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Apro l'armadietto della scuola. Un'altra busta nera.
"Ehi Gemma"
"Oh Fede" dico buttando velocemente la lettera nell'armadio e chiudendolo a chiave
"Oggi pomeriggio la mia piccola cosa vuole fare?"
Ma cosa ne so?! Ma stiamo scherzando? Io devo leggere la lettera e capire chi sia il mittente. Non posso andare in giro a divertirmi! Mi sembra di impazzire.
"Niente! Ok? Non voglio fare niente"
"Gemma?"
"Senti io..."
"Gemma"
"Ti prego non..."
"Gemma ascoltami" mi dice avvicinandosi a me
"Fede voglio andarme..."
Non faccio in tempo a finire la frase che lui appoggia le sue labbra candide sulle mie, leggermente screpolate. Mi mette una mano sulla schiena e poi si sposta.
"Ne avevi bisogno" mi dice sorridendo
"Si" rispondo passandomi una mano nei capelli per sistemarmeli e appoggiando la testa all'armadietto.
L'idea che potrei tornare a vivere in preda alla paura come l'anno scorso, mi fa impazzire.
"Ehi voi due"
Ci voltiamo e ci troviamo il prof di scienze a due centimetri di distanza. Ci mancava solo questa!
"Si?" domanda Federico guardandolo fermamente negli occhi.
Mentre i due battineccano io apro delicatamente l'armadietto e butto la busta nello zaino, poi richiudo tutto.
"Non potete fare certe cose qui" dice l'uomo
"Sapesse cosa facciamo a casa del preside..." lo provoca Federico e io, mentre divento rossa, gli tiro una gomitata
"Di quello che fate a casa di tuo padre..."
"Ehi abbassi la voce, non posso rovinarmi la reputazione" lo interrompe Fede
"Va bene, va bene. La prossima volta che vi vedo in atteggiamenti intimi all'interno dell'istituto, vi dovrò dare una punizione" ci avverte abbassando la voce, per poi andarsene.
"Se vi vedo ancora in atteggiamenti intimi sarò costretto a mettervi in punizione gne gne gne" lo scimmiotta il ragazzo che ho davanti
"Idiota" gli dico ridendo
"Sembra di essere in una scuola di decenni fa. Ora non si può più nemmeno entrare in relazione con la propria ragazza"
"Entrare in relazione... come stai diventando colto" dico prendendolo in giro
"Non smetto mai di stupirti vero?"
"Convinto tu..." dico ridacchiando
"Bene. Se ti rifaccio la domanda, mi sbrani?" mi chiede
"Forse..."
"Allora correrò il rischio... cosa vuoi fare oggi?"
"Andare a casa, stare sul divano mentre mangio la pizza e poi il gelato, guardando un film strappalacrime" dico mentendo.
In realtà voglio solo sparire dal mondo. Voglio leggere la lettera e scoprire chi mi perseguita. Speravo che il primo messaggio fosse anche l'ultimo, ma mi sbagliavo.
"Errato. Oggi tu verrai con me in giro per la città" dice sorridendo
"Come scusa?"
"Hai capito bene" mi risponde
"E quale sarebbe il programma?" chiedo sperando che sia compresa una fermata per mangiare e una per dormire.
"Seguimi e vedrai" mi dice obbligandomi a farlo.
Mi prende per mano.
"Prima andiamo a mangiare qualcosa, posso scommettere che stai morendo di fame" dice mentre attraversiamo la strada abbastanza trafficata
"Sono così prevedibile?" rispondo provocando le sue risate.
Arriviamo davanti a un locale che fa hamburger e hot dog. Entriamo e ci sediamo a un tavolino. Ordiniamo. Io, ovviamente, prendo la cosa più semplice che è presente sul menù: hot dog e the. Quando arrivano i piatti, guardo incredula il panino di Fede. Ci sono due strati di carne, tre salse diverse, il pomodoro, l'insalata e il bacon.
"Non fare quella faccia. È anche salutare. C'è l'insalata e il pomodoro..." mi dice commentando la mia espressione
"...che tu naturalmente toglierai" dico scuotendo la testa
"Ovvio" mi risponde scoppiando a ridere.
Iniziamo a mangiare. Dopo mezz'ora ce ne andiamo.
"Bene. Ora ti porto in un posto...significativo" mi dice mentre ferma un taxi.
Quando saliamo mi dice di tapparmi le orecchie e di non ascoltare la destinazione.
L'auto gialla parte e io mi godo il viaggio osservando il paesaggio che ci circonda. Sono curiosa e dopo un po'  chiedo a Federico di dirmi la nostra meta e lui mi risponde:"Ora lo vedrai con i tuoi occhi"
Appena il veicolo si ferma, apro la portiera e rimango stupita.
Fede allunga una banconota al tassista e mi raggiunge.
"Non sapevo se tu fossi mai stata qui, ma a giudicare dalla tua espressione direi di no" mi dice mettendomi una mano sulla schiena e attirandomi a sé.
Davanti a me sorge la Statua della Libertà. È bellissima. Non l'avevo mai vista, se non sui libri. Prima avevo altro a cui pensare, tra cui farmi vedere in giro il meno possibile.
Un sacco di persone corrono da una parte all'altra. Molti non si degnano nemmeno di lanciare di sfuggita un'occhiata alla statua che hanno davanti. È imponente e altissima. È stupenda. Fede mi prende per mano e mi fa avvicinare al monumento. Mano a mano che mi avvicino mi sento sempre più piccola.
"È bellissima Fede" dico sorridendo
"Ora facciamo una foto" mi dice e io prendo il telefono per farci il selfie
"No, chiediamo a qualcuno di farcela"
"Ma che imbarazzo anche no" protesto, ma troppo tardi, visto che Fede ha già chiamato un ragazzo.
Ci mettiamo in posa e facciamo la foto.
"Grazie mille" dico ringraziando la persona che ci ha immortalato
"Fammi vedere" dico a Fede prendendo il telefono e ingrandendo la mia faccia
"È carina" dico dopo averla analizzata
"Oh finalmente una foto che ti piace" mi risponde il biondino prendendomi in giro
"Ah ah ah simpatico" gli dico tirandogli un pugno sul braccio
"Preparati perché ne faremo un po'" mi avverte.
Annuisco e lo prendo per mano.
"A cosa pensi Fede?" gli domando guardandolo negli occhi.
Siamo uno di fronte all'altro e abbiamo le dita delle mani intrecciate.
"Visto che siamo davanti alla Statua della Libertà ti do questa busta, ma aprila solo quando sarai a casa, in camera tua, da sola e avrai in mente questo scenario. Io che ti tengo per mano, in questo posto magnifico" mi dice spiazzandomi.
Prendo la busta e la metto nello zaino. Sono sconvolta, ma in senso positivo.
"Io...non ho parole..." dico sorpresa
"Meglio così" mi dice, poi continua:"Ora andiamo da un'altra parte..."
"Ma che ansia!" protesto ridendo.
Federico prende il telefono e compone un numero.
"Si, siamo lì. Cinque minuti e devi essere davanti a noi" dice chiudendo la chiamata
"Chi hai chiamato?" domando
"Ora vedrai. Sei troppo curiosa" mi dice toccandomi il naso
"Uff" dico ridacchiando.
Dopo pochissimo, una limousine nera si ferma davanti a noi. Guardo incredula Fede.
"Prego piccola" mi dice il mio ragazzo aprendomi la portiera.
Successivamente lui mi segue e si siede davanti a me.
C'è la musica alta da disco e in mezzo a noi due ci sono degli stuzzichini, dello spumante e dei tovagliolini neri a pois bianchi.
Mangio un triangolino di pizza. È ancora calda. Per venti minuti (la durata del tragitto) parliamo del più e del meno.
"Siamo arrivati" dice Fede scendendo dal veicolo
"Siamo dei maiali. Abbiamo mangiato tutto" dico ridendo
"Già" risponde sorridendo alla vista del tavolo praticamente spoglio.
Quando guardo fuori, vedo uno spettacolo stupendo.
"Benvenuta a Central Park" mi dice
"Ma dove erano questi posti?" chiedo meravigliata
"Sono sempre stati qui, solo che non hai mai avuto l'opportunità di vederli"
"Hai ragione..."
"Beh ma ora sei qui" mi dice guardandomi.
Nel frattempo la limousine se n'è andata, ma non prima dell'ultimo avvertimento di Fede: l'autista deve essere da noi entro due ore precise.
Siamo al centro di un parco stupendo, pieno di alberi e di fiori di tutti i colori, dal rosa al giallo, dal rosso al viola.
"Perfetto. Ora chiudi gli occhi e seguimi" mi dice appoggiandomi una sua mano sulla faccia per impedirmi di guardare
"Vai piano che cado" dico ridendo quando iniziamo a muoverci.
Lui mi tiene da dietro con una mano e mi guida verso la nostra nuova meta.
"Fidati di me" mi sussurra all'orecchio
"Fosse facile fidarsi delle persone..." dico sospirando, mentre i volti di tutte le persone che mi hanno tradito mi passano nella mente.
"Lo so che non è semplice. So che ormai dentro di te c'è qualcosa di freddo che non ti lascia libera. So che tu pensi che tutte le persone siano uguali, che non meritano il tuo affetto e la tua fiducia, ma ora è il momento di riniziare. Pensa a quello che ti piacerebbe fare, fissa un obbiettivo e raggiungilo. Lascia che le persone ti stiano vicine, dai a loro una chance, dai a me una chance"
Sento le voci dei passanti che chiacchierano, le risate dei bambini, i pianti dei neonati affamati, le coppie di fidanzati che si dicono quanto sia bello stare insieme e i signori anziani che ricordano i tempi passati. Era da un sacco di tempo che non mi soffermavo su queste cose così semplici.
Fede ha ragione, devo ricominciare da capo, prima però devo risolvere la questione delle buste nere e fare, per l'ultima volta, i conti con il mio passato.
"Non sbirciare" mi dice Fede quando cerco di spostargli le dita della mano dai miei occhi
"Antipatico" dico ridendo
"Siamo arrivati" dice lui permettendomi di rivedere il parco.
Davanti a noi c'è una pista di pattinaggio enorme. È circondata da alberi. Il sole è ancora tiepido. Un sacco di persone si esibiscono nei loro passi migliori, mentre altrettante cercano di apprendere da chi è più esperto.
Fede mi passa i pattini che ha preso mentre io stavo fissando il paesaggio.
"Non per dire ma non sono molto agile, come hai sicuramente notato" dico guardandolo
"Bene, sarà un'opportunità per imparare che non esiste solo il divano" mi risponde ridendo
"Ho sempre avuto l'impressione che esistesse un'altra vita oltre al divano, ma era solo una supposizione"
Fede scoppia a ridere.
"Dai sediamoci che ci mettiamo i pattini"
Lo seguo.
Penso di aver provato almeno dieci volte ad allacciarmi i pattini, ma senza ottenere ottimi risultati.
Federico è pronto.
"Em Fede..." mormoro indicando i piedi.
Lui scoppia a ridere rumorosamente.
"Faccio io" dice inginocchiandosi per aiutarmi
"Te ne pentirai" dico appena entriamo in pista
"Non credo proprio. Riderò un sacco quando cadrai" mi risponde.
Io sono praticamente appiccicata alla staccionata, mentre Fede è perfettamente in equilibrio senza aver bisogno di sostegno.
"Allora, una domanda di cui molto probabilmente so già la risposta" inizia lui
"No, Fede non ho mai pattinato" dico precedendolo
"Ci avrei detto giuro"
Inizia a farmi vedere la posizione in cui bisogna stare. Lo imito o meglio ci provo.
"Ecco giusto" mi dice lui
Sorrido.
"Devi sapere che per pattinare devi avere fiducia in te stessa e nel tuo corpo" mi avverte
"Perfetto, sono svantaggiata già in partenza" dico
"Inizia piano piano a fare come me" mi dice facendomi vedere l'impostazione dei piedi.
"Fede mi sento un idiota" dico ridendo mentre provo a fare come dice lui
"Non sei idiota, sei solo imbranata" mi risponde
"Ma..." non riesco a finire la frase che mi ritrovo con il sedere spiaccicato a terra.
Lui ride sonoramente, poi mi allunga la mano e mi aiuta a rialzarmi.
"Ho il sedere fradicio" dico
"Buon per me, così i pantaloni aderiscono meglio"
"Scemo" dico sistemandomi il giubbotto
"Dai ora prova a staccare una mano e a darla a me"
"Così cadiamo entrambi" contesto
"Sarebbe divertente" dice e iniziamo a pattinare.
Dopo tre quarti d'ora, riesco a pattinare da sola e a staccarmi definitivamente dalla staccionata.
"Ora attraversa la pista. Da sola" mi dice il biondo
"Non ce la farò mai"
"Non è vero. Io credo in te. Ce la fai. F-i-d-a-t-i" dice scandendo l'ultima parola.
Prendo il controllo dei pattini e inizio a guardare la mia destinazione. Continuo a ripetermi che ce la posso fare. Poi parto. Non bado a niente e a nessuno e fisso il traguardo. Quando le mie mani toccano la staccionata al di là della pista, mi volto e vedo Federico dietro di me.
"Ce l'hai fatta. Io lo sapevo! Bastava avere fiducia in te stessa" mi dice prendendomi per i fianchi e facendomi girare.
È come volare. Lui gira su sé stesso e il mio corpo lo segue. È bellissimo. Il mondo rotea. Quando ci fermiamo siamo in mezzo alla pista. Tutti ci osservano e un bambino inizia ad applaudire. Guardo Fede e rido. Lui mi guarda e mi da un bacio sulla guancia.
"Sei stata brava" mi dice tirandomi un pizzicotto sul sedere
"Anche tu" gli dico facendogli l'occhiolino.
Ci avviamo vicino all'uscita della pista e ci fermiamo a osservare lo scenario.
Stiamo guardando davanti a noi, quando mi ritrovo nuovamente per terra.
Federico mi guarda e scuote la testa.
"Solo tu puoi cadere da ferma" e detto questo mi scatta una foto.
Mentre cerco di tirarmi su con l'aiuto della mano di Fede, cadiamo entrambi.
"Poi sono io l'imbranata" dico ridendo.
Federico tira fuori il telefono dalla tasca della giacca e ci facciamo un selfie. Lui la posta scrivendo: due imbranati.
Ci tiriamo su e decidiamo di andare a fare un giro nel parco. Sono ormai le sei e mezza.
"Abbiamo ancora più di mezz'ora" mi dice il biondino
"Perfetto" dico e lo prendo per mano, mentre passiamo in mezzo a un viale alberato.

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