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Mi sveglio e mi preparo per andare a scuola. Non ho voglia di fare niente. Non voglio rivedere Federico e nemmeno mio padre. Scendo di corsa le scale e riesco ad evitare i miei genitori.
Scrivo un messaggio a Fede:"Ti prego non dir niente di quello che è successo".
Dopo dieci minuti mi arriva la sua risposta:"Ci vediamo prima delle lezioni nel giardino dietro la scuola"
Questa notte ha piovuto e per cui devo schivare le pozzanghere lungo il tragitto per arrivare a scuola.
Arrivata davanti all'ingresso del cortile vedo Federico, in piedi, vicino ad un albero. Mi avvicino.
"Ehi" lo saluto arrossendo
"Ciao, com'è andata ieri sera?" mi chiede
"Bene..." dico mentendo
"Vedendo la tua faccia non sembra"
Mi fa cenno di seguirlo e ci sediamo su una panchina.
"Forza racconta" mi dice guardandomi con i suoi bellissimi occhi

Ma ti senti? Non ti fidare di lui... Tuo padre ha ragione!
Ma mica dovevo fidarmi di piú delle persone?
Si, ma non di lui

Faccio un lungo respiro, ma non riesco a dire niente. Forse mio padre ha ragione, o forse no...
Fede mi guarda e aspetta che io inizi a parlare, ma non lo faccio. Abbasso solo lo sguardo.
"Stasera c'è una festa dell'Istituto. Vieni?" dice cambiando argomento. Spero non si sia offeso, ma per ora non voglio fidarmi troppo.
"Non penso. Con mio padre... "
"Dì che Christy ti ha chiesto di andare a cenare a casa sua e che sarai a casa per mezzanotte"
Continua a fissarmi. Mi sta chiedendo di andare alla festa con lui? O è uno dei suoi stupidi giochetti?
"Ok... Si può fare... " rispondo poco convinta
"Allora ci troviamo davanti a casa tua alle otto. Va bene?"
"Si" dico imbarazzata.
Ci alziamo dalla panchina.
"Forza! Andiamo a quella stupida lezione di storia" mi dice ridendo e io mi aggrego alla sua risata.
Quando ci troviamo davanti alla mia aula, quella di storia, lui mi guarda e mi dice:"Dovresti trovare un abito che sia all'altezza di quello della cena" Dopodiché si volta e se ne va. Entro in aula che sono un pò sconvolta.
"Ciao Gemma!" mi saluta Christy
"Ciao" dico ancora perplessa
"Stasera vieni alla festa? Cameron mi ha invitata... "
"Wow! Sono felice per te!" dico sorridendole "Comunque penso di venire stasera..."
"Ma vieni da sola? Se vieni da sola dico a Cameron che non vado con lui e sto con te"
"No, tranquilla. Fede mi ha appena chiesto di andarci con lui" dico spostando lo sguardo verso la porta
"E ci andrai vero?" mi chiede con il sorriso a trentadue denti
"Teoricamente si... "
"Sai, non so se sia una coincidenza ma da quando ti ha conosciuta frequenta tutte le lezioni"
"Sarà sicuramente una coincidenza"
Christy mi fa cenno di sedermi al banco vicino al suo. La lezione di storia inizia e io non riesco a non pensare a stasera.
Passo tutta l'ora a fantasticare sull'abito che dovrò mettermi. Dopo altre due pallose ore, mi dirigo verso l'aula di letteratura. Mi siedo nella seconda fila e aspetto che entri il prof. Nella classe ci sono altre dieci persone, ma nessuno fa a caso a me. La campanella suona e il prof entra.
"Buongiorno! Prendete il libro a pagina ventidue" esclama.
Poi chiede a Charlotte, una ragazza alta, con gli occhi castani e i capelli ricci biondi, di leggere. Ripenso a quello che mi aveva detto Christy riguardo al fatto che Fede non salta più le lezioni, ma penso che si sia sbagliata, visto che non è ancora arrivato. Guardo l'orologio. Mancano venti minuti al termine delle lezioni.
Sentiamo bussare alla porta e Fede entra nell'aula. Si avvicina al mio banco e dice alla ragazza che è seduta vicino a me di alzarsi. Lei ubbidisce intimorita dal suo sguardo.
"Signor Rossi lo sa vero che se continua a comportarsi cosí verrà bocciato?"
Lui si butta letteralmente sulla sedia vicino alla mia e le risponde tranquillamente:"Faccia pure come vuole. È già tanto che sia venuto alla sua lezione!"
Gli tiro una gomitata per fargli capire di smettere, ma lui mi ignora. Così inizia una litigata tra Federico e il prof. Io sono sbalordita. Se non la smetterà verrà seriamente sospeso, se non espulso. Durante il litigio, Fede si è avvicinato alla cattedra, per cui non è più accanto a me. Mi alzo in piedi, lo raggiungo e gli dico:"Se non la smetti stasera non vengo al ballo con te!" Tutti si zittiscono e, sia io che Fede, torniamo al posto. Tutti sono sconvolti dalla mia frase,ma la lezione prosegue. Per tutto il tempo non riesco a guardare nessuno in faccia. Mi sento gli occhi di tutti puntati addosso e non è una bella sensazione. In questi giorni sono stata fin troppo al centro dell'attenzione e la cosa non è molto piacevole.
Finita quest'ultima ora, mi avvio al mio armadietto e prendo lo zaino. Varcato il portone, mi sento chiamare. È Fede.
"Cosa c'è?" gli chiedo un pò scocciata
"Sei incazzata?"
"Non è che sono arrabbiata, ma non puoi comportarti così. Se non ti avessi fermato saresti stato sospeso"
"E allora ti importa di me?" mi chiede con il suo solito sorriso pervertito
"Non ho detto questo" dico sorridendo
"Ma l'hai dimostrato"
Sto zitta e per un pò di tempo, che sembra un'infinità, nessuno dei due fiata. Poi Fede interrompe il silenzio:"Hai già deciso come vestirti?"
"Penso che andrò a comprare qualcosa in centro" gli rispondo senza guardarlo
"Ti accompagno io"
"No"
"Non era una domanda" mi dice con aria strafottente.
"Scrivimi un messaggio quando vuoi uscire" mi dice una volta arrivati davanti a casa mia.
"Contaci" gli rispondo e lo saluto semplicemente.
Arrivo davanti alla porta di casa, la apro e vado dritta in cucina a prepararmi un piatto di pasta. Mia mamma mi ha lasciato il ragù.
Mentre faccio cuocere i fusilli la chiamo.
Risponde al secondo squillo.
"Ciao mamma. Posso andare a cenare a casa di Christy per le otto?"
"Siete solo voi due?"
Mi sento un po' in colpa a mentirle.
"Si siamo solo io e lei"
"Allora puoi andare. Ricordati la carta prepagata, se uscite a fare shopping"
"Ok" la saluto e chiudo la telefonata. Mia madre è in cerca di un nuovo lavoro, ma è ancora in buoni rapporti con i Rossi, anche se mio padre non approva. Finito di mangiare, salgo in camera mia, ma non faccio in tempo a mettere il piede sul primo gradino che sento suonare il campanello. Sbuffo e vado ad aprire. Sarà mio padre, si sarà dimenticato il pranzo.
Apro la porta e mi trovo davanti Fede.
"Cosa ci fai qui?" gli chiedo
"Non volevo correre il rischio di passare il pomeriggio da solo... "
Lo guardo male, ma lo faccio entrare in casa.
"Sei pronta?" mi chiede osservando una foto incorniciata dei miei.
In quella foto mia mamma era sorridente, mentre mio padre sembrava spensierato. Saranno secoli che non li vedo più così felici.
"Vado a prendere il parka e arrivo"
Salgo le scale. Sono un pò nervosa, insomma io...lui...noi... da soli.
Immersa nei miei pensieri decido di mettermi un filo di mascara e poi affero di corsa il giubbotto.
Arrivo al piano di sotto e trovo Fede intento ad osservare un mio vecchio disegno che mia madre ha messo sulla parete vicino alla televisione.
Vedendomi arrivare si gira e mi chiede:"Chi ha fatto questo disegno?"
"Io perché?"
"Non sapevo fossi un'artista. Pronta per andare?"
"Si"
Usciamo di casa e chiudo a chiave la porta. Ci dirigiamo verso il centro di New York. Fede mi indica un paio di negozi, ma io li boccio praticamente tutti. Già dalle vetrine si capisce che non hanno gli abiti che piacciono a me.
Ormai abbiamo girato quasi tutti i negozi nel raggio di due chilometri, fino a quando vedo un piccolo negozio che mi sembra carino.
"Proviamo a entrare in quello laggiù" dico a Fede.
Lui mi prende per mano e io arrossisco. Entriamo nel negozio e vedo subito un vestito nero. Lo prendo e ci abbino un paio di scarpe nere con applicate delle borchie. Fede mi guarda e sta zitto. Mi mette a disagio quando non parla. Lo seguo mentre cerchiamo i camerini. Mi apre la tendina.
"Grazie" gli dico sorridendogli.
Il vestito mi arriva appena sotto il ginocchio. Mi infilo le scarpe ed esco dal camerino
"Cosa ne pensi?" gli chiedo
"È bello ma è troppo lungo... Vedi?" si avvicina e mi alza il vestito appena sotto le cosce.
Quando mi sfiora un brivido mi percorre tutta la schiena. Spero non se ne sia accorto.
"Te lo trovo io un vestito" dice sorridendomi e poi sparisce.
Mi scappa un sorriso. Quando torna ha in mano un vestito nero, corto e scollato. "Tieni provalo"
"È corto... "
"Fidati provalo"
Entro nel camerino e provo l'abito. È splendido, ma lascia scoperto troppo.
"Cavolo!" dice Fede quando apro la tendina.
Poi si ricompone.
"Mettiti le scarpe di prima" mi dice.
Si avvicina e io mi appoggio a lui per mettere i tacchi.
"Cosa ne pensi?"mi chiede
"Troppo corto" dico tirando un pò più giù il vestito
"Ma è perfetto! Ti prego prendilo" mi dice appoggiando una mano sulla mia schiena praticamente nuda.
"Ok, Ok. Lo prendo"
Entro di nuovo nel camerino e mi rimetto i miei jeans e la mia felpa. Penso a quello che direbbe mio padre. Fino a un mese fa non avrei mai immaginato di indossare un vestito così.
Usciamo dal negozio con i miei nuovi acquisti.
"Tu come ti vestirai?" gli chiedo mentre torniamo a casa mia
"Non te lo dico" mi risponde ridendo
"Eh ma cosí non vale" gli dico e lui mi fa la linguaccia
"Ti odio"
"Ma se non riesci a starmi lontano"
Ormai siamo davanti al cancello di casa mia, ma prima di andarsene, per lasciarmi preparare, mi dice:"Guarda che mi sono accorto che quando ti tocco ti si ferma il cuore" e poi se ne va.
Io rimango rimbambita per parecchi minuti, ma poi decido di entrare in casa. Guardo il telefono e trovo una chiamata persa da parte di mia mamma, cosí la richiamo
"Ciao mamma"
"Ciao. Oggi torno alle nove e papà resta al lavoro fino a tardi"
"Ok, ma dove sei?"
"Sono in un ufficio a due isolati da casa nostra. Sto cercando un nuovo posto di lavoro"
"Va bene a domani"
"Non fare tardi"
"Ok, ok"
Chiudo la telefonata e vado in bagno a truccarmi e a sistemarmi. Opto per un trucco leggero, mi metto solo un pò di mascara e un rossetto rosso scuro. Mi infilo il vestito e mi guardo allo specchio. Un anno fa non avrei mai comprato questo abito. Detesto il mio corpo e questo vestito lascia poco spazio all'immaginazione. Sul davanti è semplice, ma dietro, ha uno scollo profondo. Tanto. Mi metto i tacchi, prendo il giubbotto di pelle e ci infilo dentro il telefono. Guardo l'ora. Sono le otto. Ora Fede passerà a prendermi. Chissà cosa succederà...

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