Un passo dopo l'altro, percorro l'intera circonferenza della piattaforma fluttuante che utilizzo per riflettere, accompagnato da una melodia incerta e stonata. Il disco, sospeso sopra le cascate del Niagara, è interamente composto di cristallo, e risuona con note diverse a seconda della pressione applicata. Senza dubbio uno strumento fantastico, che temo di non sfruttare al meglio a causa della mia totale incapacità musicale.
«Quindi non posso rallentare il tempo, o fermarlo?»
Enn ondeggia la testa e mi dà le spalle. Lo prendo come un "no" e mi abbandono ad un'espressione avvilita, seguita da un accordo sbilenco. Speravo davvero di poter ritagliare qualche ora notturna in più, anche per ripassare mentalmente in vista di un compito in classe. Sospiro e mi scuoto con entrambe le mani la chioma riccioluta, cercando di immaginare nuove potenzialità sovrannaturali, forse disponibili nei sogni, a cui non ho ancora pensato.
«Che mi dici delle persone? Posso creare qualcuno?»
Non si volta e non ricevo risposta, si dev'essere stufato delle mie domande, infatti i contorni del suo corpo tremolante risplendono fiocamente di rosso e viola. Quando l'avevo conosciuto la sua proiezione mi ricordava la Nebulosa del Cancro, che viene illuminata in modo differente a seconda del filtro usato dai telescopi, e avevo imparato ad associare ciascun colore con uno spettro emotivo. Purtroppo questo stratagemma si sta rivelando sempre meno efficace: Enn si è fatto ogni notte più corporeo ed umano, per quanto il suo contenitore acquoso possa permettergli di simulare la pelle, ovviamente.
Si avvicina al bordo, orchestrando l'Inno alla Gioia, si siede e dondola le gambe verso lo strapiombo.
«Adesso vado, se hai bisogno mi trovi sul balcone di Giulia».
«Con tutto il mondo che ho creato per noi, perché torni sempre lì?»
«Lo faccio per te, devo farlo per te».
Certo, come se ricordare in continuazione la mia ex potesse portarmi qualche beneficio. Enn non mi lascia il tempo di replicare e si lascia cadere nelle acque impetuose al confine fra USA e Canada, svanendo velocemente.
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«Mi mancherai, tantissimo».
Accarezzo i suoi capelli dorati, avvicinandole la testa al mio petto. Cerca di trattenersi dallo scoppiare a piangere, e benché sappia quanto sia dura anche per lei, non la perdono. Sono io la vittima.
«Starai bene, sei un ragazzone forte».
Restiamo spesso nel buio del suo portone, seduti sulle scale di pietra grigia. È il nostro rifugio preferito, la nostra tana. Al suo interno, ci raccontiamo la nostra giornata, insultiamo i professori, cerchiamo le nostre labbra e, a volte, litighiamo. Nonostante ciò, due anni fa non avrei mai creduto che un giorno, oggi, mi avrebbe lasciato proprio qui, dove ho confessato di amarla. Giulia non è mai stata brava a scegliere i momenti giusti, o i luoghi, in questo caso. Non che ce ne fosse uno adatto per spezzarmi il cuore ma è dura convincersi che non l'abbia fatto di proposito. Fa male, è un dolore nuovo, diverso.
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Ho deciso, voglio tentare. Mi arrampico sul parapetto del Golden Gate e rimango a fissare il fiume di lava sotto di me, rischiando di accecarmi. So di non poter morire nei sogni, mi sveglierei di soprassalto a contatto con la superficie, però sono curioso. Mi sono ustionato soltanto in un'occasione, quand'ero molto piccolo, quindi come si comporterà il mio cervello? Mi sentirò bruciare, o proverò una sensazione completamente estranea, sconosciuta?
«Oi, che fai?»
Un salto, piccolo e rapido. Solo un balzo mi separa da chissà quante rivelazioni. Non morirò, non posso morire in un sogno, quindi non devo avere paura.
«Guarda che è pericoloso sporgersi così».
Degno finalmente d'attenzione il contenitore dalla voce femminile, che cerca di stabilire un contatto raggiungendomi sulla trave d'acciaio rosso. Come mai si preoccupa? Dovrebbero a malapena parlare. Non mi interrompere, ormai sono convinto e mi lancio.
«Mi chiamo Agata. Scendi da lì, dai, per favore, va tutto bene».
Non conosco nessun'Agata. Chi chiamerebbe sua figlia Agata?
«Tranquilla Agata, è tutto sotto controllo, sto sperimentando. Non so nemmeno perché ti stia rispondendo, tra poco diventerai il contenitore di qualcun altro e ti dimenticherai di me».
È una proiezione stranamente materiale. Non brilla e i suoi contorni non ondeggiano, che sia Enn sotto copertura? Siamo a due metri di distanza, perciò decido di avvicinarmi per studiare meglio il suo travestimento, riuscito in pieno. Ha tutto l'aspetto di una ragazza sui diciotto, magra e slanciata, occhi verdi e capelli rossastri.
«Da quando in qua giochi alle maschere?»
Gli afferro le guance e le stropiccio, sperando di farlo desistere dalla sua messinscena. La reazione è inaspettata. Assume un'espressione sconcertata e stampa sul mio zigomo sinistro uno schiaffo poco simpatico, indietreggiando rapidamente.
«Sei impazzito? No, macché, cosa dovevo aspettarmi da uno che si stava per buttare da un ponte? Avanti, lanciati pure, stronzo!»
Oh, pare che non sia Enn.
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Agata [Completa]
General Fiction[Vincitore Wattys 2017] Alessandro, cinico diciannovenne, incontra una ragazza curiosa che lo spinge a dubitare del suo talento più nascosto: poter controllare i sogni. Sono sicuro che anche tu, che stai leggendo, hai sperimentato un sogno lucido al...