3. LA COINQUILINA

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ALLIE

"Siamo qui da neanche dieci minuti e hai già fatto colpo?" Domanda la mia amica con la bocca semiaperta. "Non posso crederci." Ruota la testa sconsolata, prima di riprendere a camminare verso la segreteria del college.

Ogni volta è la stessa storia, Cheryl pensa sempre che lo sguardo che un qualsiasi ragazzo mi rivolge sia mirato al conquistarmi, anche se in realtà non è così. Sono semplicemente sguardi, non dichiarazioni d'amore. Questo, però, la mia amica non riesce a capirlo.

"Ehi, aspettami." Le corro dietro. "Non ho fatto colpo. Quel ragazzo sembrava il classico Don Giovanni, sicuramente fa così con tutte."

Di questo ne sono estremamente sicura, li conosco i tipi come lui. I classici ragazzi bellissimi, da una botta e via, che usano le ragazze e poi la scaricano. Peccato che io non sia così, io vivo nel mio mondo fantastico fatto di cuori e fiori, e sogno una storia d'amore perfetta, con un ragazzo perfetto. Sogno il principe azzurro sul cavallo bianco, e diciamo che sogno un amore come quelli dei libri. Perfetto, ma anche impossibile per certi versi.

Sono anche consapevole che, di questi tempi, sia difficile trovare amori così. Lo so perché mi è capitato di credere che un ragazzo fosse l'amore della mia vita e poi... poi sono tornata con i piedi per terra ed ho capito che era tutto frutto della mia immaginazione. Non era amore, non era niente.

"Forse, però è un figo pazzesco." Risponde Cheryl con aria sognante, risvegliandomi dai miei pensieri contorti. "Anche il suo amico lo è in verità, con quei capelli lunghi e biondi e quel fisico..."

"Ok, non sbavare, Cher." La guardo disgustata per i suoi commenti. È sempre la solita, basta un ragazzo per farle perdere la ragione.

"Non sto sbavando, però non puoi negare che abbiano un certo fascino." Mi fissa con i suoi occhioni scuri, in cerca di risposte.

Purtroppo non posso negare il loro fascino, ogni ragazza che ha assistito alla loro camminata verso i dormitori, li ha notati. Ed io non sono da meno.

"Sì sì, ora cammina." Alzo gli occhi al cielo, mentre le rispondo. Come devo fare con lei?

Arrivate in segreteria troviamo davanti a noi una fila immensa di studenti. L'unica cosa che penso in questo momento è che non ce la faremo mai. Cheryl ha una faccia sconvolta da quando abbiamo messo piede qui e la capisco, ci saranno una ventina di studenti davanti a noi, se non di più. È assurdo.

Dopo un tempo che sembra infinito, finalmente è il nostro turno. Vorrei saltare per tutto il campus dalla felicità, ma mi contengo, anche perché sono stanca morta ed ho le gambe a pezzi.

"Salve, siamo del primo anno e vorremmo sapere il numero della nostra stanza." È la mia amica a parlare, si ferma in attesa che la segretaria ci chieda informazioni.

"Certo, ditemi i vostri cognomi." La segretaria è una donna di mezza età, con i capelli corti, neri e degli occhiali minuscoli sul viso.

"Cooper e Young." Rispondo subito.

La segretaria inizia a premere dei tasti sul computer davanti a sé, così lentamente che penso si sia addormentata nel mentre. Io e Cheryl siamo in trepidante attesa, non vediamo l'ora di vedere la nostra stanza.

"Avevate messo la preferenza sulla stanza doppia, giusto?" Chiede la donna occhialuta.

"Sì." Risponde Cheryl e dalla sua voce traspare agitazione.

La segretaria fa uno strano verso, che non promette nulla di buono e inizia, di nuovo, a premere dei tasti sul suo computer. Ora capisco perché c'è questa fila immensa, questa donna è lentissima.

Dopo qualche minuto apre di nuovo bocca. "C'è stato un problema di smistamento, quindi siete state collocate in una tripla, con una ragazza del secondo anno. Mi dispiace, ragazze." Sussurra, anche se non sembra poi così tanto dispiaciuta.

"Non importa." Rispondo subito. Alla fine non sarà un grande problema, starò comunque con la mia migliore amica e magari questa ragazza è anche simpatica.

"La stanza è la numero tredici." ci liquida con una sorrisetto, porgendoci le chiavi.

Non vediamo l'ora di vedere la stanza, infatti stiamo camminando velocissimo, nonostante la stanchezza. In poco tempo arriviamo al dormitorio femminile, varchiamo la porta in legno e saliamo le scale verso il primo piano.

Arriviamo davanti alla porta numero tredici, dopo aver fatto una fatica immensa a trasportare le valigie, cercando anche di non cadere a terra. Cheryl infila la chiave nella toppa ed apre la porta. Entriamo in un baleno e ci soffermiamo ad osservare la stanza, devo dire che è abbastanza ampia. Proprio di fronte alla porta c'è una grande finestra, che rende la stanza molto luminosa. Ai lati della finestra, ci sono due letti, mentre il terzo è contro il muro, tra il muro e la porta. Gli armadi sono molto piccoli, ma credo sia normale, e sono posti accanto uno dei letti che si trova al lato della finestra. Sotto alla finestra c'è una scrivania, mentre un'altra è accanto al secondo letto. Devo dire che c'è proprio tutto, non ci si può lamentare. L'unica pecca è il bagno in comune nel corridoio.

La ragazza che condivide la camera con noi non c'è, quindi decidiamo di svuotare le valigie e preparare il letto.

Dopo aver impiegato più di un'ora per mettere a posto tutto, ci sdraiamo sul letto a riposarci, visto che la scorsa notte abbiamo domito pochissimo per l'agitazione.

"Ancora non ci credo che siamo qui." Sussurra la mia migliore amica con aria sognante.

"Nemmeno io, è troppo bello per essere vero." Rispondo con il suo stesso tono di voce. "Il nostro sogno che si realizza." Mi volto verso di lei con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia.

Non fa in tempo a rispondere, che la porta della camera si spalanca in un tonfo. Ci alziamo di scatto dal letto e davanti a noi c'è una ragazza, dai capelli arancioni e dal fisico perfetto. Indossa un vestitino che non lascia nulla all'immaginazione, decisamente corto.

"Oh, voi siete le mie nuove coinquiline." Si avvicina a noi a passo svelto, con un sorrisetto strano ad increspargli le labbra. "Io sono Roxy, Roxy Williams."

"Allie Cooper." Rispondo cordiale.

"Cheryl Young." La mia amica ha la sua classica espressione "ti odio a pelle." E forse ha ragione questa volta. Sarà una difficile convivenza.

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