2.5 • Ricordo annebbiato

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Il mondo vuoto in cui ci troviamo si riempie di poster svolazzanti, tutti con una foto della mia fidanzata. Enn ne afferra uno e indica il viso raffigurato.

«Intendi Agata? Non è mia giurisdizione».

«Cosa sei, uno sceriffo di contea? Dimmi, Clint "Ennstwood", chi se ne occupa allora? Siamo solo in tre qui».

Mi cammina accanto con sguardo torvo: sa meglio di me che il protagonista di Per un pugno di dollari non era un uomo di legge. 

«Perdonami, le battute perfette sono complesse».

«Comunque, ti sbagli, non siamo esattamente tre. Diciamo che io faccio da rappresentante, o da contenitore, per le altre parti di te, a seconda di come vuoi vederla. Quello che intendevo è che Agata non è in alcun modo te, perciò io... cioè noi, non ne sappiamo nulla».

I volantini con Agata si lacerano e bruciano come fuochi fatui intorno a noi, mentre Enn ostenta un sorriso soddisfatto a labbra chiuse.

«Ma io non l'ho creata, giusto?»

«Ne dubito, ma non ce ne siamo mai dovuti preoccupare».

Fa comparire due divani, uno di fronte all'altro, e mi invita a sedermi. Cambia il panorama in una collina erbosa, piena di cespugli e luce. Il suo sorriso si è mutato in ghigno, però ho come l'impressione che stia nascondendosi, che in realtà sia preoccupato. 

Cinque minuti alla fine del countdown.

«Cioè, mi stai dicendo di poter stare tranquillo? Che non ci sono... che so, anticorpi, meccanismi di difesa per questo genere di situazioni?»

Gli si illuminano gli occhi, spalanca la bocca e scatta in piedi.

«Tu vuoi cancellarla? La vedi come una minaccia?»

Mi rialzo anch'io e scuoto le mani in segno di dissenso.

«Non voglio cancellarla, la amo! Ma, solo ipoteticamente, potrei? Davvero potrei farla sparire come il resto delle mie manipolazioni?»

Enn fa svanire i divani e crea intorno a noi un acquario pieno di pulsanti meduse nere. Si volta e mi afferra, portandomi a pochi centimetri dal suo viso. Con gli occhi iniettati di sangue, afferma:

«Spiacente, da solo non puoi liberartene. Nel momento in cui non la vorrai più, allora diventerà affar mio».

Il pugno che gli pianto nel plesso solare lo scaraventa fino alla vasca più grande, che a contatto con lui si infrange riempiendolo in egual misura di schegge e animali urticanti. Creo un muro d'acciaio fra me ed Enn, sperando di avere ancora qualche secondo per pensare. "Tempo del soliloquio", tanto per citare Kaiki Deishuu, il cattivo di una delle opere più visionarie della Shaft.

In breve, tutto ciò non ha il minimo senso. Dalle sue parole desumo sia possibile "terminare" Agata, ma non potrei occuparmene direttamente, dovrebbe farlo Enn, eppure qui sono quasi onnipotente e gli sono superiore, infatti può creare solo quando gli sono vicino. Posso manipolare il mondo quanto voglio durante la fase rem, e allo stesso modo sono in grado di sbarazzarmi di ogni oggetto. Posto in altri termini, tutto ciò che esiste, esiste finché voglio, e tutto ciò che non voglio, non esiste. Perché per Agata non valgono le stesse regole? Come mai è viva anche quando sono sveglio o nelle altre fasi del sonno? Esistono sezioni del sogno di cui non sono a conoscenza, in cui il mio potere è limitato? Oppure più semplicemente quel bastardo sta mentendo quando dice di essere l'unico a poterla distruggere? Questo implicherebbe che l'ha creata lui? Può generare una coscienza? Per quanto ne so, il subconscio dovrebbe avere un ruolo passivo per l'Io, infatti non ha mai interferito direttamente con le mie azioni. Si limita a spaventarmi, giocando come può. 

Ho bisogno di un dannato psicologo bravo, ma non posso andare a raccontargli che c'è un'altra persona quaggiù con me. Ovvio, sto anche trascurando il dato più importante di tutti: per quanto possa essere lucido, questo è pur sempre un sogno, quindi "nulla è reale". Ottimo, ho compreso una buona metà del credo dell'assassino, e tanti saluti alla mia serietà.

Sento la testa diventare pesante, devo fare le ultime domande a Enn. Con fatica, distruggo il muro divisorio e me lo trovo davanti, assolutamente impassibile.

«Stammi a sentire, prosciuttone, ho un altro paio di domande per te».

«Prima mi allontani e poi mi vuoi? Hai le idee un po' confuse?»

Ignoro le sue stronzate sarcastiche.

«Tu, anzi voi, potete creare come faccio io?»

Enn inclina la testa e stringe gli occhi.

«Non esattamente. Non abbiamo modo di agire direttamente sulla tua volontà, ci limitiamo ad utilizzare i tuoi ricordi, mescolandoli, annebbiandoli, enfatizzandoli o cancellandoli».

La memoria. Mi torna in mente che durante la discussione con Agata avevo cercato di ripescare qualcosa, fallendo. Decido di porgli una domanda differente da quella che stavo pensando prima.

«Ho un ricordo, come hai detto... annebbiato. Hai la versione "completa"?»

Enn sembra diabolicamente incuriosito.

«A che ricordo ti riferisci esattamente?»

«Non te lo starei chiedendo se lo sapessi. Riguarda una donna sconvolta, che piange disperata, come se fosse successa una disgrazia».

Fa sparire il suo classico sorrisetto e si rabbuia. Perde la sua aura spaventosa, si avvicina e mi prende le mani, dolcemente. Cambia anche completamente aspetto, diventando molto più simile a me. Si spoglia di tutta la massa muscolare in eccesso e i capelli si accorciano fino al taglio che portavo quando ancora facevo judo. Mi chiede, con la mia stessa voce, forse addirittura più candida e meno adulta, se sono sicuro di volere una risposta. È la prima volta che si trasforma così radicalmente, non mi fido.

«Sì, perché non dovrei? È il ricordo di un horror, vero? Come per Il nascondiglio? Diavolo, odio quel film, non avrei mai dovuto guardarlo».

No, aspetta, non era un film. È successo davvero, ho visto veramente una donna con quell'espressione. 

Sbarro gli occhi e piombo in ginocchio, aggrappandomi alla maglietta di Enn che mi guarda triste, senza dire niente. Ho perso completamente il controllo del sogno lucido ormai. Mette una mano dietro la mia nuca e mi appoggia la testa sul materasso più comodo che abbia mai provato.

«Dormi Ale... non ti sforzare, lascia fare a me per stanotte».

Non c'è cattiveria nella voce del mio subconscio, solo parole armoniose, come la melodia di un carillon. Mi abbandono completamente a lui, cominciando a sognare in modo normale per la prima volta da anni.

Agata [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora