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"Gemma!"
Sento una mano che mi scuote il braccio piano piano.
Apro gli occhi di colpo. Sono sudata e il cuore mi batte fortissimo.
"Hai fatto un incubo" mi informa Federico.
Fisso il vuoto e lui mi stringe la mano.
"Ho sognato mio papà..." riesco a dire tra un sospiro e un altro.
Lui mi abbraccia.
"Ho un bisogno disperato di salutarlo per l'ultima volta. Per me è importante potergli dire addio, nonostante tutto. Non si meritava una fine del genere..."
"Però ha scelto lui di terminare la sua vita così" afferma Fede
"Non mi importa. Non doveva farlo. Non pensavo che l'avrei mai detto, ma mi mancherà un po'. Vorrei poterlo vedere ancora un'ultima volta, ma ciò non è possibile"
"Quindi vuoi proprio andare al suo funerale?" mi domanda
"Si. Voglio poterlo salutare, ricordarlo e desidero stare vicino a mia madre in questo momento. Non è tanto facile neanche per lei"
"Capisco"
"Tu verrai vero?" gli chiedo
"Non ti lascerò mai sola, specialmente in questa occasione"
Appoggio la mia testa sul suo petto. Sentire il battito del suo cuore mi rilassa.
"Lo hai perdonato?" mi chiede facendomi i grattini sul braccio sinistro
"Quello no, però mi sento male al pensiero di lui che si trafigge lo stomaco"
"So che è difficile, ma cerca di non pensarci troppo. Sai che io ci sarò sempre e che puoi contare su di me per qualsiasi cosa"
Gli do un bacio a stampo sulle sue labbra.
Guardo l'orologio. Sono le nove e dieci.
Rimaniamo nel letto per una mezz'oretta ancora. Fede mi riempe di coccole e cerca di calmarmi, sussurrandomi parole dolci e promettendomi che non mi lascerà sola.
"Mia mamma ha invitato la tua a pranzo da noi" mi informa Fede mentre mi da dei baci lungo il collo.
Mi viene la pelle d'oca.
"Dobbiamo prepararci allora" dico alzandomi dal letto.
Lui mi imita.
Prendiamo i nostri vestiti e ci dirigiamo in bagno.
Faccio scorrere l'acqua della doccia fino a quando non raggiunge la giusta temperatura e poi lasciamo che essa scivoli dolcemente sui nostri corpi.
Ci lasciamo andare a un momento di intimità e poi ci avvolgiamo negli asciugamani.
Decido di permettere a Federico di asciugarmi i capelli. Mi siedo sul bordo della vasca e fisso il mio riflesso nello specchio.
Sprofondo nei miei pensieri e ci rimango fino a quando Fede non finisce il suo compito.
"Devi ammettere che sono stato proprio bravo" dice lui modestamente.
In effetti si è impegnato molto e il risultato è ottimo.
"Si, sei stato molto abile" gli rispondo facendogli una linguaccia.
Lui sorride.
Ci rivestiamo.
"Arrivo subito. Tu inzia pure a scendere" mi dice Fede.
Annuisco.
Appena raggiungo la cucina, prendo un piattino, lo riempio di prelibatezze e poi vado in giardino. Mi siedo a bordo piscina e metto i piedi nell'acqua.
Il sole splende e ci sono pochissime nuvolette bianche che decorano il cielo.
Fin da piccola mi è sempre piaciuto immergermi nella natura. Quando non mi ero ancora trasferita qui, nella vecchia casa avevo un giardino enorme. Mio papà aveva piantato tanti meli, due ciliegi e molte magnolie. Dei pini imponenti dominavano il cortile. Mi ricordo che, con mio nonno e mio papà, giocavo ai pirati. Le pigne che trovavamo erano il nostro tesoro. So per certo che il papà di mia mamma ha ancora un cestino in cantina che contiene il nostro ultimo bottino.
La malinconia prende il sopravvento e una lacrima mi scende sul viso. Fortunatamente riesco ad asciugarla prima che Fede si sieda vicino a me.
Mi porge un bicchiere di succo di frutta senza parlare. Ne bevo un piccolo sorso. Lui intreccia la sua mano alla mia e si avvicina.
Faccio un respiro profondo e appoggio la mia testa sulla sua spalla. Lui mi bacia dolcemente il collo. Immediatamente mi ritorna la pelle d'oca. Piano piano inizio a rilassarmi e ogni mio pensiero negativo sembra sparire.
"Dobbiamo andare. Tua mamma è arrivata" dice Federico proprio quando incomincio a rassenerarmi.
Lo guardo negli occhi e un timido sorriso compare sul mio viso.
Mi alzo dal bordo piscina ed entro in casa.
Corro ad abbracciare mia madre. Appena la guardo in faccia capisco che deve aver pianto molto. Ha gli occhi gonfi e spenti.
Raggiungiamo gli altri a tavola e tra una cucchiaiata di riso freddo e un'altra, arriviamo ad affrontare l'argomento doloroso.
"I funerali si svolgeranno domani alle due e mezza nella chiesa principale" sospira mia mamma
"Noi ovviamente ci saremo" dice Morena accarezzando la mano della sua amica.
"Dopo mangiato ti porto in un posto, così ti tiro su il morale" mi sussurra Fede all'orecchio
"Ora sono curiosa" esclamo
"Tranquilla. Fidati di me. Almeno ti distrarrai un po'"
"Va bene. Mi fido di te" dico mangiando l'ultimo boccone di risotto.
Dopo pranzo Federico mi prende per mano e mi porta al piano di sopra.
"Ti serve un asciugamano, delle infradito e un costume" mi informa lui.
Lo guardo storto ma, visto che ho deciso di fidarmi, apro l'armadio e prendo l'occorrente.
Metto tutto in una borsa capiente e afferro i miei occhiali da sole.
"Sono pronta" esclamo dal fondo del corridoio.
Fede mi raggiunge e, dopo aver salutato tutti, saliamo in macchina.
"Ora mi dici dove stiamo andando?" domando incuriosita
"Presto lo scoprirai" mi risponde lui col sorriso da furbetto.
Alzo gli occhi al cielo.
Dopo qualche altro chilometro Federico ferma l'auto davanti a un enorme hotel. È bellissimo e sembra davvero molto lussuoso. Il mio intuito non sbaglia. Appena varchiamo la soglia della porta di ingresso veniamo accolti da un lungo tappeto rosso che ricopre interamente il corridoio. Sopra alle nostre teste sorge un lampadario completamente d'oro in tinta con le pareti. Un uomo dalla barba grigia, sulla cinquantina, in giacca e cravatta, si avvicina a noi.
"Buongiorno" esclama quest'ultimo
"Anche a lei" dico sorridendo
"Avete prenotato?" domanda lui mentre consulta il registro di prenotazione
"No" risponde Federico
"Mi dispiace ma siamo al completo" ci informa l'uomo
"Sono il figlio di Mirko Rossi, secondo me un posto per me lo trovate" dice Fede appoggiando il gomito al bancone vicino alla postazione del dipendente
"Questo cambia completamente le cose. Mi scusi per il disguido. Le prepariamo immediatamente una stanza" esordisce l'uomo imbarazzato.
Io abbasso la testa e faccio finta di guardare da un'altra parte.
Il mio ragazzo mi riprende per mano e mi guida tra le varie sale del palazzo. Dei quadri imponenti con delle cornici bianche decorano i muri e molte poltrone di velluto rosso abbelliscono le stanze.
Io osservo i lussuosi salotti.
"Ecco la vostra camera" dice il signore barbuto che ci ha fatto da guida.
Lo ringraziamo e lui ci consegna la chiave.
Federico apre la porta e io rimango estasiata. Di fronte a noi c'è un idromassaggio abbastanza grande e vicino ad esso noto un ripiano in legno che sorregge delle salviette bianche. Sul bordo della vasca ci sono due bicchieri di vino contenenti, probabilmente, champagne.
Dopo due minuti qualcuno bussa alla nostra porta.
Fede la apre e sulla soglia compare un cameriere vestito con la divisa uguale a quella del signore che ci ha accolto all'ingresso. Davanti a lui ha un carrello che posiziona vicino alla vasca. Dopo averci salutato esce dalla stanza. Federico mette il cartellino con scritto "Non disturbare" sulla maniglia della porta e poi si mette il costume. Anche io faccio lo stesso.
"Ti sta benissimo" mi dice lui dopo avermi osservata.
Sorrido. In realtà è uno dei primi che ho trovato nel cassetto. È semplicissimo. Il reggiseno è una fascia a righe bianche e nere, mentre lo slip è tutto nero. Federico ha un boxer blu con delle ancore bianche. Gli dona molto.
Entriamo nella vasca e faccio partire l'idromassaggio. L'acqua inizia a fare delle bolle che cadono sui nostri corpi e ci massaggiano dolcemente la schiena.
"È tutto magnifico" dico sorseggiando un pochino di champagne
"Tu sei magnifica" mi risponde Federico avvicinandosi.
Mi prende per i fianchi.
"Ti amo tanto" gli dico
"Anche io"
Inizio a rilassarmi e piano piano la tensione diminuisce. Fede aveva ragione: ho bisogno di calmarmi e di dedicare un po' di tempo a me stessa.
Alziamo le cloche che ci ha portato il cameriere. Ci sono tantissime tartar, molte pizzette, delle brioches salate, dei piccoli panini farciti con del prosciutto crudo e della maionese e due ciotole di patatine con della salsa piccante. Sotto al carrello d'argento c'è una bottiglia di spumante ancora chiusa. Ci gustiamo lentamente le prelibatezze che ci sono state offerte.
"Sono buonissime" esclamo io dopo aver addentato una brioche.
Fede annuisce e mi allunga una tartar.
"Assaggiala. È fenomenale" mi dice.
In effetti ha proprio ragione.
Onestamente molte volte sono passata davanti a questo hotel col pullman e ogni volta mi immaginavo che cosa nascondesse al suo interno. Non pensavo ci fossero anche delle camere adibite solo alle spa.
"Dopo ti porto a fare un giro. Devi assolutamente vedere il salone principale, anche se so che ti piacerà molto di più la biblioteca privata" mi dice Federico.
Lui sa perfettamente quanto io amo leggere.
"Mi piace come idea" rispondo emozionata.
Tra una coccola e un'altra ci accorgiamo che sono quasi le cinque e decidiamo di uscire dall'acqua e di avvolgerci negli accappatoi.
Ci sediamo per qualche minuto sui gradini della vasca. Giusto il tempo di asciugarci e poi ci rivestiamo.
Lasciamo la porta aperta e svoltiamo a destra.
Intreccio la mia mano a quella di Fede, come sono solita fare.
"Questo hotel è il posto dove vengono tutte le coppie di fidanzati dell'alta società" dice lui ridacchiando
"Mio papà ha portato qui mia mamma dopo il loro primo anno insieme e io ho voluto fare la stessa cosa con te" aggiunge lui arrossendo
"Allora in fondo in fondo sei un romanticone" commento io
"Non dirlo mai più ad alta voce" mi risponde con le lacrime agli occhi causate dalle risate.
Mi prende in braccio come se fossi una principessa e inizia a farmi il solletico. Se c'è una cosa a cui non so proprio resistere è questa. Inizio a ridere a crepapelle e ad agitare le gambe velocemente.
"Smettila Fede" lo imploro appoggiando la testa fra il suo collo e la sua spalla.
Lui mi accontenta e mi fa sedere su una piccola poltrona. Solo ora mi accorgo. Abbiamo attraversato tutto l'hotel e siamo arrivati in una sala molto moderna. Al centro di questa stanza ci molte sedie e un sacco di tavoli allestiti con delle tovaglie lunghe bianche. Una pista da ballo occupa tre quarti del luogo e c'è un palco enorme con un microfono e due casse.
"È stupenda" dico incredula.
Lui mi sorride.
"Ora seguimi. Ti porto nel tuo regno".
Faccio come mi dice e in men che non si dica arriviamo davanti a una porta dorata. La apro.
"Wow" è l'unica cosa che riesco a dire.
Un centinaio di scaffali sorreggono dei libri che sembrano molto antichi.
Mi sembra un luogo incantato.
Con un dito inizio a sfiorare le copertine dei volumi.
"Adoro questo posto" sospiro
"Ne ero certo" mi risponde lui stampandomi un bacio sulle labbra.
Rimaniamo ancora per un po' nell'hotel e poi decidiamo di tornare a casa.

Mi guardo allo specchio e osservo la mia immagine riflessa. Sto per andare al funerale del mio defunto padre. Mi sistemo accuratamente il tubino nero che scivola lungo il mio corpo. Prendo una collana abbastanza lunga, d'argento, con un ciondolo a forma di cuore e la metto al mio collo. Per finire indosso delle decoltè nere. Restando sempre davanti alla superficie riflettente faccio un respiro profondo e cerco di concentrarmi su me stessa e sulle emozioni che sto provando. In questo momento sto vivendo un dissidio interiore: da una parte vorrei solo lasciarmi andare alla disperazione perché mi sento in colpa per ciò che è accaduto, ma dall'altra sono sollevata per il semplice fatto che non dovrò più provare paura e terrore nel vedere mio padre che viene verso di me e mi picchia. L'immagine di quell'uomo che, appena entra in camera mia, si toglie la cravatta, si arrotola le maniche della sua camicia bianca e mi guarda con aria di sfida, mi ritorna chiara alla mente. Al solo pensiero un brivido mi percorre la schiena e, istintivamente, mi tocco il polso destro. Mi ricordo esattamente il giorno in cui me lo aveva rotto. Sono passati due anni, ma è come se fosse successo ieri. Mi aveva chiusa a chiave in camera e poi mi aveva spinta contro il mobile dove prima tenevo i miei libri preferiti. Nel cadere avevo appoggiato male la mano e mi ero rotta il polso. Non aveva fatto ciò per un motivo preciso, ma solo perchè era stata una giornata no per lui.
"Gemma sei pronta?"
La voce agitata di mia mamma mi riporta alla realtà.
"Si, scendo subito" le rispondo afferrando il mio telefono.
Scrivo a Federico per dirgli che noi stiamo uscendo di casa e che lo aspetterò davanti alla chiesa. Raggiungo mia mamma e insieme ci avviamo alla piazza dove si terrà il funerale. Noto che mia madre è abbastanza rigida, sembra pietrificata. Piano piano iniziano ad arrivare dalle persone. Molte sono vecchie amiche di mia mamma, alcune sono conoscenze di mio padre e altre sono i pochi parenti che ci sono rimasti accanto durante questa disavventura.
"Ciao Gemma. Come sei cresciuta! Da quando vi siete trasferiti non ci siamo più viste. Sei sempre più bella!" esclama mia nonna materna appena mi vede.
Le sorrido e l'abbraccio.
È bello ricevere un pò di calore e sostegno da parte di mia nonna Hanna. Io e lei siamo sempre state molto legate ma, per colpa del trasloco, abbiamo perso un po' il nostro legame.
"Voglio conoscere Federico" dichiara lei ridendo.
Solo ora mi accorgo che lui non si è ancora fatto vivo, ma non mi preoccupa tanto questa cosa, dal momento che non ci sono nemmeno i suoi genitori.
"Per quanto riguarda te, io e tuo padre ti avevamo detto che non era l'uomo giusto ma hai la testa dura cara mia" continua mia nonna rivolgendosi a mia madre.
Dopodichè entra in chiesa.

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