1. CALIFORNIA HERE WE COME

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ALLIE

"Allie sei pronta?" sbraita mia madre dalla cucina, mentre corro per tutta la mia camera raccogliendo le ultime cose da mettere in valigia. Non capisco perché mia madre debba urlare, casa nostra è piccolissima, quindi la sentirei in qualunque caso. La casa è articolata in una piccola cucina, unita al salotto, un bagno, e due camere. Una mia e una dei miei genitori. Smetto di pensare a mia madre e le sue urla e faccio una lista nella mia mente per essere sicura di aver preso tutto. Credo di sì.

"Sì, mamma." Urlo di rimando, nel frattempo che chiudo la valigia ed il borsone.

Mi guardo allo specchio per l'ultima volta e cerco di autoconvincermi che andrà tutto bene, che sono pronta per questa nuova esperienza. Sto lasciando casa mia ed il mio piccolo paesino nello Utah, dopo ben diciotto anni, per trasferirmi in California. In California. Stento a crederci. Frequentare la Stanford University è un sogno che si realizza, se penso a tutti i sacrifici che ho fatto per arrivarci. Una delle cose migliori di questa esperienza è che la condividerò con la mia migliore amica, Cheryl. Ci conosciamo dall'elementari ed è l'unica che mi sia rimasta accanto dopo così tanto tempo. E' una persona fantastica e so che non mi abbandonerebbe per niente al mondo, infatti saremo coinquiline nel dormitorio del college. La voce di mia madre che mi chiama per la millesima volta mi distoglie dai miei pensieri. Esco dalla mia camera trascinando la valigia più grande di me, il borsone e lo zaino.

Appena arrivo in cucina/salotto vedo che Cheryl è arrivata a casa mia. I suoi genitori non potevano accompagnarla per colpa del loro lavoro, quindi verrà con noi fino all'aeroporto. Non faccio in tempo neanche a salutarla che si è già lanciata tra le mie braccia.

"Sono così emozionata, Allie!" dice mentre mi stritola nel suo abbraccio. Mi sta quasi soffocando, infatti non riesco neanche a parlare. Dalle mie labbra escono solo dei versi incomprensibili, così si rende conto di star esagerando e mi lascia.

"Scusa" sussurra mortificata, allontanandosi da me di un passo. La osservo ed è sempre impeccabile, con i suoi capelli scuri, il suo fisico asciutto fasciato dai jeans e una t-shirt bianca. Nonostante il suo vestirsi in modo semplice, riesce a fare colpo su chiunque.

"Non preoccuparti." Sorrido, portando i miei capelli su un lato. "Non vedo l'ora di arrivare in California!"

Saltello come un idiota per tutta la casa e la mia amica mi segue a ruota, ripentendo California ad ogni salto. Ho male alle gambe, però continuo lo stesso. Avrei dovuto fare palestra in questa anni, ma diciamo che siamo due cose opposte. Io e la palestra.

"Voi due siete pazze." Mormora mia madre sconsolata, ruotando la testa da destra a sinistra per osservarci. Poco dopo anche mio padre fa il suo ingresso in salotto e la sua reazione è quasi migliore di quella di mia madre. Ci fissa con gli sbarrati e la bocca semiaperta, con una tazza di caffè in mano.

"Tesoro, cosa stanno facendo?" chiede perplesso, mentre mia madre gli risponde di lasciar perdere, facendogli capire che lei ormai ha perso le speranze.

Dopo questo piccolo teatrino, siamo tutti e quattro in macchina diretti all'aeroporto. Inutile dire che le condizioni attuali all'interno di questa vettura sono le peggiori: valigie, borse e borsoni sono ovunque e soprattutto io e Cheryl siamo scomodissime. Ho già mal di schiena e non vedo l'ora di arrivare all'aeroporto.

Mia madre durante il tragitto in macchina ha iniziato a piangere come una fontana, perché, testuali parole, stiamo davvero partendo e non se ne era resa veramente conto fino ad ora. Quindi ora la situazione è questa: io, Cheryl e mio padre che cerchiamo di calmare mia madre in tutti i modi, promettendole che torneremo presto a casa e che lei verrà a trovarci sicuramente. Non abbiamo risolto molto, però si è calmata almeno un po'.

Quando finalmente questo viaggio estenuante termina, scendiamo velocemente dall'auto, trascinando tutti i bagagli fino all'ingresso dell'aeroporto. Da una parte mi sento felice ed elettrizzata, dall'altra, però, non riesco a trattenere le lacrime. Il momento dei saluti è sicuramente uno dei peggiori, soprattutto perché è la prima volta che affronto un viaggio così da sola e sapere che sarò lontana dai miei genitori per tanto tempo mi fa star male.

"Mi raccomando fai la brava e stai lontana dai ragazzi!" mi raccomanda mio padre, mentre mi stringe in un abbraccio affettuoso ed io non posso far altro che sorridere. "Ciao Allie."

"Ciao papà." Mi snodo dal suo abbraccio e passo a mia madre, già con gli occhi colmi di lacrime, come i miei.

"Chiamami tutti i giorni. Voglio sapere tutto quello che ti succede." Si avvicina al mio orecchio. "Anche dei ragazzi, ma non dirlo a tuo padre." Sussurra per poi scoppiare in una triste risata, che accompagno con la mia.

La stringo in un fortissimo abbraccio mentre le sussurro all'orecchio che le dirò ogni singola cosa. "Ciao mamma." Dico, tirando su col naso.

"Ciao piccola mia." Ci separiamo dal nostro abbraccio e mi asciugo le lacrime con le dita, per quel che posso, mentre i miei genitori abbracciano e si raccomandano anche con Cheryl. Per loro è come una seconda figlia, e tengono moltissimo a lei.

Finito il momento dei saluti, ci allontaniamo dai miei genitori, dopo averli salutati con un cenno della mano che trema appena e le lacrime che cercano di inondare i miei occhi una seconda volta.

* * *

Siamo sull'aereo, pronto per il decollo e l'adrenalina non tenta ad abbandonarmi. Mi piace andare in aereo, non ho paura, non ho l'ansia. Mi piace e basta, nonostante in questo momento stiano elencando tutti i modi in cui potrei morire. Cheryl invece, penso che stia per sentirsi male. E' bianca come un cadavere e lo sembra davvero per come è seduta, non si muove ed è nella stessa posizione da quando si è accomodata su quel sedile.

Poso una mano sulla sua spalla, e la scuoto leggermente. "Ehi Cher, stai bene?" domando, preoccupata dal suo stato attuale.

Sul suo volto appare una strana smorfia, mentre inizia a tremare piano. "C-credo di sì." Balbetta senza neanche guardarmi.

"Andrà tutto bene e fra poco ore saremo in California." Mi fermo per controllare se mi sta ascoltando e vedo che annuisce con la testa. Miracolosamente si è mossa. "Stai tranquilla."

Finalmente si volta verso di me e mi guarda con quegli occhioni scuri, velati di preoccupazione. "Posso tenerti la mano?" chiede con la voce tremolante.

"Certo." Sorrido, prendendole la mano.

Il tempo è volato sull'aereo ed il viaggio è finito veramente in fretta. Il fatto che fossi costantemente persa nei miei pensieri ha aiutato molto.

"Sono viva!" grida Cheryl appena mettiamo piede fuori dall'aeroporto, cosa che mi fa scoppiare in una risata senza controllo. Come si può non amarla?

Per nostra fortuna un taxi si ferma accanto a noi e sfruttiamo immediatamente l'occasione. Diamo le indicazioni al tassista e in poco tempo siamo alla Stanford University. Appena scendo dal taxi, resto letteralmente a bocca aperta. Il campus è enorme, costellato da moltissimo verde e so già che mi perderò, conoscendo il mio pessimo senso dell'orientamento. Mi volto verso Cheryl ed ha la mia stessa espressione, si volta anche lei e restiamo a fissarci a bocca aperta, come due perfette idiote.

"E' fantastico." Sussurriamo in coro con aria sognante, prima di scoppiare in una risata.

Il sole mi accarezza la pelle chiara, mentre rivolgo lo sguardo verso il cielo e mi beo del calore dei raggi sul mio viso. Mi sembra quasi surreale tutto questo: io, Allie Cooper, una semplice ragazza dello Utah, in California. Sarò all'altezza di tutto questo?

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