Chiara eh, ovvero l'ultima arrivata delle tre moschettiere. È capitata nella classe di mia sorella quest'anno, quando l'hanno smistata, e sono diventate inseparabili molto in fretta; chissà se Lucrezia è salita solo per avvertirmi del suo arrivo. Probabilmente me l'avrebbe presentata prima se non si fosse messa in mezzo Cecilia, prodigatasi nel tentativo di tenerla lontana dal sottoscritto. Comunque sia, non punto al cuore della loro nuova amicona.
Mi contorco goffamente fino a ritornare composto in una posizione socialmente accettabile, prendo un bel respiro e strutturo una frase che non ammetta repliche: «Lulu, so che sei preoccupata, ma sto bene. Non credo che incontrare di nuovo Chiara possa portare a qualcosa di buono, ho altro per la testa».
Lucrezia mi fissa per qualche secondo e non controbatte, ma ha un "non sono d'accordo" inciso nello sguardo color nocciola, poco più acceso del mio. Stringe gli occhi e si fa ancora più seria, sta cercando di capire se mento? Speranza vana, non dovrebbe atteggiarsi alla Lie to me come faccio io se non è capace.
«Va bene, oggi le dirò che hai da fare con la preparazione per Informatica, ma la prossima volta non sarò così accomodante, soprattutto perché sono giorni che non apri un libro, sei già pronto a prendere tutti i 18 del mondo».
Come previsto, si arrende. Seppur si ritenga la leader delle sue compagnucce di giochi, non può nulla contro le mie decisioni, sono troppo cocciuto. Forte della vittoria psicologica, decido perfino di ignorare la battutina finale, dopotutto si deve portare rispetto a quel tipo di umorismo delicatamente speziato con un pizzico di verità.
Lucrezia butta indietro le gambe e si dà lo slancio per rialzarsi, ritrovandosi appoggiata alla scrivania di fronte al divano. Si sistema la canottiera, incrocia le braccia dietro la schiena e fa per uscire. Resto piuttosto impressionato dalla sua dimostrazione di elasticità, io rantolo dalla fatica anche sollevandomi con i metodi normali, ho proprio bisogno di una revisione dal meccanico di fiducia. Non è vero, sarà merito del metabolismo da centrale nucleare ereditato dai nostri genitori, ma vantiamo entrambi un fisico niente male.
Ora la saluto e chiudo la faccenda. «Grazie, e scusa per Cecilia».
Nessuna risposta, nemmeno si volta, esce e si chiude alle spalle la porta di legno e vetro che separa il mio Regno dal resto del pianeta.
Avrei dovuto dirle della minigonna?
Meglio non pensarci, mi avveleno il sangue da solo. Ormai da un paio d'anni ha la classica "fila" di ragazzi che le corrono dietro, universitari compresi, invece io non avrei lo stesso seguito nemmeno se mi decidessi a suonare un qualsiasi strumento musicale, fonte di successo dall'alba dei tempi. Certo, nonostante la miriade di pretendenti si fa bastare il povero Mattia, e in fondo soltanto un angelo come lui sarebbe in grado di gestire quella calamita per maschi, amandola come se esistesse solo lei, eppure non posso fare a meno di essere invidioso di quel seguito. Mi chiedo se la vera differenza nelle nostre rispettive capacità di rimorchio risieda nella carnagione; possibile che una pelle sempre bronzea come la sua surclassi così clamorosamente il mio pallore cadaverico?
Preso da un attimo di sconforto, incrocio le gambe sul divano e abbasso la testa, ritrovandomi a fissare le rotelle nere della sedia del PC. Montandole mi sono quasi mozzato un dito, maledette, ma almeno ho fatto ridere Giulia.
«Ah, Ale?» Lucrezia è magicamente di nuovo sull'uscio.
«Oh, hisashiburi», cioè un modo di dire Giapponese per "Cavolo, quanto tempo che non ci vediamo!", è più breve della versione italiana e batte il "Long time, no see" in fluidità. Mi piace utilizzare parole che ritengo maggiormente calzanti ad un concetto, ma giudicando dal suo sguardo di sufficienza, Lulu sembra non avermi compreso. Fantastico, niente più lingue straniere con lei, patriota dello Stivale... dei miei stivali.
Rimane appesa con un braccio allo stipite, mentre apre e socchiude lentamente la porta, con un sorriso triste e lo sguardo puntato al soffitto. La corrente d'aria che sta producendo è davvero una goduria, comincio a capire le necessità degli antichi faraoni egizi, coccolati da ventagli smisurati.
«Cerca di toglierti dalla testa Giulia, sono passati sei mesi. Chiara è più simpatica. E più carina. E più intelligente».
Perché anche mia sorella deve tirare in ballo Giulia? Cos'è, una telepate adesso? Pietà, mi torturo benissimo da solo. Piego il collo verso di lei e faccio un cenno di falso assenso con la testa, ma il Lavoisier che dimora in me si oppone. Sei mesi dalla rottura, quasi sette per essere precisi, non controbilanciano due anni e mezzo di relazione, la chimica non mente mai.
Mentre mi perdo in ciance mentali, Lulu, novella Copperfield, sparisce. Stavolta però non ha chiuso la porta, il che mi pone davanti a una scelta estrema: mi alzo e ci penso io, o rimane aperta? Francamente posso abbandonarla come sta, tanto è solo l'ultimo baluardo contro gli altri abitanti della casa.
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Agata [Completa]
General Fiction[Vincitore Wattys 2017] Alessandro, cinico diciannovenne, incontra una ragazza curiosa che lo spinge a dubitare del suo talento più nascosto: poter controllare i sogni. Sono sicuro che anche tu, che stai leggendo, hai sperimentato un sogno lucido al...