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"Sei più andata a trovarlo?"
Io e Josh ci siamo seduti da pochi minuti a un tavolino nel bar vicino alla mia scuola.
"No e non ho ricevuto più alcuna notizia di lui fino a ieri sera. Tu invece?"
"Avevo una mezza intenzione di andare al carcere l'altro ieri, ma poi non sono riuscito a organizzarmi" dice lui rispondendo alla mia domanda
"Okay"
"Cosa facciamo? Vogliamo aprirla?" mi chiede Josh alludendo alla busta.
Annuisco.
La estraggo dallo zaino e, lentamente, inizio a scollare la parte superiore.
Tiro fuori il foglio contenuto nella busta. È una lettera.
Io e Josh ci scambiamo uno sguardo. Mi avvicino a lui ed entrambi iniziamo a leggere le parole scritte nella mente:
"Ciao Gemma e Josh,
Vi sto scrivendo dal carcere, dove mi hanno rinchiuso. È una vera e propria tortura stare qui, dietro queste sbarre, senza libertà e senza fare niente per quasi tutto il giorno. Così non mi resta altro da fare che pensare. Ultimamente ho ragionato molto su quello che ho fatto, specialmente in passato, e vorrei dirvi delle cose...
Josh, so perfettamente di aver sbagliato, ma non considero te un errore. Sei mio figlio, sangue del mio sangue, tanto quanto Gemma. Sei nato si da un tradimento, ma ti voglio bene e te ne vorrò sempre. Ogni giorno sognavo di tenerti di nuovo tra le mie braccia e molte volte mi sono soffermato a immaginare come fossi diventato. Tua madre biologica è morta quasi subito dopo il parto. Era stata lei a decidere di tenerti ed io l'ho appoggiata in questa sua scelta. Dopo la sua morte, non sapevo cosa fare. Io l'ho amata fin da subito, nonostante fossi sposato. Il suo abbandono mi ha ridotto malissimo moralmente. Mi sono ritrovato con un figlio tra le mani senza mamma, con una moglie e un'altra figlia a cui badare. Dovevo assolutamente tenere nascosto il tradimento a Clarity, ma evidentemente le bugie hanno le gambe corte. Josh, spero solo che tu possa perdonarmi per non aver avuto il coraggio di tenerti con me. Scusami, so di essere stato un papà schifoso, ma vorrei recuperare tutto quel tempo che ho perso con te. Di te non so nulla, se non la data di nascita, il tuo nome e il tuo cognome e mi piacerebbe sapere altro di te, per esempio che canzoni ti piacciono, qual è il tuo cantante preferito, se ti piace leggere o se preferisci nuotare. Se te la senti, potresti venire a trovarmi. Ah quasi dimenticavo, nella busta c'è una foto di te appena nato in braccio a tua mamma"
Mentre leggo la lettera, mi sembra di sentire la sua voce. Mi sento moralmente instabile ora come ora.
Josh prende la foto e gli occhi gli si riempiono di lacrime. Nell'immagine si vede una donna molto ma molto bella, sdraiata su un letto di un ospedale sotto le coperte. Ha due occhi azzurro ghiaccio e dei capelli lisci neri. Vedendola capisco il motivo per cui mio padre si era innamorato di lei a prima vista. Il bimbo è avvolto in una copertina azzurra e sta dormendo. Devo ammettere che Josh era bello anche da piccolo. Gli accarezzo la mano per dagli forza e lui me la stringe.
È imbarazzante...
Guardo le nostre due mani congiunte.
"Em...si scusa" dice lui spostandosi.
Tossisco per "evitare" il momento imbarazzante.
"Beh riprendiamo...se ti va..." propone lui
"Certo"
"Gemma, so che ce l'hai a morte con me. So che tua mamma ti ha raccontato tutto. Ora però hai saputo anche il mio punto di vista. Mi sembra ormai scontato ripetere che non amo più tua madre, ma prima di incontrare la mamma di Josh la amavo davvero. Cosa penso di te? Ti voglio bene ma so anche che questa frase non cambierà quello che è successo e tanto meno il nostro rapporto. Odio vederti felice con quel Federico, è vero, ma ti sei mai chiesta il motivo? Bene, te lo dirò ora. Lo detesto perché lui mi assomiglia tanto e non voglio che tu stia con un uomo come me. Ti distruggerà, come io ho fatto con tua madre. Siamo fatti così noi. Fidati. Pensavo che picchiandoti avrei potuto risolvere due problemi: la tua relazione con Federico e la mia rabbia e frustrazione che il lavoro mi creava. Potevo sfogare così le mie emozioni negative...e invece mi ritrovo qui, in galera, anche per questo. Vorrei anche chiarire il concetto che io spacciavo, ma non facevo uso di sostanze tossiche. Se tua madre avesse detto il contrario, ha mentito. Concludo il tutto chiedendoti scusa per aver alzato le mani con te. Ricordatevi entrambi che vi voglio bene.
Un abbraccio,
Papà"
"Come ti senti?" mi chiede Josh, che nel frattempo si era ripreso dall'emozione, aveva smesso di piangere e aveva messo in tasca la fotografia.
"Provo schifo. Tanto schifo e rabbia" dico lanciando la lettera alla mia destra per allontanarla dalla mia vista.
"Vuoi uscire a fare due passi e a prendere una boccata d'aria?" mi propone premurosamente Josh.
Annuisco. Ci alziamo e usciamo dal locale.
"Sfogati pure" mi dice iniziando a camminare per allontanarsi dal centro della città.
"Non capisco perché entrambi i miei genitori sostengono che Federico sia uguale a mio padre. Non è così! Io lo conosco bene. È vero, ha fatto degli errori, molti, ma è anche l'unica persona che mi capisce davvero, che mi accetta per quella che sono, al di là del mio passato. Mi fa stare bene. Per non parlare poi delle cavolate che ha sparato nella lettera! Ma ti sembra? Una persona mentalmente stabile e normale, dice che picchiava sua figlia solo per sfogarsi e pensava anche che facendo così avrebbe potuto farle capire che il suo ragazzo non era quello giusto per lei? No!" dico tutto ad un fiato, incrociando le braccia al petto
"Non voglio dare ragione ai tuoi, ma magari loro sanno cose che che tu non sai ancora. Non fraintendere, però loro hanno più esperienza di te e anche di me in questo caso..."
"È vero, ma loro non si sono neanche impegnati a conoscerlo meglio"
"Su questo non posso darti torto..."
"Detesto mio padre, scusa ma è così"
"Comprensibile"
Alzo gli occhi al cielo.
"Cosa ho fatto di male?"
"Niente Gemma, non fartene una colpa. È un uomo che si è pentito dei propri errori e vuole recuperare i rapporti con i suoi figli"
"Ok ma io ho bisogno di tempo" dichiaro
"Ovviamente. È naturale come cosa"
"Tu cosa ne pensi?" chiedo
"Sono combattuto. Vorrei conoscerlo bene, ma non so se riuscirò a perdonarlo per avermi abbandonato, anche se lo capisco per certi punti di vista. Inoltre però, devo anche tenere conto di come si è comportato nei tuoi confronti...Non è stato molto gentile..."
"Già. Scusa se non sono molto d'aiuto, ma sono ancora un po' scombussolata"
Annuisce. Poi mi prende entrambe le mani e si mette davanti a me.
"Gemma. Tu mi odi?"
Lo guardo storto.
"Dovrei?"
"Forse si...insomma volevo dire che io sono il figlio di tuo padre, come te..."
"Ma la colpa non è tua. Tu non c'entri. Non hai deciso di avere lui come papà"
Lui alza le spalle.
"Non ti odio" ripeto
"Grazie"
Gli sorrido.
"Sai stavo pensando...un giorno potremmo uscire io, te e Fede insieme. Magari anche solo per una cioccolata"
Ops...
"Em...Non credo sia un buona idea..." dico
"Why?" mi domanda lui sorridendo
"Diciamo che Fede è un tipo un po'  geloso e io non gli ho detto che tu sei il mio fratellastro... Non per te, ma perché non volevo far sapere in giro che mia madre era stata tradita..."
"Ah... ma la colpa non è sua"
"Lo so, ma non mi va di gridarlo ai quattro venti"
"E quando Federico ci ha visti in camera insieme? Cosa gli hai detto?"
"Semplicemente che eri il figlio di un amico di mia mamma o una cosa così"
"E lui?"
"Ha fatto un po' il geloso, hai visto, ma poi gli ho detto che non ti avrei più rivisto"
"Gemma va bene, ma lo sai che prima o poi lo scoprirà?"
"Lo so, ma per ora non voglio dirglielo"
"Come vuoi"
"Torniamo a casa?" domando
"Ok"
Ci avviamo alla sua macchina e lui mi riporta a casa. Prima di scendere ci salutiamo e lui si avvicina per darmi un bacio sulla guancia.
"Ciao bellezza" mi dice
Arrossisco...
"Ciao" rispondo chiudendo la portiera della macchina.
Non faccio in tempo a entrare in casa, che mi arriva un suo messaggio:"Mi manderesti la foto della lettera? Vorrei tenerla come ricordo"
Scatto velocemente la fotografia e gliela invio.
"Volevo anche ringraziarti per questo tempo passato insieme. Sei una ragazza speciale e ti voglio già bene, come se fossi la mia sorellina. Spero che lo stesso valga anche per te. Mi manchi già un pochino devo ammetterlo. Mi piace fare il fratello grande della situazione ahahaha. A parte gli scherzi mi piacerebbe vederti ancora per approfondire il nostro rapporto. Ah e un'ultima cosa...non smettere mai di ridere, perchè hai un sorriso fantastico"
Rimango un po' perplessa, ma istintivamente sorrido.
"Anche io ti voglio bene e spero di rivederti. Mi sono trovata bene con te. Grazie di tutto"
Invio la risposta e poi salgo in camera per preparare la valigia da portare in vacanza con Federico, ma non faccio in tempo ad aprire l'armadio che qualcuno citofona alla porta.
Vado ad aprire.
"Ehi cosa ci fai qui?"
Sulla soglia della porta trovo Fede.
"Mi mancavi e volevo stare un po' con te"
Mi avvicino, mi metto in punta dei piedi e lo bacio.
"Stavo facendo la valigia per domani" dico facendogli cenno di entrare
"Io la farò domani mattina"
"Scherzi? Guarda che non possiamo arrivare in ritardo" lo avviso
"Lo so, lo so. Sarò in perfetto orario" dice lui sorridendo.
So per certo che arriveremo tardi. Lui è un ritardatario nato.
"Ti aiuto io a scegliere le cose da portare via" propone lui
"Va bene" rispondo poco convinta.
"Questa è la lista" dico passandogli un foglio un po' accartocciato
"Hai anche una lista?"
"Certo. Senza rischierei di dimenticarmi qualcosa"
"Sei strana"
Alzo gli occhi al cielo.
"Dai inizia a leggere" dico sbuffando
"Otto magliette"
Mi avvicino all'armadio e scelgo le maglie che più mi piacciono. Fede mi osserva e poi le mette nel trolley.
"Jeans"
"Tieni" dico allungandogli i pantaloni.
Proseguiamo così fino a quando non arriviamo alla voce "intimo".
"Beh questo scelgo io" dice alzandosi dal letto
"Come vuoi" rispondo scuotendo la testa.
Gli indico i cassetti e le ante contenente la biancheria.
Sceglie svariate cose e io le piego mettendole in valigia.
"Ok, ora mancano solo le scarpe" dico
"E come pensi di farcele stare?" mi domanda
"Boh, ci penserai tu in caso" rispondo facendo l'occhiolino
"Ovvio" dice in tono sarcastico.
Prendo due scarpe col tacco alto e un paio da ginnastica un po' più pesanti.
"Tieni"
Lui cerca di infilarle in valigia e solo dopo svariati tentativi ci riesce.
"Mannaggia a te" sospira lui
"Mi servono tutte queste cose" dico ridendo e sedendomi vicino a lui.
"Stai da me a mangiare?" domando
"Va bene. Poi però ti porto io al locale intesi?"
"Affare fatto. Ordino le pizze"
"E io scelgo un film" dice aprendo il cassetto con i dvd.
"Tra poco arrivano" informo Fede, che nel frattempo aveva scelto il film.
Scendiamo al piano di sotto e ci mettiamo sul divano. Federico fa partire il dvd.
"Era da tanto che non passavamo del tempo così" dice il biondino guardandomi.
"È vero"
Mi bacia, ma veniamo interrotti dal fattorino.
Fede va ad aprire e afferra le pizze ancora fumanti.
"Ecco" esclama lui passandomi il mio cartone.
Fermo il film e ci sediamo al tavolo.
"Oggi suonerà una band, per la prima volta dopo mesi. Devo essere al locale dieci minuti prima per sistemare i tavoli e dare una mano"
"Va bene"
"Ne uscirò distrutta da questa serata"
"Ce la farai vedrai"
"Non ne sarei così sicura"
"Ci posso mettere una mano sul fuoco"
Verso la coca cola nei bicchieri.
Finiamo di cenare e poi corro a prepararmi. In un quarto d'ora sono vestita, truccata e mi sto mettendo il giubbotto.
Chiudo velocemente casa e saliamo in auto.
"Siamo in perfetto orario" dico tirando un sospiro di sollievo.
Arrivo al bar e trovo solo tre cameriere che stanno sistemando la sala e il palco.
"Ciao ragazze" dico entrando
"Ciao" gridano in coro.
Sono molto simpatiche e carine. Mi trovo bene con loro.
"Siamo solo noi?" chiedo sperando che la risposta sia negativa
"Purtroppo si. Le altre o non possono o sono malate"
"Ci si prospetta una bella serata" dice Bethany
"Già" sospiro
"Volete una mano? Tanto sono qui a fare niente" dice Fede
"Si, grazie" rispondo io.
Iniziamo a pulire i tavoli e le sedie, mentre le altre si occupano del bancone e delle bibite.
Finiamo giusto un minuto prima dell'orario di apertura.
Come previsto, arrivano subito un sacco di persone, che si dirigono verso il bancone.
Iniziamo a fare i cocktails alla velocità della luce e riusciamo a fermarci solo quando, dopo tre ore, arriva la band.
La folla si accalca sotto il palco, posto in fondo alla sala.
"Abbiamo un'oretta forse di tranquillità, poi dobbiamo riprendere a lavorare sodo" dice Bethany.
Annuiamo e per il resto del concerto ci sediamo in un tavolino all'ingresso e ci godiamo la musica.
"Se la serata andrà bene, so che avremmo un aumento noi tre"
"Meno male" dice Alison
"Dai abbiamo ancora un'ora di lavoro e poi possiamo andare a casa a riposarci" dico guardando l'orario sul telefono.
Finito il concerto, esattamente dopo tre quarti d'ora, ci rimettiamo all'opera e proseguiamo così fino alla chiusura del locale.

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