3.1 • Panico

993 142 69
                                    


22 luglio 2015


Provo ad aprire lentamente gli occhi, ma sono tutti impastati di lacrime. Sbatto le palpebre, e le chiudo nuovamente. Le coperte sono scivolate giù fino alle ginocchia, lasciando il mio busto in preda alle intemperie causate dal condizionatore, lasciato ingenuamente acceso. Dall'odore, i vicini stanno preparando il caffè e, fantastico, hanno acceso Radio Maria. Devo assolutamente alzarmi per chiudere la finestra sud. 

Percepire la voce di Cecilia in lontananza mi porta invece a preferire la Messa mattutina, ottimo sottofondo per riepilogare gli avvenimenti della notte.

Agata, il liceo e l'incidente del secondo anno, che avevo completamente rimosso. C'è poco di cui meravigliarsi: me lo ricordava la mia ex ogni volta che la vedevo, e visto che ormai non parliamo da mesi, credo di essermi concesso il beneficio dell'amnesia. Comunque, un sogno lucido e due normali. Strano, dopo anni senza farne, perfino i sogni di tipo classico potrebbero essere classificati come anomali, e si sono rivelati utili per il mistero dell'espressione disperata.

Allungo le braccia verso l'alto e scrocchio le dita. Fabio all'epoca ci riusciva anche con i polsi, e io non sapevo se invidiarlo o provarne ribrezzo. Non gli mando un messaggio da troppo tempo.

Mi sollevo dal materasso emettendo uno dei miei consueti versi di fatica estrema, indosso le ciabatte verdi che erano finite sotto al letto e raggiungo il computer. Nel giro di dieci minuti aggiorno il diario con gli eventi della nottata, mentre ripenso al "problema" Agata; devo farmi perdonare e al contempo studiarla, scoprire chi è realmente, come sia finita nei miei sogni. Enn mi ha messo tensione, ci sono troppi elementi poco chiari riguardo la mia fidanzata, ed è l'unico con cui posso consultarmi. 

Anche se, potrei provare a coinvolgere Lulu.

Nessuno, assolutamente nessuno sa di Agata, e preferirei non cambiare la situazione, quindi l'unica strada per ottenere consigli da Lucrezia è cercare un approccio indiretto. Ancora meglio, potrei chiedere al suo fidanzato, come se fosse un test per verificare la sua capacità di reazione agli imprevisti amorosi. Mi piace l'idea, qualcosa di simile a "dimostrerai di essere degno di mia sorella o perirai tentando?". Certo, stanno insieme da quasi un anno e non ho mai tirato fuori nulla del genere con lui, ma è pur sempre più piccolo, e posso fare il bullo se si rifiuta. 

Salvo il file, stacco la pennetta senza la rimozione sicura e comincio a girare sulla sedia. Un secondo grido di Cecilia mi ricorda dell'altro dilemma impellente, affrontare la colazione con le altre. Potrei saltarla fingendomi ancora addormentato, dopotutto Lulu sa di rischiare la morte se prova a svegliarmi. 

Un ruggito improvviso del mio stomaco boccia all'istante l'idea. "Dammi zucchero", sembra gridarmi ogni centimetro del mio corpo, perciò mi sento obbligato a obbedire. 

Avanzo ciondolante verso la porta, la apro sbadigliando e faccio un passo fuori. Rimango immobile per il tempo utile all'avvio del processore cerebrale, dal quale mi giunge un'informazione fondamentale: "sei ancora nudo". Grande abbondanza di comunicazioni interne oggi, manderò un ringraziamento all'amministrazione.

Torno nuovamente in camera, indosso la prima t-shirt che trovo, ovvero quella del concerto di Caparezza 2013, abbottono i pantaloni e ritento la discesa. Primo-secondo-terzo-quarto-quinto scalino e balzo con avvitamento, il pubblico è in delirio!

«Seriamente, non potresti scendere normalmente almeno di mattina? Sei rumoroso».

Tre ce ne sono in casa, tre. Addirittura quattro, se mia madre non fosse in vacanza con Giacomo, quindi perché dev'essere Cecilia la prima visione femminile della giornata? Sono un uomo sfortunato, ecco il motivo. Accenno un falso inchino in segno di fintissime scuse e mi scombino i capelli per svegliarmi completamente. Cecilia ignora la mia strafottenza e punta dritta al frigorifero. Donna, ti conosco da quando eri una larva e ti ho vista fallire nel diventare farfalla, quindi leva le tue manacce luride dalla scorta del padrone di casa, prima che ci scappi il morto.

Sarebbe il secondo in quel punto.

«Ehi, sono tue le tortine paradiso?»

Sono passati tre anni dall'incidente, ma ora ricordo perfino quanto ampia fosse diventata la macchia di sangue. Pazzesco che me ne fossi dimenticato.

«Oi, dico a te, guarda che le prendo».

Mamma ha impiegato mesi per farla sparire completamente, infatti tempo fa c'era un tappeto ai piedi del congelatore, per coprirla. Del sudore freddo mi scende lungo le tempie e cominciano quasi a tremarmi le gambe. Attacco di panico? Che devo fare?

«Lucrezia, Ale si è rotto di nuovo, posso tirargli uno schiaffo?»

«Sono in doccia Ceci, non ti sento!»

Ronzio nelle orecchie, vista annebbiata, dita che formicolano.

«Allora gli mangio le merendine».


Agata [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora