5 marzo 2012
«Mamma, io devo andare, come sta la mia inquilina di sotto?»
Atterro in perfetto equilibrio accanto alla fine delle scale con la mia solita manovra e piego la testa verso la camera della mia noiosa sorellina. Stella mi risponde facendo avanti e indietro dal soggiorno al bagno, con tre o quattro medicine diverse in mano.
«Ha ancora la febbre tesoro, ma se vuoi puoi entrare a salutarla, non è contagiosa».
Mi avvicino e la alleggerisco del suo carico, poggiando antibiotici e tachipirina sul tavolo al centro della cucina.
«No grazie, troppi batteri per i miei gusti. Come se Lucrezia non fosse già una seccatura di suo».
«Come siamo scontrosi stamattina, dormito male?»
Stappa un contenitore e tira fuori due pasticche bianche, mentre io recupero il giubbotto.
«Più o meno, gli universitari accanto alla mia finestra hanno fatto festa».
«Ah, li ha sentiti anche Giacomo, dovremmo proprio insonorizzarla questa casetta. Comunque, anche se sta male, domani è il compleanno di Lucrezia. Comprale qualcosa mentre torni a casa».
Mi allunga una banconota da venti. La guardo come per dire "tutto qui?" e raddoppia la cifra. È sottinteso che intascherò tutto ciò che non spenderò, ma l'ha tenuto in conto.
«Eh già, poverina, bei tredici. Cento di questi giorni».
Mamma accusa il colpo al posto di sua figlia e mi rifila una sorta di ramanzina.
«Ti sei decisamente alzato col piede sbagliato oggi. So che sei stressato per le nazionali di judo, ma vedi di tornare presto il ragazzo di sempre, socievole, sorridente e che tratta bene la sua sorellina».
In realtà non ho mai interagito volentieri con Lucrezia. Non che mi stia antipatica, è solo che non abbiamo nulla di cui parlare: viviamo in due mondi completamente diversi. Fin da piccola ha assunto la leadership di un gruppetto di amiche ed è sempre stata relativamente indipendente, però dovevo passare con loro le festività che richiedevano di uscire, come Carnevale o Halloween. "Mi sento più sicura se le guardi tu" miagolava sempre mamma, e punto a capo mi ritrovavo a fare da balia anche a Cecilia. Forse è proprio l'astio verso quegli anni che mi spinge a evitare mia sorella, ma non è il momento di parlarne con Stella, piuttosto la rassicuro.
«Certo, certo, farò il bravo... comunque le prendo il regalo dopo scuola, quindi torno più tardi. Ciao ma'».
Le faccio cenno con la mano, aspetto la risposta e mi chiudo la porta alle spalle. Esco dal palazzo e il vento freddo di marzo congela all'istante le mie mani eccessivamente freddolose; devo racimolare settanta euro per quei magnifici guanti senza dita, le tasche non mi salveranno dai geloni. Fortunatamente la mia scuola è piuttosto vicina, solo sette minuti a piedi, che sono comunque troppi con questa temperatura. Tossisco e mi strofino i palmi invocando l'aiuto del generoso attrito, mentre passo di fronte ai negozi in procinto di aprire. I proprietari hanno una faccia più sconsolata della mia, e non posso fare altro che sospirare, avvicinandomi incrocio dopo incrocio ad un'altra giornata da liceale. Per quanto riguarda la vita sociale e cose simili mi trovo di sicuro meglio rispetto alle scuole medie: i compagni sono tutti simpatici e non importa particolarmente a nessuno che prenda sempre voti altissimi. L'anno scorso ho anche trovato una fidanzata, Erika, peccato che non abbia funzionato a lungo.
Attraverso via dell'Agnolo sfruttando la protezione dal traffico che offre il bus C fermo allo stop, infine tiro dritto in via de' Macci. Alzo timidamente la testa e avvisto proprio chi mi aspettavo, ovvero la ragazza bionda che svolta sempre davanti a me, proseguendo poi verso il mio stesso liceo. Non ho idea di chi sia e basterebbe fare una corsa di dieci secondi per raggiungerla, dare un colpetto al suo zaino giallo limone e magari presentarmi così: "Ciao, sono Alessandro! Sai, sono mesi che ti cammino dietro da Sant'Ambrogio fino al Castelnuovo, abiti qui vicino per caso? Come ti chiami?"
Sì, sono sicuro che reagirebbe bene, decidendo di evitarmi ad ogni costo da quel momento in poi.
Continuando ad elaborare nuove frasi per rompere il ghiaccio e mantenendo una discreta distanza di sicurezza, la seguo fino allo scientifico più classico di Firenze. Si addentra nella marmaglia ammassata contro l'entrata, e come al solito la perdo di vista appena riesco a farmi strada anche io nell'ex convento rimesso a "nuovo".
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Agata [Completa]
General Fiction[Vincitore Wattys 2017] Alessandro, cinico diciannovenne, incontra una ragazza curiosa che lo spinge a dubitare del suo talento più nascosto: poter controllare i sogni. Sono sicuro che anche tu, che stai leggendo, hai sperimentato un sogno lucido al...