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Non siate lettori silenziosi, per piacere.

Monotonia.

MONOTONIAmo·no·to·nì·a/sostantivo femminile

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MONOTONIA
mo·no·to·nì·a/
sostantivo femminile.
Sgradevole ripetizione o insistenza di un motivo invariabile. Tedio provocato da una piatta uniformità.

Monotonia è la parola migliore per definire la mia vita, non potrebbe essere descritta in modo più opportuno.
L'unica novità in questo periodo nella mia vita è Harry, che mi porta un po' di felicità quando mi dedica piccole attenzioni, analizzando poi il resto della mia vita fa tutto schifo, è tutto monotono.

Finalmente dopo una lunga litigata riesco ad aprire il lucchetto dell'armadietto per posare i libri, prima o poi dovrò cambiarlo.

«Posa tutto secchiona, si vola a casa!» urla Louis chiudendo il mio armadietto con forza e sbuffo stringendo i pugni. Ci ho messo ben 12 minuti per aprire l'armadietto e lui l'ha chiuso di nuovo. «Dai su!» urla ancora prendendo per mano Eleanor per correre per tutto il corridoio ed uscire dall'edificio. Erano finalmente arrivate le tanto attese vacanze di natale e non so cosa mi rendeva più triste se il doverlo passare da sola o la squallida scusa che troveranno i miei genitori quando li chiamerò per chiedergli se verrano a trovarmi.

Dopo un paio di minuti esco anche io dalla scuola e mi faccio spazio tra la gente avvicinandomi al mio gruppo, erano arrivati i momenti dei saluti.

«Ragazzi, ci vediamo tra un mese!» urla Niall eccitato dal poter tornare a casa, come dovrebbero esserlo tutti.

«Ragazzi ci sentiamo durante tutto il mese, giusto?» domanda Ellie stringendo la mano a Zayn, che intanto fuma.

«Certo ragazzi!» urla Sophia tenendo il braccio ben saldo sul fianco di Liam. «Tu Cindy che fai?» mi domanda poi e si girano tutti verso di me.

«Rimango qui, vengono i miei.» rispondo e loro annuiscono tornando poi a descrivere i loro progetti per queste vacanze. Credono a questa versione di vacanze dato che la racconto spesso, a volte racconto di viaggi fantastici e dell'amore e dell'affetto che c'è nella mia famiglia. Cancello questi pensieri dalla mia testa e fingo un sorrido iniziando ad avvicinarmi ai ragazzi per salutarli uno ad uno, poi dopo rimetto lo zaino in spalla e cammino a testa bassa verso casa.
Le feste, per tutti uno dei periodi più belli dell'anno, dove si scambiano regali, amore e gioia. Tutti raccontano delle feste trascorse nel calore dell'amore di casa, oppure fotografano il loro albero pieno di luci e addobbi. Per me invece è il periodo più brutto dell'anno, il periodo in cui ricordo di essere sola ad affrontare il mondo e non ho nessuno su cui contare se non su me stessa.

Ricordo ancora una delle prime scuse usate dai miei genitori: 'Il lavoro ci impegna tanto e non siamo nelle condizioni di prendere un altro aereo per venire da te, ma ti amiamo!'
Una lettera mandata da Las Vegas, con 1500$ vicino come regalo e una statuina della Torre Effeil.
Cerco di nuovo di non pensarci e prendo le chiavi dalla tasca del giubbotto, entrando finalmente in casa. L'unica cosa bella delle feste è che posso dedicarmi ai miei libri, i miei genitori non mi lasciavano mai mancare i soldi, anzi forse erano pure troppi, ma grazie a questi avevo allestito un enorme biblioteca dato che adoro leggere e immedesimarmi nella vita di qualcuno, immaginando la mia vita migliore di questa.
Mi sistemo sul divano con la mia coperta, la cioccolata calda e uno dei miei libri preferiti di Pirandello 'uno, nessuno e centomila' e mi rilasso immergendomi nella lettura.

Ad interrompere il mio momento di tranquillità è il campanello e mi domando davvero chi possa essere dato che sono andati tutti via. Apro la porta annoiata e resto sconvolta da chi trovo.

«Non mi hai salutato oggi.»

Strange but Magnetic; Harry StylesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora