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"Gemma sei qui?"
Federico sta bussando da diverso tempo alla porta della mia camera, ma non ho nessuna intenzione di parlare con lui. Sono arrabbiata e non voglio vederlo. Accidentalmente, però, urto la bajour verde mela appoggiata sul comodino.
"Lo sapevo che eri lì dentro. E' successo qualcosa?" mi domanda lui, sentendo il rumore che ho prodotto. Ormai è inutile cercare di ignorarlo. Sono riuscita ad evitarlo per quasi un'oretta, ma ora devo per forza parlargli. Faccio un respiro profondo, apro la porta della stanza ed esco.
Fede è davanti a me.
"Stavo iniziando a preoccuparmi" dice lui fissandomi con i suoi occhioni blu cielo.
Incrocio le braccia al petto.
"È chiaro che è accaduto qualcosa" continua lui.
"Come sei perspicace" rispondo ironicamente.
Federico continua a guardarmi e io faccio la stessa e identica cosa.
Rimaniamo così per parecchi minuti.
Siamo proprio due testardi: io non voglio rivolgergli la parola e lui non vuole lasciarmi in pace.
"Puoi smettere di fare la bambina e puoi parlarmi?" esclama lui spazientito
"Dovresti sapere il motivo per cui sono arrabbiata con te!" sbraito.
Lui mi guarda storto.
"Non fare finta di niente! Non mi dai mai ascolto. So quello che voglio e tu devi rispettare le mie idee!"
"Ma a cosa ti stai riferendo?" mi domanda.
Sono sconvolta e basita.
"Ho sentito la telefonata che hai fatto con tuo padre" dico facendo trasparire dalla mia voce un filo di disprezzo
"Ah..."
"Non ti fidi di me? Non hai fiducia nelle mie capacità?" domando infuriata a Federico.
Lui mi guarda e non risponde. Arrabbiata decido di allontanarmi da lui il più possibile. Scendo al piano inferiore e mi reco in cucina.
Morena, come ogni mattina, ci ha preparato la colazione. Mi siedo al tavolo e mangio svogliatamente qualche fetta biscottata con la nutella e bevo del caffè. Scrivo a mia mamma e a Josh per sapere come stanno e poi, dopo aver sistemato la stanza, mi siedo sul divano e inizio a leggere un libro che non riprendo in mano da molto tempo:"Il diario di Bridget Jones". Avevo iniziato a leggerlo parecchi mesi fa, ma poi non sono più riuscita ad andare avanti col racconto.
Dopo circa mezz'oretta Fede mi raggiunge e si siede vicino a me.
"Mi dispiace Gemma. Non volevo farti arrabbiare. Cercavo solo di aiutarti e sinceramente non ci trovo niente di male a chiedere un sostegno a mio padre".
Continuo a leggere senza degnarlo nemmeno di uno sguardo.
"Cosa posso dire per farti capire che voglio solo il meglio per te?" mi chiede fissandomi con i suoi occhioni.
Cerco di rimanere in silenzio, ma le parole mi escono istintivamente dalla bocca.
"Non devi fare proprio niente. Devo risolvere questo problema da sola, voglio farcela con le mie forze e puntando sulle mie capacità. Se vuoi renderti utile dovresti solo sostenermi in questa mia decisione"
Lui sbuffa.
"Quanto sei testarda!" borbotta lui
"Ma da che pulpito viene la predica" rispondo alterata.
Lui si alza dal materasso soffice su cui era seduto e se ne va. Ovviamente io non lo seguo, anzi rimaniamo separati per quasi tutta la giornata fino all'ora di cena.
Inizialmente devo ammettere che provavo un po' di senso di colpa, ma poi ho ricordato a me stessa che non posso permettere a lui di prendere decisioni che spettano a me. Consapevole di questa cosa, decido di trascorrere tutto il pomeriggio a recuperare la montagna di lavoro che ho in arretrato. Devo assolutamente studiare per recuperare tutte le verifiche e per mettermi alla pari col programma di studio.
Solo quando Morena e Mirko tornano a casa, chiudo libri e qualderni. Appena Federico sente la voce di sua madre, abbandona il piano superiore, che ha occupato tutto il tempo, e si appropria della sala.
Verso le otto di sera aiuto la mamma di Federico a preparare la cena.
Ci tengo a sottolineare il fatto che io odio cucinare, ma pur di non stare con il testardo, mi sono infilata il grembiule e ho preparato un arrosto. Alla fine mi sono anche divertita! Morena è davvero tanto spiritosa e ha sempre la battuta pronta.
Tuttavia i guai arrivano quando ci sediamo tutti e quattro a tavola per cenare. La tensione è la protagonista di questo pasto.
Io mi sento in imbarazzo.
Mi mette a disagio sapere che Mirko si è sentito obbligato a darmi una mano con la promozione. Non riesco nemmeno a guardarlo negli occhi. È umiliante!
Per una buona ventina di minuti solo Mirko e Morena parlano, mentre io e Fede cerchiamo di non incrociare i nostri sguardi.
"Cosa avete voi due? Perchè non parlate?" ci domanda la madre di Federico incuriosita.
Nessuno di noi due sembra intenzionato a parlare, quindi continuiamo a mangiare facendo finta di non aver sentito l'interrogativo.
"So che non sono affari miei, ma..." continua Morena, prima di essere interrotta da suo figlio
"Se la questione non ti riguarda, allora non impicciarti!" esclama Fede.
Dopo aver pronunciato queste parole, si alza dalla sedia e sale al secondo piano.
Io e i suoi genitori ci guardiamo e dopo pochi secondi sentiamo sbattere una porta.
"Mi dispiace"
Questa è l'unica frase di senso compiuto che riesco a pronunciare, mentre il mio viso diventa rosso come il fuoco.
"Vuoi parlarne?" mi chiede Mirko prima di assaggiare l'insalata col tonno
"Sai che a noi puoi raccontare tutto. Sappiamo entrambi come è fatto nostro figlio e, alcune volte, è un pò testardo" sottolinea Morena, scuotendo la testa.
Non posso di certo rimanere in silenzio, quindi inizio a narrare gli avvenimenti di questa mattina.
"Ci tenevo solo a scusarmi per aver creato disturbo" dico abbassando la testa
"Non devi scusarsi di niente. Per me non è un problema cercare di aiutarti, ma non posso prometterti niente" si difende Mirko
"Sinceramente l'unica cosa che voglio veramente è superare questo ostacolo da sola, con le mie forze. So di essere testarda, ma desidero solo provare a me stessa che, nonostante le mille difficoltà, sono capace di rialzarmi da sola"
"Queste parole ti fanno davvero onore Gemma. Però sappi che potrai sempre contare su di noi, al di là di quello che succederà fra te e nostro figlio" dice Mirko.
Sono davvero troppo carini!
Dopo la lunga e imbarazzante cena, aiuto a sistemare la sala da pranzo e a lavare i piatti, poi mi rintano in camera mia.
Nessuno viene a disturbarmi, così rimango sola immersa nei miei oscuri pensieri.
Verso mezzanotte, non riuscendo a dormire, decido di andare a recuperare il mio libro che ho lasciato in sala oggi pomeriggio. Mi alzo dal letto e scendo al piano inferiore. Noto che la luce in cucina è accesa. Afferro il mio romanzo e poi mi affaccio alla porta della stanza illuminata.
Federico è appoggiato col gomito sul ripiano della cucina.
In mano ha una bottiglia di vodka alla pesca, la sua preferita, e ne sta bevendo un pò dal collo della bottiglia. Non mi sembra ubriaco, ma di certo non è totalmente sobrio.
Quando mi vede, mi fa capire che devo avvicinarmi. Gli presto ascolto e mi posiziono di fronte a lui con le braccia incrociate al petto.
"Vuoi?" mi domanda alludendo alla bottiglia.
Apro l'armadietto, contenente i bicchieri, e ne riempio uno con la vodka.
Il silenzio incombe nella stanza.
Osservo Federico. È a petto nudo e indossa solo dei pantaloncini corti del pigiama. Ad ogni shottino che bevo, mi sembra che diventi sempre più irresistibile.
Dopo cinque o sei bicchierini, la testa inizia a girarmi e mi sento sempre più euforica e rilassata. Inizio a ridacchiare senza un motivo ben preciso. Prendo il telefono di Fede, sblocco lo schermo, metto una canzone latina americana e incomincio a ballare da sola. Cerco di provocare Federico il più possibile. Muovo i fianchi e i capelli a ritmo di musica. Lui mi guarda e mi sorride, senza smettere di bere.
Quando sono quasi completamente fuori controllo, Fede mi afferra per i fianchi, mi fa volteggiare un paio di volte, mi prende in braccio e poi mi bacia. Io non riesco a controllarmi e la cosa più sconvolgente è che non so nemmeno perchè mi sto comportando così, ma poco mi importa. Mi sto divertendo tantissimo e finalmente riesco a lasciare da parte le mie preoccupazioni. Fede mi fa sedere sul tavolo della cucina, senza smettere di baciarmi.
Proprio quando cominciamo a scaldarci, lui prende le distanze e si allontana. Io protesto e mi lamento come una bambina a cui hanno rubato una caramella.
Tento di tenere il broncio, ma l'alcol non gioca a mio favore e scoppio a ridere dopo poco tempo.
"Sei ubriaca e so che la Gemma sobria è arrabbiata con me. Domani mattina mi ringrazierai di non essere andato oltre" mi dice lui.
Io non riesco nemmeno a formulare una frase di senso compiuto, quindi evito di controbattere. Fede mi porge la sua mano e mi aiuta a tornare coi piedi per terra. Mi prende per il polso e mi trascina, contro la mia volontà, su per le scale.
"Non ridere troppo ora. Se no i miei genitori ti sentiranno e tu non vuoi fare una brutta figura, giusto?" mi domanda Federico.
Scuoto la testa a destra e a sinistra e tengo la bocca chiusa, fino a quando non arriviamo davanti alla mia camera.
"Non penserai di lasciarmi da sola in queste condizioni, vero?" gli chiedo per provocarlo.
Lui si passa una mano tra i capelli.
"Giuro che faccio la brava" gli prometto facendogli gli occhi dolci.
Alla fine si lascia convincere e ci sdraiamo entrambi sul mio letto. Lui mi mette un braccio attorno al collo e io faccio scorrere le mie dita sui contorni dei suoi tatuaggi. Fede sorride e mi osserva con uno sguardo incuriosito. Dopo poco inizia a ridere.
"Cosa c'è?" domando io ingenuamente
"Hai una faccia molto concentrata. Ti diverte studiare i disegni che ho sul mio corpo?"
Lo guardo storto e dopodiché gli confesso che sono sempre stata incuriosita dai tatoo, perchè dietro ad un simbolo possono celarsi molte storie e verità. Lui sospira e mi fa appoggiare la testa sulla sua spalla. Inizio a vedere la stanza attorno a me che gira su se stessa sempre più velocemente. Chiudo gli occhi e Fede inizia a farmi dei grattini lungo tutta la schiena.
Rimaniamo vicini per molto tempo ancora, fino a quando non mi addormento profondamente.

Apro improvvisamente gli occhi. La prima cosa che vedo è il volto di Federico che mi fissa.
"Buongiorno" mi dice
"Anche a te" rispondo portandomi una mano alla fronte per massaggiarmela.
Ho mal di testa.
Non mi ricordo cosa è successo esattamente ieri sera, ma so che mi sono divertita tanto!
"Cosa ho fatto dopo che sono andata a letto?" gli domando
"Sei venuta da me, hai bevuto un pochino, mi hai perdonato e poi ti sei addormentata".
Alzo le spalle.
"Non sono proprio completamente convinta di averti perdonato, ma va bene. Facciamo finta che sia andata così" dico ridacchiando.

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