Capitolo otto

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Erano i primi albori della mattina quando il sole -se c'era- sgranchiva le gambe e languiva sulla città, sprizzando i raggi timidi attraverso la foschia che ammantava la notte.

Lauren era scalza, una maglietta troppo corta che le copriva a malapena i fianchi, pantaloncini di flanella che ondeggiavano sulle cosce senza stringerle, perché due taglie più grandi rispetto a quella che necessitava Lauren.

Versò il caffè nella tazza e mentre il liquido gorgogliava all'interno della ceramica, Lauren pensò che quella buffa ciotola, se la memoria non la ingannava, gliela aveva regalata proprio Normani. Ebbe la riconferma quando indagando sul lato frontale vide la faccia idiota di topolino. Normani le aveva sempre detto che lei assomigliava a quel topo con le brache rosse e le orecchie lunghe. Questo prima che Lauren diventasse...beh, Lauren.

Trangugiò il caffè ora che era ancora caldo, ma non bollente da scottarsi la lingua. Si era presa un giorno libero, perché non aveva voglia di andare a lavoro e di incappare in Normani. Non era un comportamento infantile attuato per far innervosire l'amica, ma era un comportamento infantile per evitare la ragazza, perché sapeva che avrebbe calcato la mano anche quell'oggi con le sue prediche su cosa fosse giusto fare e su quanto puerile risultasse il suo atteggiamento e bla bla bla...

Nona aveva voglia di sentire altre omelie, voleva solo restare da sola per un giorno e svolgere le normali attività che ripeteva quotidianamente prima che la sua persona venisse infamata e si, in parte, anche calunniata pubblicamente.

Fece una doccia veloce, a dire il vero più che veloce fu istantanea, perché il getto sembrava avere un piccolo difetto e l'acqua non fuoriusciva dagli appositi fori bensì da solo due di questi. Lavarsi fu un'impresa e Lauren non era dotata di preziosa pazienza, quindi si sciacquò giusto l'odore stantio del sudore e lasciò perdere i capelli, impossibilitata a nettarli adeguatamente.

«Pure la doccia si è rotta, cazzo.» Imprecò osservando l'angusta cabina, oscurata da delle tapparelle in legno che seppur sgangherate e fuori asse, almeno non erano antiestetiche come lo sarebbe stato vedere la doccia dalla cucina.

Stabilì di andare al centro commerciale ad acquistare un nuovo getto, di quelli economici che vendevano solo loro, dopo che la mesticheria -governata da un vecchio con la barba incolta e gli occhi più piccoli che Lauren avesse mai visto- aveva chiuso i battenti. Tanto doveva uscire, riuscire ad unire l'utile al dilettevole era un pronostico perfetto.

Si incamminò dopo circa mezz'ora, non prima di aver salutato William che stava sciorinando i panni sugli appositi fili di spago che qualcuno aveva eretto, probabilmente molto tempo prima dato che quando Lauren si era trasferita lì con la sua roulotte aveva dovuto litigare con Yonas -un ragazzo che purtroppo era stato mangiato dalla droga- perché le ruote posteriori non entravano nello spiazzo e lui non ne voleva sapere di spostare di qualche metro il filo per tendere i panni stillanti.

Scosse la testa, sorridendo. Lei e Yonas non erano diventati molto amici, ma nel tempo avevano imparato a conoscerci e avevano scoperto di essere due caratteri molto affini. Per questo non potevano andare d'accordo: per la somiglianza delle loro personalità. "Gli opposti si attraggono, i simili si combattano" Glielo aveva detto qualcuno, ma non ricordava chi.

Inalò un tiro di fumo, riempiendo i polmoni, assuefatti alla "boccata d'ossigeno" di prima mattina. Lo rilasciò andare, colorando l'aria con un soffio fine che poi si ampliava, disperdendosi rapidamente.

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