5.4 • Ciuffo biondo

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«So cosa pensi: Agata è comparsa su quel ponte intorno a gennaio, quindi sei convinto che siano passati sette mesi dal suo arrivo, non anni. Ed è qui che ti sbagli Ale, ma andiamo con ordine. Anzi, ti lascio parlare, però solo se mi prometti di essere sintetico e di non divagare, ci stai? Ricorda che la salvezza di Agata adesso dipende solo da te».

Scuoto la testa dall'alto al basso, Enn capisce che accetto l'accordo e strappa via il nastro adesivo. In questo momento sono davvero grato di non avere nemmeno un pelo di barba, devo delle scuse alla genetica. Massaggiandomi l'angolo indolenzito della bocca, lascio andare un sospiro di sollievo e mi dichiaro pronto.

«Cominciamo».

«Perfetto, re dei sogni. Io farò delle domande e tu risponderai. Però sii breve e conciso, mi raccomando, è stancante parlare con te».

Chiede conferma e annuisco sbattendo le palpebre, più sintetico di così non riesco. 

«Prima domanda: cos'è successo a gennaio?»

Non appena conclude la frase ci ritroviamo nel giardino di Borgo Allegri, all'interno del quale ho passato buona parte dell'infanzia. Comincio a capire il metodo di Enn, sono pronto a scommettere che non ci troviamo qui per caso, dopotutto è proprio fra le mura di cemento di questo parco che ho tenuto fra le mani per la prima volta dei comunissimi quarzi bianchi e grazie a loro mi sono appassionato alla mineralogia. Sono ridicolmente semplici da trovare in mezzo alla ghiaia al bordo del prato centrale e mi chinerei volentieri a cercarne qualcuno, ma il sentiero è attualmente sepolto da qualche centimetro di neve fresca, stato della materia quasi impossibile da vedere a Firenze, perfino nei mesi gelidi. L'atmosfera è tersa come quella di una tipica giornata invernale, eppure la panchina di ferro su cui siamo seduti non sembra risentire della variazione di temperatura. Mi rendo anche conto con gioia di essere finalmente libero dalla camicia di forza, allora ne approfitto per stiracchiare le braccia, alleggerendo di colpo i miei polmoni e lasciandoli con un quantitativo d'aria appena sufficiente a formulare la replica.

«A gennaio dici? L'attentato a Charlie Hebdo».

Enn, evidentemente contrariato, scarica un fulmine blu dalle mani e abbatte uno dei tanti alberi di fronte a noi. In realtà non era una pianta qualunque, bensì il susino amato da tutti i bimbi per via dell'enorme quantità di frutti che durante l'estate penzolavano dai suoi rami sottili.

«Pensavo fosse ovvio che le domande si riferissero esclusivamente alla tua vita, non farmi perdere la pazienza. Avanti, riprova».

Allargo gli occhi e sbuffo sconsolato, fissando il tronco caduto e in parte incenerito. Escludendo i fatti di cronaca, la risposta è ovvia.

«Ho... incontrato Agata?»

«Bene, poi?» il riflesso distende il viso gelatinoso e incalza la mia memoria.

Rimugino qualche istante e mando la testa indietro di scatto, come se il ricordo mi avesse appena schiaffeggiato. Affondo il viso nelle mani aperte a coppa e mi schiarisco la voce, sperando con tutto il cuore di non far trasparire alcuna emozione. 

«Giulia mi ha lasciato» affermo, stropicciando gli occhi.

Come se l'avessi evocata, la mia ex fa capolino dall'ampio cancello principale, il quale si affaccia, con poca fantasia, su Via Borgo Allegri. È una stradina a senso unico con elevato tasso di incidenti scampati per un pelo; meno male che consigliavo spesso ai miei amichetti di uscire facendo attenzione. Giulia, forte dei suoi diciotto anni, non teme l'arrivo di una macchina immaginaria e si avvicina alla fontanella a sinistra dell'ingresso, tenendo stretto un lembo della gonna a balze in modo che non si bagni col flusso d'acqua gelida. I capelli le si illuminano grazie al timido sole pomeridiano e, osservandoli, avverto una fitta allo stomaco che conosco molto bene: rimorso, rabbia e delusione si alternano in una tempesta infuriante fra i miei organi vitali. Diavolo, perché non posso dimenticare e basta quel brutto periodo? Enn dovrebbe sapere meglio di chiunque altro quanto soffro nel ripensare a lei, invece sembra molto felice di aver portato qui la sua proiezione.

Agata [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora