2.4 • Domande

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Devo ammettere di essere io quello sconvolto adesso, dopotutto non avevo mai pensato che potesse sentirsi così. Credevo che al mio risveglio lei si addormentasse, o non potesse percepire niente fino al mio ritorno. Ho confermato ancora una volta che razza di egoista io sia, non ponendomi certe domande fondamentali. Devo prendermene la responsabilità, perciò è meglio lasciarla sbollire da sola. Ne approfitterò per incontrare chi può darmi delle risposte.

«Scusami, vado».

Nel giro di un secondo svanisco sotto terra. Lascio che la villa si ricostruisca da sola intorno ad Agata e prima che la sabbia si richiuda sopra di me le lancio un ultimo sguardo, vedendola crollare in ginocchio, stremata. Mi asciugo le lacrime, e giunto nel vuoto creo una sezione inferiore del sogno, riempiendola con un'estremità del centro di Firenze.

Non ero mai stato certo di chi fosse esattamente Agata e sinceramente non mi viene in mente una risposta senza conseguenze allarmanti. Con questa sfuriata in teoria ha provato la sua esistenza come individualità separata da me, Alessandro, dunque la domanda che dovrei pormi adesso è un'altra: se davvero è una coscienza autonoma, cosa diamine ci fa qui con me, nel profondo del mio essere? Sarebbe quasi accettabile se fosse solo un'incarnazione di una parte della mia coscienza, come Rabbia o Gioia di Inside out, capolavoro della Disney, ma lei è completa, prova tutto ciò che si potrebbe identificare con una personalità vera e propria.

Sorvolo il mercato di Sant'Ambrogio e d'un tratto comincia a piovere. Stanno iniziando le manipolazioni spontanee, perciò mi restano dieci minuti di lucidità, se sono fortunato. Atterro con violenza sopra un riflesso della casa di Giulia, la mia ex, bagnandomi completamente i pantaloni. Ho sempre adorato il suo balcone relativamente basso e pieno di fiori, infatti ad aprile ci passavamo la maggior parte del tempo, curando arbusti e scappando dalle vespe.

Come pensavo, è lì che oscilla sul dondolo... non che si possa fare molto altro su di un dondolo. Pazzesco, riesco a scherzare anche adesso, questa sicurezza mi servirà nei prossimi minuti. Un bel respiro, e impongo alle labbra di muoversi.

«Ciao, quanto tempo».

«Oh, niente "hisashiburi" giapponese con me? Che fai, prendi le distanze? Potrei offendermi».

Si alza dal supporto bianco con le proprietà fisiche del pendolo e mi viene incontro, slargando la bocca in un sorriso che farebbe sbiancare chiunque.

«Hai ancora paura di me?»

In effetti mi terrorizza, ogni volta che ci parlo ho i brividi. Preferirei stare alla larga come ha argutamente intuito, ma è l'unica persona che può aiutarmi. La pioggia diventa acquazzone, così strizzo istintivamente la mia maglietta per asciugarla, però mi accorgo di non essere più sul balcone di Giulia. Siamo entrambi su una piccola zattera ondeggiante in un oceano arrabbiato, e l'ammasso di legname pende in equilibrio precario verso il lato opposto al mio. Un gigantesco fulmine scarica la sua energia a pochi centimetri da noi, solidificando magicamente l'acqua e generando un'effimera vegetazione composta da aurora boreale. Infine, un'enorme distesa di grigio e piatto "nulla" si estende fino al limite visibile. Niente diluvio, nessun rumore, solo i suoi passi che si fanno lentamente più vicini. Razionalmente so che le manipolazioni sono innocue contro di me, eppure non posso fare a meno di tremare, soprattutto perché lui mi inquieta.

Enn, con i suoi due metri di altezza, mi porge la mano. La stringo per pura cortesia, odio che abbia scelto di ricordarmi Giulia stabilendosi da lei.

Ho di fronte un ragazzo schifosamente identico a me, ma molto più massiccio, pompato e virile. Non ha una statura fissa, quindi inizialmente l'avevo scambiato per un comune riflesso. L'ho chiamato "Enn" dopo la prima volta che l'ho incontrato, ovvero quando ho capito che rappresenta l'ente più vicino al mio subconscio con cui avrei potuto interagire. È un nome stupido, ma rendeva l'idea del "cosa diamine sto guardando?". Certe volte è aggressivo, altre sarcastico, altre ancora spocchioso. Difficile dire che sia il mio esatto opposto, però è sicuramente estremizzato. C'è solo un aspetto del rapporto con Enn che mi va a genio: anche se sembra illogico, riesco a mentirgli. Immagino abbia bisogno di tempo prima di avere accesso ai miei ricordi, ma è solo un'ipotesi.

Devo sbrigarmi, sto cominciando a perdere il controllo del sogno e lo sta acquisendo lui. Al termine di un ciclo del sonno, devo aspettare il successivo prima di poter sognare nuovamente, così in quel periodo di stasi è proprio Enn a prendere le redini.

Finché ho modo, provo a tenere testa all'altro me stesso.

«Paura di te? Fammi il piacere, posso svegliarmi quando voglio e non puoi farmi alcun male».

«Beh, se parliamo di dolore fisico ovviamente no, ma non è comunque una buona idea scherzare con le emozioni. Lo sai bene, quanto ci metta a rimarginarsi una ferita al cuore».

Gracchia con voce metallica, avvicinandosi e premendomi forte un dito sul petto. Glielo spezzo senza esitazione, per quanto speciale, è solo una debole proiezione, infatti ritrae la mano e la agita a mezz'aria finché l'osso non si ricompone.

«Era solo un avvertimento, non sono venuto per giocare al duello».

«Ah no? Cosa ti serve allora? Che potere cerchi stavolta?»

Durante il primo periodo da sognatore lucido ho condotto una serie di test, cercando di capire quanto in là potessi spingermi. Una notte ho deciso che avrei provato a parlare con il mio subconscio, aspettandomi un verde ammasso viscido, tentacoloso e pieno di occhi dalle iridi a clessidra, tipo Hermaeus Mora, il Dio del Fato di Skyrim. Invece è apparso questo "me sotto steroidi", definendosi soltanto come l'altra mia metà. Mi ha spiegato rapidamente cosa credeva che potessi o non potessi fare all'interno del sogno, ma non è stato molto chiaro, né tranquillo, sembrava sul punto di attaccarmi ogni volta che sbattevo le palpebre. Ho capito solo in seguito che avrebbe potuto raccontarmi solo ciò che sapevo già, quindi al massimo si sarebbe rivelato utile come specchio del mio vero Io, se avesse collaborato, ovviamente. Al contrario, per quanto riguarda Agata, è possibile che sappia se l'ho creata inconsciamente e devo farmelo dire.

«Nessun nuovo potere. Parlami della ragazza che abita nei sogni».

Agata [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora