la testa e fa girare intorno al polso un braccialetto d'argento sottile.
«Anche tu la conosci da molto, vero? È difficile per me riuscire ad integrarmi, voi tre avete condiviso tanti di quei momenti, mi sento ancora un pochino esclusa».
Mi alzo e indico il contenitore appena svuotato per offrirgliene uno pieno, ma rifiuta con garbo. Getto il mio tetra pak accartocciato in quello che spero sia il sacchetto da riciclo corretto e torno al mio posto.
«Credimi, certe volte è meglio dimenticare e ricominciare. Potessi cancellare l'infanzia con Cecilia lo farei, sarebbe la soluzione più rapida ed efficace».
Sorrido e lei mi imita, ma non sta realmente rispondendo al gesto, ha la testa altrove.
«Ho un fratello molto più grande, sposato con una donna che era un vero tesoro. Qualche tempo fa, hanno perso la figlia e la moglie ne è uscita a pezzi, consumata. Una volta ho chiesto a Carlo perché non cercasse di aiutarla a dimenticare, così mi ha detto che non si può scappare dal passato, in un modo o nell'altro va affrontato, per guarire».
«Tuo fratello sembra una persona gentile, ma la gentilezza non è sempre la risposta giusta. Anche adesso, tu, che ci fai qui? obbedisci agli ordini di Lucrezia per farle un piacere? Vai di sotto, cercale e parla con entrambe, dimostra che vuoi essere presente. Se vuoi entrare nel loro mondo, fatti strada senza preoccuparti troppo della cortesia, di' loro come ti senti».
Non le do il tempo di pensare e la caccio dalla cucina, buttandola fuori. La premura di chiudere la porta con delicatezza le concede il tempo di ricambiare il contatto visivo, che avevo cercato di stabilire prima.
«Sai Ale, è un buon consiglio per fare breccia nelle persone difficili».
Mi guarda in un modo particolare, elettrico, e sparisce nel buio del corridoio.
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Agata [Completa]
General Fiction[Vincitore Wattys 2017] Alessandro, cinico diciannovenne, incontra una ragazza curiosa che lo spinge a dubitare del suo talento più nascosto: poter controllare i sogni. Sono sicuro che anche tu, che stai leggendo, hai sperimentato un sogno lucido al...