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"Ehi siete tornati?" dico ai miei quando entrano in casa.
"Si la riunione è saltata" dice mio papà sbuffando.
"Cosa mangiamo?"
"Noi mangiamo la carne" mi risponde mio papà
"E io?"
"Hai diciasette anni! Preparati qualcosa da sola"
"Sempre molto gentile" dico alzando gli occhi al cielo.
Prendo il pentolino e inizio a preparare la pasta. Mi arriva un messaggio, ma il telefono è in sala dove c'è mio papà. Entro nella stanza e lo trovo con il mio telefono in mano.
"Dimmi la password" mi ordina
"Perché?"
"Perché te l'ho chiesta"
"Ridammi il mio telefono! Hai appena detto che ho diciassette anni e che mi devo arrangiare, per cui passami il cellulare"
Rimane perplesso, ma alla fine cede e me lo ridà. Salgo in camera e mi viene un colpo. Il messaggio era di Fede. Per fortuna che mio padre non l'ha letto!
"Ho una sorpresa" dice il messaggio.
Il cuore mi batte fortissimo. È online. Sta scrivendo. Il secondo messaggio dice solo:"Affacciati". Guardo fuori dalla finestra, vado sul balcone e lo vedo in piedi fuori dal cancello. Così gli scrivo che cosa ci fa qui. Lui mi risponde che voleva sapere se stessi meglio. Gli occhi mi brillano. Non può essere lo stesso ragazzo di settembre che ho conosciuto. Gli dico che sto meglio e gli mando la faccina con il bacio. In risposta lui mi mima il bacio da laggiù. Sento un rumore che proviene dalla porta e mi giro. Fede se ne deve essere accorto perché mi ha scritto il motivo per cui sono tornata in camera. Gli scrivo di nascondersi ed esco dalla chat.
"Cosa ci fai qui fuori? C'è qualcuno?" dice mio padre incazzato.
"Non c'è nessuno" mento.
Lui si affaccia al balcone e il mio cuore perde un battito.
"È vero non c'è nessuno"
"Te l'avevo detto papà" dico tiro un sospiro di sollievo
"Ti tengo d'occhio Gemma, sappilo. So che quel cretino è stato qu. Ho trovato questa" dice mostrandomi la sua giacca.
Cacchio! Quando Federico è uscito, in effetti, non ce l'aveva addosso.
"Sai cosa succede vero?" mi domanda mio papà.
Ho paura, devo ammetterlo. Mi hanno proibito di frequentarlo e io ho dissubbidito. Mi guarda dritto negli occhi. Alza la mano, ma io schivo il pugno. Il suo alito sa di alcol.
"Hai bevuto?!" gli chiedo
"No"
Non tenta di picchiarmi per cui so che sta mentendo.
"Si invece. Mi fai schifo. Sei ubriaco e provi a picchiare tua figlia" urlo esasperata.
Riprova a tirarmi un pugno, ma questa volta non posso schivarlo. Mi aspetto di sentire male da qualche parte, invece non succede niente. Sento solo mia mamma che urla:"Non salire o ti farai male pure tu!"
Mio papà si gira lanciandomi un'occhiataccia. Poi sentiamo dei passi che salgono le scale. Lui mi spinge contro il muro. Picchio la testa. "Cosa cazzo fai?!"
La sua voce! Anche se sono frastornata la riconosco, può essere solo sua!
"Cosa ci fai qui?! Sapevo che continuavi a starle intorno, ora te la faccio pagare!" urla mio padre.
Mia mamma, intanto è salita ed è spaventata tanto quanto me.
"No, lui non c'entra" cerco di dire, prima di accasciarmi per terra per il dolore.
Sento la voce di Fede che si mischia alle grida di mio padre, dopo ciò non vedo niente apparte il nero.

Riapro gli occhi. Mi alzo di colpo e sento la testa pesante. Non sono nella mia camera, ma in quella sono nella di Fede. Lo vedo entrare e sedersi sul letto, vicino a me.
"Finalmente ti sei svegliata" dice accarezzandomi la guancia.
"Cosa è successo?" gli chiedo confusa
"Tranquilla è tutto a posto"
"Non è vero, hai un livido sulla spalla"
"Non preoccuparti per me. Ho picchiato molta gente, con tuo papà me la sono cavata. Lui non si è fatto molto male"
"Mia mamma?" chiedo con un filo di voce
"Sta bene, ma ora dormi. Domani ti racconto tutto" mi dice coprendomi con il copriletto.
No, non può essere lui. È cambiato, in meglio. Richiudo gli occhi e mi riaddormento.

Sento delle voci. Mi sveglio. Sono svarionata, mi sento confusa e ho almeno migliaia di domande per la testa. Mi alzo. La testa mi gira, ma mi sforzo di camminare. Scendo lentamente le scale e seguo il suono delle voci.
"Cosa ci fai qui?" mi chiede Fede venendo ad abbracciarmi
"Come stai cara?" mi chiede Morena che era seduta davanti a Federico.
"Mi gira la testa, ma sto meglio"
Fede mi accompagna sul divano e si siede vicino a me, mentre fa cenno a Morena di avvicinarsi.
"Cosa è successo? Vi prego devo saperlo o finirò per impazzire" dico rannicchiandomi fra le braccia del biondino.
"Sei sicura di volerlo sapere ora?" mi chiede Morena guardandomi con sguardo preoccupato
"Si" rispondo.
Fede inizia a raccontare:"Dopo che sei svenuta, io e tuo padre abbiamo litigato. Mi ha tirato un paio di pugni, ma niente di grave. Ti giuro che se tua madre non fosse intervenuta gli avrei spaccato il setto nasale. Era ubriaco. Dopo dieci minuti che ho passato schivando i colpi che mi arrivavano da parte di quell'uomo, qualcuno ha suonato al citofono. Tuo padre era andato ad aprire, mentre io e tua mamma ti abbiamo fatto sdraiare sul letto. Quando è tornato era in compagnia di due poliziotti" mi guarda negli occhi e Morena si avvicina accarezzandomi la schiena. Poi riprende, cercando l'approvazione nei miei occhi:"Li aveva chiamati tua mamma. I due agenti hanno arrestato tuo padre. L'hanno accusato di spacciare in un quartiere qui vicino. Mi dispiace"
Sono confusa. Come spacciava? E il suo lavoro? Le riunioni?
"Mia madre?" chiedo
"Gli agenti l'hanno portata con loro per il processo che si terrà oggi pomeriggio. Se vuoi possiamo andarci"
"Fede, vi ho messo nei guai già fin troppo" dico staccandomi da lui
"Gemma, non ti preoccupare per noi, è un piacere poterti aiutare" mi dice Morena
"Vi prometto che ora salgo a mettermi la giacca e me ne torno a casa" dico alzandomi
"Tu da qui non te ne vai" esclama Fede stringendomi
"Grazie Fede per avermi aiutato, ma non posso stare qui. Tu hai una vita e io non voglio complicartela"
"Tu non mi complichi la vita, semmai il contrario. Se io non mi fossi innamorato di te, tutto ciò non sarebbe successo"
"Non è vero" gli dico.
Lui mi riabbraccia.
"Mi piacete proprio voi due insieme" dice Morena, e io arrossisco
"Mamma!" urla Federico.
Morena si alza e ci lascia da soli.
"Come stai?" mi chiede
"Meglio"
"Sicura? Anche dopo la notizia?"
"Mi sento sollevata, perché è da quando ho undici anni che spero che mio padre se ne vada, ma mi sento anche stronza"
"Non devi sentirti così, tu hai ragione, lui ha torto"
Mi dà un bacio sulla guancia e io arrossisco.
"Che ore sono?" chiedo
"Le tre e mezza"
"Vuoi vedere la TV?" mi domanda lui
"Va bene"
Accende la televisione e inizia a guardare i canali.
"Questo è un film come quello che hai visto la sera dove sono venuto a casa tua. Ti ricordi?" dice ridendo
"Si" rido
"Hai presente la mia maglietta, quella che hai macchiato con il cappuccino il giorno in cui ci siamo conosciuti?"
"Certo, come dimenticarsi"
"Bene, ti devo confessare che non l'ho più lavata"
Mi metto a ridere.
"Sei pazzo" gli dico
"Si, pazzo di te"
Arrossisco per l'ennesima volta in un giorno.
"Mi piaci quando sei imbarazzata" dice Fede dandomi un bacio sulla guancia.
Poi si alza e va in cucina.
"Hai fame?" mi chiede
"No"
Torna da me con un piatto di patatine e della nutella. Mette una patatina nel barattolo della nutella. Lo guardo male.
"Non guardarmi così. È buono" dice mangiando quella schifezza
"Tieni, assaggialo"
Prendo la patatina poco convinta e la mangio.
"È buona" gli dico e lui mi fa la linguaccia.
Passiamo il pomeriggio guardando il film, che non è male, mentre mangiamo le patatine.
"A cosa stai pensando?" mi chiede quando vede che fisso il vuoto
"Voglio parlare con mia mamma" gli dico
"Sei sicura?"
Annuisco. Mi passa il suo telefono e digito il numero.
"Pronto?" dice mia madre
"Ciao sono Gemma. Devo parlarti"
"Alle sei c'è il processo per tuo padre. Voglio procedere con la separazione"
"Lo so, me l'ha detto Fede"
"Pensi di venire?"
"Non penso"
"Non ho molto tempo. Se vuoi ci troviamo fra dieci minuti al parco davanti a casa nostra"
"Ci sarò" dico chiudendo la chiamata.
"Allora?" mi chiede Fede
"Devo essere tra dieci minuti al parco davanti a casa mia" dico alzandomi
"Come va la testa?" mi chiede
"Ora mi prenderò un oky e poi starò meglio" gli rispondo
"Ti accompagno su. Ti devo far vedere dove ti ho messo i vestiti"
Saliamo le scale ed entriamo in camera sua, dove ho dormito.
"Qui ti ho messo i vestiti che ho trovato nel tuo armadio nero e qua l'intimo" dice sorridendomi in modo pervertito
"Tanto lo so che non l'hai fatto tu" gli dico ridendo
"Mi hai sgamato. È vero, non ho mosso un dito, ha fatto tutto mia mamma"
"Ci avrei scommesso"
Prendo un paio di jeans neri, una maglia nera di pizzo e le all star bianche.
"Quando ti sarai ripresa, devi rifarti il guardaroba" dice sedendosi sulla sedia della scrivania.
Ripenso a quello che mi aveva detto e continuo a pensare che non sia giusto il suo ragionamento.
"Ci penserò" gli rispondo
"Mi dovrei cambiare" gli faccio notare
"E... "
"E quindi esci"
"No" mi risponde con quel suo sorrisetto
"Si invece" dico prendendolo per mano e trasportandolo fuori dalla camera
"Va bene, va bene" dice alzando le mani e arrendendosi.
Rientro in camera e mi preparo.
"Sei pronta?" mi chiede Fede che è fuori dalla porta
"Mi devo truccare entra" gli dico sbuffando
"Perché hai il giubbotto?" gli chiedo
"Perché ti accompagno"
"Scordatelo"
"Non ti lascio da sola"
"Non sono una bambina"
"Cosa c'entra?"
"Dai Fede" lo scongiuro facendo gli occhi dolci
"Hai vinto la battaglia di prima, ma questa non te la lascio vincere"
Sbuffo.
"È un si?" mi chiede con la faccia da cucciolo
"È un si"
"Yee"
"A patto che quando parlo con mia mamma te ne vai"
"Agli ordini"
"Bravo. Possiamo andare" dico sorridendogli.
Usciamo da casa sua e prendiamo la macchina.
"Eccola" dico a Fede quando vedo mia madre
"Aspettami qui" gli dico
"Va bene, ma se hai bisogno chiamami"
Esco dalla macchina e vado da mia mamma.
"Ciao" mi dice appena mi vede "vedo che stai meglio"
"Si, mi sono ripresa"
"Di cosa mi devi parlare?" mi chiede
"Voglio sapere la verità. Non sei mai caduta dalle scale, vero?"
"Vero"
"Era mio padre... "
"Si" dice rassegnata
"Ma perché?"
"Vieni, sediamoci" dice indicando una panchina non molto lontana.
Fa un sospiro, poi inizia a parlare:"Io e tuo padre ci conoscevamo dai tempi del liceo. Ci innamorammo subito. Stavamo insieme da ormai tre anni quando scoprii che miei genitori non appoggiavano questa cosa. Io e lui abbiamo lottato contro questo, ma non c'era niente da fare. Dopo altri due anni tuo padre divenne sempre più strano e io non sapevo cosa fare, fino a quando non scoprii che spacciava. Lui mi aveva detto di aver trovato un paio di lavoretti in città ma, quando capii la verità, lui aveva paura che lo denunciassi, così iniziò a picchiarmi. Io volevo interrompere la nostra relazione, ma non potevo perché ero incinta di te. La casa è di tuo padre, per cui se io l'avessi denunciato, non avrei avuto un posto dove crescerti. I tuoi nonni non mi volevano in casa. Avevamo litigato pesantemente per via del nostro rapporto. Quando sei nata lui sembrava cambiato, non mi toccava più, anche se continuava a spacciare. Tutto proseguiva bene, anche se avevo sempre paura che tuo padre venisse arrestato. Quando avevi undici anni, le cose iniziarono ad andare di male in peggio, nessuno voleva più prendere niente da tuo padre e, siccome io lavoravo e tornavo a casa sempre tardi, si sfogava su di te. Io non potevo fare niente, mi devi capire"
"Continua" le dico con tono freddo
"Gli agenti erano sulle tracce di tuo padre, per questo ci siamo dovuti trasferire, ma ieri lo hanno trovato"
"Wow" dico sbalordita
"Cosa pensi di tutta questa storia?" mi chiede prendendomi la mano
"Non lo so, sono confusa... "
Ora c'è un silenzio imbarazzante, che interrompo facendo una domanda:"Ma perché non volete che frequenti Federico?"
"Tuo padre non vuole perché sa che ti renderebbe felice e io non posso ribellarmi, non ho il tuo stesso coraggio...E poi a me quel Fede non piace realmente. Mi ricorda per certi aspetti tuo padre, anche se sua mamma mi sta molto simpatica"
"Non osare paragonare Fede a mio padre!" dico con disprezzo, alzandomi dalla panchina
"È la mia opinione, ma se ti può far piacere, se tuo padre resterà fuori dai piedi per un pò, tornerò a frequentare Morena"
"Senti ho bisogno di pensarci... "
"Va bene, ti capisco. Ti scrivo quando il processo sarà finito"dice abbracciandomi.
Ci salutiamo e torno alla macchina.
"Allora?" mi chiede Fede
"Non ho voglia di parlare" gli dico sospirando
"Torniamo a casa?"
"Si, ti prego"
Mi appoggia una mano sulla coscia e riparte schiacciando l'acceleratore. Sono immersa nei mie pensieri quando arriviamo davanti a casa sua. Scendiamo dall'auto e, dopo aver salutato Morena, corro in camera. Mi sdraio sul letto, affondo la faccia nel cuscino e mi metto a piangere.
Poco dopo, sento entrare qualcuno dalla porta e con la coda dell'occhio vedo entrare Fede.
"Ehi" dice sedendosi vicino a me.
Non alzo nemmeno la testa. Non voglio fare la maleducata, ma non voglio nemmeno farmi vedere piangere dai lui per la seconda volta da quando ci conosciamo. La mia vita è stata rivoluzionata per sempre e la parte più brutta è che io non posso farci niente.

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