"Ragazzi c'è pronto!"
La mamma di Fede ci chiama e noi scendiamo di corsa le scale.
Morena ha apparecchiato il tavolo della sala con una tovaglia azzurra e le stoviglie bianche e blu. Mirko, il papà di Fede, è già seduto a capotavola.
"Vi ho fatto i tortellini alla panna. Spero ti piacciano Gemma" dice Morena mettendoli nei nostri piatti.
"Le piaceranno sicuramente. Sono il mio alimento preferito. Ne mangerei a tonnellate" esclama Federico.
Sorrido e assaggio la prelibatezza che Fede tanto adora.
Sono davvero squisiti e anche io li ho sempre amati.
Finiamo di cenare e poi insisto per aiutare Morena a sparecchiare.
"Gemma ti sta suonando il telefono" mi avvisa Federico
"Chi è?" domando mentre porto in cucina l'ultimo bicchiere
"Un certo Josh. Poi vorrei sapere anche io cosa vuole esattamente da te. Spero soltanto che non sia il ragazzo che credo io..."
Morena mi guarda e poi lancia un'occhiataccia a suo figlio.
Prendo il cellulare dalle mani del mio ragazzo, salgo al piano superiore, mi siedo sul letto di Fede e rispondo.
"Ehi" dico a Josh
"Ciao Gemma. Tutto bene?"
"Si dai, tu?"
"Abbastanza bene. Volevo solo dirti che oggi ho ricevuto una telefonata da nostro padre. Mi ha chiesto di andare a trovarlo perché non ha ricevuto nessuna risposta alla lettera che ha scritto e che ci ha inviato"
"È stato carino da parte sua invitarti" dico felice del fatto che mio padre almeno voglia riallacciare il legame padre-figlio con Josh
"Già, ma vuole che venga anche tu. Mi ha implorato in tutte le lingue del mondo di provare a convincerti a venire con me"
"E che cosa vorrebbe dirmi precisamente? Che non ama mia madre? Che mi detesta? Quante altre scuse si sarà inventato in questo tempo dietro alle sbarre?"
"Non lo so Gemma. Posso solo dirti che sembrava davvero, ma davvero preoccupato e ansioso"
Per un momento dimentico il fatto che quell'uomo sia un pusher ricercato da anni e che prima di essere ciò è il mio papà.
Nella mia mente si focalizza l'immagine di lui in tuta arancione, seduto dietro a delle sbarre a fissare il vuoto.
"A che ora l'hai preso l'appuntamento?" domando sicura del fatto che lui abbia già programmato di andare a trovarlo
"Alle quattro" mi risponde
"Va bene, verrò. Ma giuro che se mi tratta male come ha fatto l'ultima volta, cambio cognome"
"Affare fatto" dice Josh ridendo
"L'unica cosa è che non ho il passaggio"
"Ti passo a prende io. Lo davo già per scontato"
"Grazie mille...giuro che quando prenderò la patente ti scarrozzerò dove vorrai"
"Ti prendo in parola" mi risponde lui
"Va bene, allora ci vediamo domani"
"Certo" dice salutandomi e riattacando.
Faccio un lungo respiro e, mentre i miei pensieri si concentrano solo su quello che mio padre mi potrebbe dire, torno al pian terreno.
Federico è sdraiato sul divano e non c'è alcuna traccia dei suoi genitori.
Mi avvicino e lui mi fa segno di sdraiarmi davanti a lui.
Mi mette un braccio attorno al fianco.
"Cosa è successo?" mi domanda
"Niente di che. Josh è a casa mia per cenare con mia madre e la sua. Mi ha telefonato per conto di mia mamma perché voleva sapere per che ora tornassi a casa"
"Capito" mi risponde lui dandomi un bacio sul collo
"Sono contenta di essere qui con te. Non hai idea di quanto tu mi sia mancato" sussurro
"Lo stesso vale per me. Sembrava un inferno. Non avevo più le forze per fare niente se non per prendere da bere in cucina"
Sospiro.
"Facciamo una cosa" mi dice Fede staccandosi da me e mettendosi seduto.
Lo guardo con un enorme punto di domanda stampato sulla faccia.
Afferra il suo telefono.
Apre la fotocamera e, mentre mi bacia, scatta una foto.
Vedo che manda l'immagine a Tania, con allegato un bel insulto.
Mi guarda e sorride con quella faccia da stupido che fa quando sa di aver fatto una delle sue marachelle.
Scuoto la testa ridendo.
Restiamo insieme per un'altra ora, poi Fede mi riporta a casa.
Ovviamente non abbiamo ricevuto alcuna risposta da parte di Tania. Si è solo limitata a visualizzare.
"Ci vediamo domani" dico a Fede prima di entrare in casa
"Ti amo Gemma"
"Pure io" rispondo prima che l'auto riparta.
Entro in casa, saluto mia mamma dicendole della novità di mio padre e poi vado a dormire.Sono in ansia. Tra poco io e Josh vedremo nostro padre.
La mattinata a scuola è andata abbastanza bene, anche se non ho fatto altro che pensare a questo momento.
Inizio a mordicchiarmi le unghie.
"Agitata?" mi chiede Josh
"Si nota così tanto?"
"Direi che potrei toccare la tua tensione con un dito"
"Perfetto" sospiro.
Lui mi prende la mano e tenta di rassicurarmi.
Ultimamente il nostro legame si sta rafforzando sempre di più. Da quando è venuto a conoscenza del fatto che sono ancora impegnata, ha fatto un passo indietro e ora si sta comportando davvero come un fratello maggiore.
Ogni tanto è capitato che venisse anche a trovarmi al locale per tirarmi un po' su il morale. È un ragazzo davvero affettuoso.
Continuo a guardare l'orologio. I minuti sembrano non passare mai.
Proprio quando inizio a spazientirmi, una delle porte in fondo al corridoio si spalanca.
Due uomini abbastanza robusti varcano la soglia. In mezzo a queste due figure, vedo mio padre.
Temo che non se la stia passando molto bene. Fisicamente è molto trascurato. Mi sembra addirittura dimagrito e non poco...
I tatuaggi sono quasi completamente coperti dal completo arancione fosforescente. L'unico visibile è quello che ha sul collo, che rappresenta una catena. Fin da piccola non è mai piaciuto quel tatuaggio, perché mi trasmetteva tristezza. In realtà non gli ho mai chiesto il significato di quella catena.
Nostro padre non ci guarda nemmeno.
Le due guardie lo conducono alla sala delle visite, dopodiché ci fanno segno di raggiungerlo.
La stanza è vuota e non ci sono altri carcerati. Io guardo Josh per prendere coraggio e poi mi siedo davanti a mio papà.
"Eccoci qui..." dice mio fratello rompendo il ghiaccio
"Ciao ragazzi miei" risponde nostro padre.
Io lo guardo fisso negli occhi, ma non rispondo. Non ho intenzione di illuderlo che le cose torneranno come prima.
"Allora arriviamo dritti al punto che non ho molto tempo da perdere" dico fredda
"Ti prego non guardarmi con quello sguardo così gelido" mi implora lui
"E come dovrei guardarti dopo quello che hai scritto nella lettera e dopo il comportamento che hai avuto nei miei confronti? Papà, tu mi hai rovinato la vita, ma questa situazione finisce qui. Non mi importa del fatto che tu abbia tradito la mamma, quello è forse il minore dei mali. Non ti perdonerò mai per avermi picchiata e maltrattata. Credo che ormai sia troppo tardi per dirmi che mi vuoi bene. Un paio di frasi scritte a mano con qualche lacrima agli occhi, non è abbastanza per farmi dimenticare tutto. Ho bisogno di tempo e, dopo molta riflessione, sono giunta alla conclusione che per ricominciare bene la mia vita, mi devo allontanare da te" dico guardandolo dritto negli occhi senza il pentimento di avergli detto quelle cose.
Lui sta zitto e dopo poco mi accorgo che una lacrima gli sta scendendo dall'occhio sinistro.
"Su è inutile che piangi, quando mi picchiavi e vedevi i lividi non eri così triste. Basta fingere!" esclamo arrabbiata e disgustata.
Guardo Josh, osservo mio padre, poi mi alzo dalla sedia ed esco dalla stanza, sbattendo la porta.
Mi siedo sulle sedie nel corridoio e rimango lì a pensare, fino a quando non mi sento definitivamente a pezzi e decido di chiamare Federico per sfogarmi. Lui risponde subito e io inizio a raccontargli tutto quello che mi è appena successo...POV'S JOSH
"Papà, Gemma sta soffrendo ancora molto..." dico io
"Lo so, sono stato così stupido a comportarmi in quel modo. L'alcol e i soldi mi avevano dato alla testa... Però ora basta parlare di Gemma. Almeno tu mi hai perdonato?" mi domanda lui
"Diciamo che mi piacerebbe conoscerti meglio" rispondo mentre giocherello con un braccialetto che ho al polso
"Josh posso fidarmi di te?" mi chiede
"Si" dico cercando di interpretare il suo sguardo, ma fallendo
"Va bene. Promettimi di non urlare quando ti dirò quello che ho in mente"
Lo guardo poco convinto, poi lui riprende:"Ho intenzione di andarmene da qui" dice sottovoce in modo da non farsi sentire dalla guardia che nel frattempo cammina avanti e indietro nella sala.
"Sei impazzito!"
"Shh ti avevo chiesto di non urlare" dice lui guardandomi con disapprovazione
"Non pensarci neanche" sussurro
"Ehi tranquillo scherzavo! Volevo solo vedere la tua reazione" dice lui ridendo a gran voce.
Lo guardo storto.
Questa storia non mi convince proprio!
Decido di fare finta di niente. Insomma alla fine è in uno dei carceri più sicuri della città, anche volendo non riuscirà ad evadere sicuramente.
Dopo altri cinque o forse dieci minuti, un uomo alto e molto piazzato si dirige nella nostra direzione.
"Il tempo è finito" ci dice facendomi segno di alzarmi e di uscire.
Saluto mio padre.
"Dai che andiamo a fare un giro nella tua cella" dice l'uomo a mio papà credendo di essere spiritoso.
Faccio come mi dice e vado a raggiungere Gemma.
La trovo seduta in corridoio che parla con qualcuno al telefono. Dalle cose che dice intuisco che quel qualcuno è Federico.
Appena mi vede si alza e chiude la telefonata.
"Ti prego andiamo via da questo posto" dice quasi implorandomi.
La accontento e, senza parlare, andiamo in macchina.
Lei passa tutto il tempo con il viso rivolto al finestrino e osserva le gocce di acqua che cadono dal cielo.
"Se ti fa stare bene, è la scelta giusta" le dico sicuro del fatto che stia ancora pensando alla reazione di suo padre.
Gemma sospira.
Non l'avevo mai vista così distrutta come ora. Non piange, non sorride, non parla, non mi guarda.
Mi sento in colpa perché non so cosa fare per tirarle su il morale.
Tutte le volte che è triste, mi sento male anche io. Ci siamo incontrati da poco, eppure è come se ci conoscessimo da sempre.
Cerco di parlarle, per capire se ha voglia di confidarsi con me oppure no, ma lei non spiaccica parola.
Decido di non insistere e continuo a guidare in mezzo al traffico di New York.POV'S FEDE
Sono così preoccupato per Gemma. Oggi mi è sembrata molto giù di morale dopo l'incontro in carcere. Non è di certo facile troncare i rapporti con il proprio padre, ma quel viscido se lo meritava.
Ritengo che Gemma sia una ragazza forte e coraggiosa, però è davvero molto triste quindi ho deciso che le farò una piccola sorpresa.
Mangio velocemente un panino, poi vado in garage e prendo la macchina.
Mi dirigo al locale dove lavora alla velocità della luce.
Dalla vetrina vedo il suo riflesso. Sta pulendo il bancone e ha l'aria davvero distrutta. Spero di riuscire a vederla sorridere almeno per qualche minuto.
Il bar è vuoto e soprattutto è ancora chiuso. Faccio cenno a una ragazza di aprirmi e, appena vede cosa ho in mano, mi sorride, prende le chiavi e apre la porta.
"Siamo ancora chiusi" dice Gemma appena sente il rumore della porta che sbatte
"Lo so, ma vorrei vedere la mia ragazza" rispondo.
Lei si volta di scatto quando riconosce la mia voce.
Immediatamente il suo sorriso fantastico appare sul suo volto.
In mano ho un mazzo di rose enorme e una scatolina a forma di cuore contenente dei cioccolatini.
Gemma mi abbraccia e io la stringo a me.
"Perché hai fatto questo per me?" mi domanda emozionata
"Oggi al telefono quasi piangevi e sai che detesto sapere che stai male. Volevo solo farti tornare il sorriso"
Lei si avvicina a me e mi bacia.
Le ragazze, colleghe di Gemma, osservano la scena e, anche se sono distanti da noi, sento i loro commenti.
Una grida entusiasta:"Beata lei che ha un ragazzo così premuroso".
Poi un'altra dice:"Gemma è davvero una ragazza fortunata".
Io accompagno Gemma a mettere le rose in un vasetto.
Improvvisamente incontrai il suo sguardo e mi persi in esso...
STAI LEGGENDO
Infinity Love [COMPLETATA]
FanfictionGemma è un'adolescente che nasconde un triste passato e un presente frenetico. Ha una famiglia distrutta, composta da un padre alcolizzato e una madre senza carattere. Per colpa di Tania, non sa più chi sia e che cosa le piaccia fare. L'unica cosa c...