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"Gemma torna a casa subito!" mi ordina mia madre, urlando al telefono.
Non so cosa sia successo, ma la sua voce preoccupata mi convince a tornare immediatamente da lei.
Saluto velocemente i miei amici e, lasciandomi alle spalle il parco degli skate, mi avvio verso casa mia.
Inizio ad elencare, nella mia mente, dei motivi plausibili per cui mia mamma possa essere così agitata.
"Magari è stato male qualcuno... forse Josh. O forse centra mio padre o peggio ancora mia mamma è in pericolo" penso tra me e me mentre accelero il passo.
Sto praticamente correndo, quando una mano mi afferra il polso.
Un brivido mi percorre tutto il braccio e un velo di paura mi avvolge completamente.
Mi volto con un'espressione di timore dipinta in viso.
"Ma sei scemo? Mi hai fatto spaventare!" dico a Federico cercando di riprendermi dall'infarto che ho preso.
"Non volevo spaventarti. Sono solo io, tranquilla" mi risponde ridendo di me.
Lo guardo male e continuo a camminare per la mia strada. Lui mi segue.
"Perché te ne sei andata? Non mi hai nemmeno salutato" dice lui facendo l'offeso.
È vero, me ne sono andata senza avvisarlo, ma non potevo certo fiondarmi in mezzo alla pista con gli skate che mi giravano attorno per dirgli che sarei dovuta tornare a casa.
"Scusa, ma devo andare velocemente da mia mamma" dico aumentando ulteriormente la velocità del mio passo.
Lui, con lo skate sotto i piedi, riesce a stare al mio passo.
"Gemma hai una faccia preoccupata. Cosa è successo?" mi domanda
"Non lo so nemmeno io. Sono venuta a conoscenza solo del fatto devo andare rapidamente a casa"
"Ti accompagno" dice lui deciso
"No, non voglio rovinarti la serata" rispondo
"Se sto con te di certo non potrà essere una brutta serata"
Gli sorrido.
"Dai sali" mi dice alludendo alla tavola su cui appoggia i suoi piedi
"Ti ricordo che l'ultima volta non è finita bene" dico ricordandomi di quella volta che per poco non ho investito il mio collega Austin.
Lui scoppia in una risata fragorosa.
"Tu non devi fare niente Gemma. Sali, così andremo più veloci e capiremo cosa è accaduto di così tanto grave".
Mi lascio convincere e in meno di dieci minuti arriviamo davanti al cancello di casa mia.
"Visto? Hai fatto bene a fidarti di me. Non siamo caduti nemmeno una volta" mi dice Federico mentre apro la porta d'ingresso.
"Gemma eccoti finalmente!"                   "Oh ciao Federico. Per fortuna l'hai accompagnata fino a qui. A saperlo sarei stata un po' meno in pensiero" dice mia mamma non appena vede Federico comparire dietro le mie spalle.   
Mia madre si avvicina alla porta d'ingresso e la chiude a chiave.             Inizio davvero a preoccuparmi.             Dal suo tono di voce si capisce benissimo che è molto agitata e preoccupata.                                          "Venite, sedetevi" ci dice lei e noi ci accomodiamo attorno al tavolo della cucina.                                  
Al centro di esso mia mamma ha messo una torta al cioccolato, la mia preferita, e alcuni piatti e bicchieri. Quando mia madre mi compra questo tipo di torta significa solo una cosa: deve parlarmi di una cosa che mi farà stare male. Infatti lei pensa che, mangiare il mio dolce preferito, mi possa consolare. Inizia a tagliare tre fette belle grandi e le mette nei piatti. Dopo averci servito, comincia a parlare: "Stamattina  ho ricevuto una telefonata dal carcere di New York. Inizialmente pensavo che volessero parlarmi di cose burocratiche ma, invece, ho ricevuto una piccola sorpresa"                                                     Sul finire della frase mia madre esordisce usando un tono sarcastico che non mi piace proprio per niente.   "Forse è il caso che vi lasci da sole..." dice Fede                                                   "No, voglio che rimani. Alla fine quello che riguarda me, riguarda anche te" ribatto io.                      
Lui mi sorride.                                         "Qualche giorno fa mi avevano comunicato che volevano trasferire tuo padre in un altro carcere, probabilmente a Point Quentin"           "Non lo sapevo..." dico io un po' stupita   "Non ti ho detto niente perché non era ancora sicura la cosa..." si difende mia mamma abbassando  lo sguardo           "Tranquilla, non sono arrabbiata"
"Oggi mi hanno informata del fatto che tuo padre è riuscito ad evadere. Non sanno come, ma l'ha fatto. Sicuramente è stato aiutato da qualcuno al di fuori della struttura. Lo stanno cercando da quasi due ore oramai. Visto che non può essere andato molto lontano, vorrei che restassi in casa per qualche giorno, così da evitare che ti trovi per strada e che gli venga mente di fare chissà cosa..." dice la donna davanti a me, lasciando in sospeso l'ultima frase.       Io e Fede siamo esterrefatti. 
"Mamma per te cosa ha intenzione di fare?" le domando io un po'  sconcertata
"Sicuramente ora tenterà di scappare da qui, ma non siamo sicuri di dove potrebbe andare realmente"
Dopo un lungo sospiro, mia madre riprende a parlare.
"Lo psicologo del carcere che l'ha assistito, ha dichiarato che aveva detto molte volte di voler farsi perdonare da te e che gli mancavi tanto. Inoltre ha ripetuto per almeno un centinaio di volte che era dispiaciuto di averti trattato in quel modo. Ciò implica il fatto che vuole stare con te ma, da quello che mi hanno detto, non è mentalmente stabile per il momento e non è il caso che tu lo veda"
"Concordo con tua madre, Gemma. Non dovresti farti vedere in città e non dovresti mai stare da sola"
"Ma so badare a me stessa..." controbatto incrociando le braccia al petto.
"...E poi alla fine è pur sempre mio padre!" aggiungo
"Hai ragione, ma ora lui non è in sé. Fino a qualche tempo fa non esitava a picchiarti ed era anche, più o meno, sano di mente. Come fai a fidarti di lui ora che si trova in questo stato di squilibrio mentale?" mi domanda Federico.
In effetti ora è giunto il momento di fare i conti con la realtà. Lui non è più stabile mentalmente a causa di quello che ha dovuto affrontare e se mi dovesse trovare da sola, probabilmente mi farebbe fare una brutta fine.
"D'accordo, allora vorrà dire che fino a quando non lo riprenderanno, cercherò di stare chiusa qui dentro" dico sospirando.
Inizio a mangiare la mia fetta di torta, pensando a tutti gli impegni che avevo preso durante la settimana e che dovrò rimadare.
Spero che lo trovino presto, perchè non ho intenzione di passare più di sette giorni senza nemmeno poter uscire in giardino.
"Una cosa sola...Suo padre sa che se Gemma se non è a scuola è qui. Non ha più le chiavi di casa, è vero, ma non farà molto fatica ad entrare" dice Fede
"L'ho pensato anche io, ma non c'è altra soluzione" interviene mia madre
"Può venire a stare da me" propone lui guardandomi
"Non sarà assolutamente un problema Gemma e poi mia mamma ti adora. Inoltre abbiamo due guardie sui lati principali della casa. Così sarai protetta giorno e notte" continua lui
"Va bene.  Meglio che stare qui da sola con la sensazione di paura perenne"
Federico sorride soddisfatto e vedo mia mamma che inizia a rilassarsi un po' di più.
"Verrai da me oggi stesso" decide Fede.
Annuisco.
Dopo poco saliamo in camera mia e io prendo la valigia per preparare gli indumenti da portare per la trasferta. Porto via solo lo stretto indispensabile.
"Certo che non posso mai stare tranquilla" sospiro mentre infilo delle magliette nel trolley
"Guarda il lato positivo: passeremo molto tempo insieme. Non pensare che io ti lascerò a casa da sola. Se tu non vai a scuola, non vado nemmeno io"
Cerco di potestare, ma invano.
"Comunque sei troppo buona a mio avviso" sussurra lui, forse pensando che io non lo senta
"Perchè dici così?" gli domando
"Intendevo dire che io, al posto tuo, non avrei mai reagito come te. Molto probabilmente l'avrei fatto fuori ancora prima che potesse andare in galera"
Alzo le spalle.
Dopo cena, io e Fede salutiamo mia mamma e poi ci dirigiamo velocemente a casa di Federico.
Quando i suoi genitori mi vedono varcare la soglia, mi salutano calorosamente.
"Ciao Gemma" dicono in coro loro due.
Li saluto.
"Non essere triste" esclama tutto ad un tratto Morena quando vede il mio viso
"Siamo la tua seconda famiglia. Prendila come una piccola vacanza"
Mi abbraccia. In questo momento sento tutto il calore di cui ho bisogno.
Sinceramente mi sento anche io un po' in carcere, nonostante sia a casa del mio ragazzo con persone che mi vogliono bene.
"Supereremo anche questa, non ti preoccupare" mi dice Mirko.
Gli sorrido, cercando di non far trasparire la mia tristezza.
"Ti accompagno nella tua camera" mi dice Federico prendendo la mia valigia e facendomi cenno di salire le scale.
Lo seguo.
"Questa è la stanza ma tranquilla non ci starai molto" ironizza lui.
Gli tiro uno schiaffo sul braccio e scuoto la testa. 
Entro nella camera e rimango stupita. E' molto spaziosa e accogliente. Ha un letto matrimoniale con delle graziose lenzuola e un cuscino morbidissimo. Il comodino, posto vicino a pochi centimetri dal letto, mi ricorda molto quello che ho a casa mia. C'è anche una grande finestra che si affaccia sul giardino. 
Inizio a disfare la valigia e a mettere quei pochi vestiti che ho portato nell'armadio gigantesco. 
"Come ti senti?" mi domanda Fede
"Hai bisogno di qualcosa?" continua lui chiudendo la porta 
"Tranquillo, sto bene. Alla fine una settimana passerà velocemente no? Sono solo in pensiero per mia mamma. Lei è lì da sola"
"Si, ma non le accadrà niente. Sa badare a se stessa e poi anche lei starà rintanata in casa per un po'..." 
Il cellulare vibra per via dell'arrivo di un messaggio. 
"Federico è mio padre!" esclamo lanciando il mio telefono a testa in giù sul materasso e coprendomi la faccia con le mani.
Fede afferra il telefono e legge ad alta voce :"Ti sto venendo a cercare. So che non sei a casa tua, per cui non sprecherò tempo a cercarti lì. Abbiamo molte cose in sospeso..."
Per un attimo nessuno dei due parla. 
"Ok... Facciamo finta di niente, ignoriamo la cosa" propongo istintivamente.
Sono molto imbarazzata e alquanto preoccupata. 
"Io lo faccio leggere ai miei genitori" interviene Fede.
Prima che io possa realizzare la cosa, lui inizia a correre fuori dalla camera e a scendere giù per le scale sempre più velocemente. 
Io mi butto a peso morto sul letto.
"Ma non posso avere una vita normale? Una famiglia normale?" penso tra me e me.
Mentre rifletto su quanto la mia esistenza sia complicata, mi addormento, senza nemmeno infilarmi il pigiama.

La luce del sole mi risveglia. Mi guardo intorno. Per un momento rimango spaesata. Mi strofino gli occhi e cerco di uscire definitivamente dal mondo dei sogni. 
Mi alzo dal comodo letto e, dopo essermi messa le ciabatte, mi dirigo verso la camera di Federico. Vedo che la porta è socchiusa. Busso ugualmente. 
"Entra pure Gemma" dice il mio ragazzo da dentro la stanza.
Fede è ancora sdraiato nel letto. Indossa solo i pantaloni del pigiama.
Per un secondo rimango a fissare le sue braccia ricoperte quasi interamente da tatuaggi.
Un giorno mi piacerebbe sapere il significato che si cela dietro ad ogni disegno.
"Buongiorno" rispondo
"Ben svegliata dormigliona" 
Sorrido.
Adoro quando mi chiama con dei soprannomi. Mi ricorda quando mio padre, per farmi ridere, mi denominava con dei nomignoli. Rimpiango quei tempi...
"Il programma di oggi prevede una colazione abbondante, una maratona di film e per finire ci sarà una sorpresina" mi avvisa lui
"Perfetto" rispondo ancora un po'  assonnata, ma incuriosita dalla sorpresa.
Fede si infila la sua maglietta e poi mi accompagna in cucina a fare colazione. Sua mamma ci ha preparato un sacco di cose buonissime. Penso di non aver mai visto tante prelibatezze in un unico tavolo solo per una colazione.
Ci saranno almeno tre torte diverse, tanti pasticcini coloratissimi, fette biscottate, nutella, marmellata e anche degli yogurt.
Federico apre il forno e sforna una pila di pancake ancora caldi.
Ci sediamo al tavolo e ci abbuffiamo.
"Ieri sera cosa hanno detto i tuoi genitori del messaggio? Mi sono addormentata appena sei sceso" dico sorseggiando un po' di latte caldo
"Hanno avvisato la polizia e stamattina hanno chiamato altre due guardie per controllare il perimetro" mi spiega lui
"Mi dispiace un sacco di avervi messo in questa brutta situazione"
"Non dirlo più, ti prego. Siamo felici di poterti aiutare e non ti lasceremmo mai da sola in un momento del genere, specialmente io"
È proprio in questi momenti che mi accorgo di quanto Fede sia cambiato. Appena arrivata a New York era il classico ragazzo cattivo, che si ubriacava tutte le sere, non andava quasi mai a scuola e ogni giorno non perdeva occasione per prendersi gioco delle persone, me compresa.
Ora è esattamente l'opposto. Ha ripreso a frequentare regolarmente le lezioni, non partecipa più tutti i giorni a dei party, torna a casa sobrio, ma soprattutto è dolce.
Si, Federico Rosso ha imparato ad essere anche un ragazzo affettuoso!
Terminiamo di mangiare e poi ci sdraiamo sul divano e iniziamo a guardare il nostro film, Infinity Love.

Infinity Love [COMPLETATA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora