«Intendi temporaneamente? Cioè, dici che Agata potrebbe alternarsi a me come padrona del corpo?»
Enn inforca un paio di occhiali spessi, un camice sbottonato e, tirando una corda caduta dall'alto, abbassa una di quelle lavagne bianche su cui si possono proiettare video o immagini. Il ragazzone stappa un pennarello rosso con i denti, mi fissa per qualche secondo, sputa il sigillo e disegna un grosso punto interrogativo.
Quanta scena per nulla.
Nei suoi nuovi panni da professore, esordisce con tono amareggiato «Non sopravvalutare le mie conoscenze in questo determinato campo, sappiamo entrambi quanto poco ti sia interessata la psicoanalisi, altrimenti avrei un involucro ben più piacevole». Già che c'è, si dipinge un volto felice sul petto.
«Credimi, Enn, hanno inventato mostri dall'aspetto peggiore. In ogni caso, credo che quando mamma tornerà le chiederò un paio di libri universitari sull'argomento».
«Ottima idea!» esclama, cancellandosi lo smile dai muscoli possenti e lanciando il "Giotto turbo color" contro la lavagna bianca, che lo ingloba. «Comunque, non ho altro da dirti, Re dei sogni. Spero che questa chiacchierata basti a cambiare la tua opinione sul sottoscritto e possa quindi liberarmi dalle voci» corruga la porzione del viso dove dovrebbero trovarsi le sopracciglia e continua «Onestamente, dubito sia possibile, però valeva la pena tentare».
Incrocio di sfuggita il suo sguardo triste ed emetto un monosillabo d'assenso, ma in realtà sono concentrato su altro. Stando al suo discorso, i sogni lucidi nascondono un potere tale da permettere la creazione di una coscienza autonoma, il che è strabiliante, eppure al tempo stesso orribile, dopotutto conferma la versione raccontata da Agata. Vivere all'interno della mente di qualcun altro sembra una tortura terrificante, una prigionia insopportabile, ed è proprio la pena a cui la sua stessa nascita l'ha sottoposta.
No, alla quale io l'ho condannata. Sono io l'unico responsabile.
Faccio scorrere le dita sul bambolotto raffigurante la mia bella, soffermandomi sulla morbidezza dei capelli, sulle cuciture in rilievo che ne delineano il sorriso e lasciando infine un'impronta digitale sul bottone verde e liscio utilizzato per gli occhi. Voglio vederla, devo parlarle, scusarmi di tutto.
«Ale!».
Un grido improvviso mi riporta all'ordine, facendomi quasi scivolare la bambola dalle mani, infatti rispondo un «Sì?» istintivo, recuperandola a mezz'aria.
Il ragazzo gelatinoso si volta prima a destra e poi al lato opposto, concludendo il gesto con un'alzata di spalle confusa. «Non ho parlato io».
«Oi, Ale!» la stessa voce femminile echeggia attraverso l'infinito e grigio deserto piatto che ci circonda, però stavolta al richiamo segue la sensazione di un piccolo schiaffo.
Enn avvicina indice e medio alla tempia, rivolgendoli poi verso di me con un movimento rapido. «Ti vogliono fuori. Pensa a ciò che ti ho detto, mi raccomando».
«No! Devo vedere Agata!»
«Tranquillo, non va da nessuna parte, per fortuna». La sua voce e il paesaggio sfumano insieme ai contorni del mio stesso corpo, che si dissolve in pochi istanti.
Contro la mia volontà, e come se stessi risalendo il grattacielo più alto del mondo tramite un ascensore rapidissimo, la mia coscienza riemerge nel Regno. Apro le palpebre, solo per richiuderle subito dopo, accecato dalla lampadina proprio sopra di me. Tossisco un paio di volte e, grazie all'aiuto degli occhiali blu ancora sul mio naso, metto a fuoco la figura di Lucrezia, che non sembra affatto di buon umore.
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Agata [Completa]
General Fiction[Vincitore Wattys 2017] Alessandro, cinico diciannovenne, incontra una ragazza curiosa che lo spinge a dubitare del suo talento più nascosto: poter controllare i sogni. Sono sicuro che anche tu, che stai leggendo, hai sperimentato un sogno lucido al...